La Moriggia si prepara per l’apertura estiva. Per la vasca coperta si vedrà a settembre

A tre mesi dalla chiusura, ora l'intenzione è procedere con una "rete di sicurezza" a protezione della vasca. Qualcosa si muove anche sul rinnovo complessivo, intanto la politica litiga (ancora) sulle responsabilità

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A tre mesi dalla chiusura precauzionale della vasca coperta, alla Moriggia si prepara la riapertura per la stagione estiva (confermato il 28 maggio), usando la vasca all’aperto. Mentre ora si apre uno spiraglio anche per una ripresa delle attività al coperto: «Stiamo lavorando per la riapertura a settembre» ha spiegato con ottimismo il presidente di Amsc Roberto Campari.

Come si farà a riaprire? Con la posa della rete di protezione, che impedisca – o meglio: protegga da – eventuali cedimenti dei pannelli della controsoffittatura. Era la soluzione su cui municipio e Amsc avevano pareri contrastanti, ma che ora pare fattibile, dopo che sono stati completati i controlli sul tetto.

I tecnici sentiti durante la supercommissione congiunta (bilancio più lavori pubblici) dicono di «non avere dubbi sull’idoneità della copertura»: «Stiamo parlando di attività di prevenzione: abbiamo avuto qualche avvisaglia di principi di degrado da valutare». In sostanza: qualche cedimento di gesso dal tetto (che poi provoca il cedimento dei pannelli della controsoffitatura) ci potrebbe essere, ma è una eventualità limitata e compatibile, appunto, con un intervento precauzionale “tampone”, come la rete.

Da Amsc arrivano segnali di ottimismo, con quell’ipotesi di riapertura a settembre. Mentre parallelamente si aggiorna anche sul percorso del progetto di rinnovo complessivo della struttura, quello considerato necessario da tutti (già da anni, a dire il vero) e che a questo punto slitterebbe probabilmente più avanti, avendo la possibilità intanto di riaprire la piscina. Campari, un po’ a sorpresa anche per la maggioranza, ha spiegato che ci sono tre soggetti interessati: uno di Milano, uno di Torino e uno di Mantova (quest’ultimo è lo stesso che ha realizzato la nuova piscina di Jerago). «Ufficializzeranno entro il 4 giugno un piano di fattibilità» ha concluso Campari, rinviando appunto a inizio mese prossimo. Nel frattempo, come ha ricordato Rocco Longobardi (Gallarate 9.9), occorrerà un bel po’ di lavoro per ri-fidelizzare la clientela oggi dispersa.

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Fin qui gli aggiornamenti sul futuro. L’altro versante, poi, è quello della “indagine” sulle responsabilità. Qui lo scontro politico è evidente: da un lato il centrodestra di oggi che cerca di cogliere in castagna il centrosinistra di Guenzani, dall’altro il centrosinistra all’opposizione che vuole far emergere quelle che considera le magagne pre-2011.

Così ad esempio Giovanni Pignataro (Pd) ha incalzato con domande specifiche per ottenere dai tecnici una valutazione sull’intervento che nel 2010 portò a posare intonaco ignifugo a base gessosa sulla vasca. È l’intonaco che – impregnatosi di umidità – oggi si sfalda e provoca indirettamente i problemi al controsoffitto: «La resistenza all’umidità non è garantita dal rivestimento in intonaco gessoso, che invece garantisce la resistenza al fuoco» ha in effetti certificato il tecnico che opera per Amsc, che ha anche chiarito che la stessa tecnica (che assorbe umidità) non fu usata invece nella zona degli spogliatoi, dove a rigor di logica il rischio incendio era più elevato che non sopra la vascae.

Quando Edoardo Guenzani (Città è Vita) ha parlato di «una serie di interventi non competenti», il vicesindaco Moreno Carù (Forza Italia) l’ha contestato: «non vedo agli atti documentazione in questo senso». Mentre all’opposto Forza Italia ha ottenuto che i tecnici ricordassero in un passaggio che «c’era un progetto complessivo del 2011» e che «sempre nel 2011 c’era un progetto di risanamento del cemento armato», poi non attuato. Come a dire: anche in era Guenzani si è battuto la fiacca, non è colpa solo dell’era Mucci-Caianiello. Un po’ goffamente Giuseppe De Bernardi Martignoni ha invece cercato di ascrivere all’era Guenzani («tre o quattro anni fa») il primo crollo di pannello della controsoffittatura (che invece avvenne nel giugno 2010).

Ora: appurare le responsabilità, quando si parla di una struttura pubblica, è importante, ma a volte si ha l’impressione che l’indagine diventi solo terreno di scontro. E si rischia di finire in un ginepraio di accuse e contraccuse che alla fine non fa chiarezza, se affidato solo al botta-e-risposta tra forze politiche. Resta il fatto che «quello delle manutenzioni è un tasto dolente generalizzato», come ha notato uno dei tecnici incaricati da Amsc, con sguardo da osservatore “esterno”. Speriamo che, mentre si cercano le origini dei problemi, si ponga altrettanta cura nella soluzione adeguata per il futuro.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 14 Maggio 2018
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