Accam: non ci sono abbastanza rifiuti “interni” da bruciare. C’è aria di dismissione

In Regione danno l'inceneritore di Borsano per spacciato e ora c'è anche il rischio che la società non venga più considerata in house con conseguente gara nei comuni soci. Si riaddensano le nubi sul futuro

ciminiera

Il destino dell’inceneritore di Borsano è sempre più incerto. Appare sempre più difficile trovare il modo di fare quadrare i conti da parte della società che, proprio recentemente, ha presentato ai Comuni soci le risultanze del tavolo tecnico che doveva verificare se vi sono le condizioni per andare avanti e come.

Dalla commissione di mercoledì sera è emerso che il Comune di Busto Arsizio non ha rinnovato il contratto di conferimento dei rifiuti ad Accam, scaduto il 31 dicembre 2017. Questo mancato rinnovo ha costretto gli uffici comunali ad iscrivere come debito fuori bilancio la cifra che Busto paga ad Accam per lo smaltimento dell’indifferenziato.

L’altro problema emerso dalla commissione è conseguenziale e consiste nel fatto che attualmente Accam non può essere considerata una società “in house” (in base alla legge Madia sulle società partecipate) in quanto i ricavi dai soci di Accam non raggiungono la quota dell’80% , limite necessario per inquadrarla come in house ed evitare la gara per lo smaltimento dei rifiuti.

Il problema è quello che è stato sottolineato molte volte: non ci sono abbastanza rifiuti da bruciare, non tutti i comuni conferiscono in Accam, le tariffe per mantenere in piedi l’inceneritore sono troppo alte (col rischio che in caso di gara Accam perda anche i rifiuti dei comuni soci).

Le domande che sorgono sono molte e cominciano a serpeggiare soprattutto in Regione, come confermato anche ieri dal consigliere della lista Fontana, Giacomo Cosentino, a Busto per presentare l’associazione Orizzonte Ideale: l’inceneritore Accam può andare avanti? Esiste un piano industriale capace di eliminare le perdite? C’è la possibilità che i 27 comuni soci trovino un accordo tra di loro dopo anni di cambiamenti di piani industriali? Quanto costerebbe renderlo efficiente e moderno come altri impianti in regione? Per sopravvivere dovrà bruciare rifiuti da fuori, qualcuno è disposto ad accettarlo?

Di questo passo il futuro si fa sempre meno roseo per l’impianto. L’assessore all’Ambiente Raffaele Cattaneo si è detto possibilista di fronte ad un piano di dismissione con tanto di bonifica del sito. Per i lavoratori (una quarantina attualmente) c’è il tempo di trovare un ricollocamento. Nel frattempo si attende ancora la data di convocazione dell’incontro pubblico per presentare gli scenari societari ai cittadini.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 15 Giugno 2018
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