Si costituisce la “testa” di Hydra
Questa mattina uno degli indagati è rientrato in Italia. Lunedì l’udienza di convalida di fronte al Gip
Era l’anello mancante dell’inchiesta della procura della repubblica di Varese che grazie alle investigazioni della guardia di finanza della città giardino mise a nudo un giro di truffe a privati e all’ente previdenziale che, se dimostrato fa ben comprendere il nome scelto per battezzare l’operazione: Hydra.
E lui, varesino, già noto alle cronache e compagno di una delle persone risultata poi indagata era riuscito a mettersi in salvo dall’ondata di arresti che nel marzo scorso aveva interrotto quei giri sospetti attorno ad aziende decotte e in difficoltà che per un niente venivano controllate al fine – è l’accusa – di creare false fatturazioni e posizioni retributive inesistenti con l’obiettivo di ingannare l’Inps, che entro i termini di legge erogava l’assegno di disoccupazione, ma non a due, tre lavoratori: si superano i 100.
Senza contare la contestazione relativa a merce acquistata e mai pagata, anche auto di lusso poi portate all’estero e mai saldate, o a stufe, materiale edile e altro che una volta spedito da ignari venditori, veniva fatto sparire. In una parola: truffa.
E per dare vita a questi giochi di prestigio, oltre a compiacenti esperti di tasse e tributi, c’era proprio il varesino che questa mattina, su consiglio del difensore del foro di Varese, Paolo Bossi, si è costituito alla procura.
«È rientrato spontaneamente in Italia per mettersi a disposizione della giustizia e chiarire la sua posizione», ha spiegato Bossi, che sarà al fianco del suo cliente nell’udienza di convalida dell’arresto fissata per la mattinata di lunedì probabilmente di fronte al Gip Alessandro Chionna, lo stesso che firmò i provvedimenti di custodia cautelare richiesti dalla pm Annalisa Palomba.
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