Le spoglie di Monsignor Carlo Sonzini nella Basilica di San Vittore

Da oggi le spoglie del Servo di Dio sono conservate nella Basilica di San Vittore, dove rimarranno mentre si attende l’esito del processo di canonizzazione

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Nella mattina di venerdì 22 giugno sono stati traslati nella Basilica di San Vittore i resti mortali del Servo di Dio, monsignor Carlo Sonzini, del quale è in corso la causa di canonizzazione.

Per molti anni è stato Canonico in Basilica e ha fondato la Congregazione diocesana delle Ancelle di San Giuseppe. I resti, finora custoditi nella Casa Madre delle Ancelle a Biumo Inferiore a Varese, sono ora collocati presso l’altare di Santa Caterina di fronte a quello della Madonna Addolorata. La traslazione è avvenuta alla presenza di Don Marco Gianola, Delegato Episcopale; di monsignor Luigi Panighetti, prevosto di Varese; di don Riccardo Petroni, postulatore; di suor Antonina Secchi, superiora generale della congregazione delle Ancelle di San Giuseppe Lavoratore e di altre religiose. Essendo in corso il processo di canonizzazione, il tributo e l’omaggio dei devoti sarà necessariamente privato finché la Chiesa non si esprimerà circa la sua esemplarità con l’ufficiale beatificazione.

Nato a Malnate il 24 giugno 1878 (domenica ricorreranno i 140 anni dalla nascita) divenne sacerdote nel 1901. Preghiera e azione furono i segni del ministero di questo sacerdote, tanto amato dai varesini che lo hanno conosciuto. Fu infatti educatore, ma anche giornalista nonché fondatore e direttore del settimanale Luce. Riuscì nel contempo ad essere una guida spirituale e confessore per la comunità dei credenti varesini, e promotore dell’organizzazione sindacale dei lavoratori della terra. Creò un centro di accoglienza, di educazione e di collocamento delle giovani e fondò le Ancelle di san Giuseppe che divennero Congregazione diocesana.

«Ringraziamo il Signore e la diocesi ambrosiana di aver accolto la nostra domanda di portare il nostro Padre Fondatore in Basilica, dove» dice suor Antonina Secchi, superiora generale della congregazione delle Ancelle di San Giuseppe Lavoratore e di altre religiose «per 43 anni ha confessato proprio nel confessionale accanto all’altare dove ora riposa e di fronte all’Addolorata della quale era molto devoto, tanto da dare il suo nome alla tipografia che ha fondato per la stampa del Luce». Secondo suor Antonina, la figura di monsignor Carlo merita il processo di beatificazione «perché si è interessato delle periferie come dice papa Francesco, della promozione umana e cristiana della donna. Varese era diventata provincia in quegli anni e questo portò una grande migrazione, specialmente dal Veneto. Le ragazze che arrivavano erano spesso allo sbando e lui, attraverso il confessionale, è riuscito a comprendere i loro bisogni e problemi e alla luce di questo si è mosso».

«L’opera che egli compì nel suo servizio ministeriale – spiega il postulatore, don Riccardo Petroni – fu estremamente efficace e di una contemporaneità assoluta come l’apostolato della buona stampa. Soprattutto quella stampa che portava avanti i valori cattolici con coraggio e fede nonostante le contraddizioni storiche del tempo. E poi c’è la carità di quelle categorie con maggiore difficoltà che all’epoca erano rappresentate da alcune categorie femminili, donne che si trovavano lontano dalla famiglia, costrette a lavorare e costrette ad un impegno distante dai propri affetti. Custodirne la formazione, l’educazione e l’accoglienza è di straordinaria modernità». Solo in tempi relativamente recenti si sono sottolineati «il valore e l’importanza della donna anche a livello sociale e di cura pastorale. Non perché prima mancassero, ma perché oggi la sensibilità è più evidente. Ecco Carlo Sonzini è stato un precursore di tutto questo».

CENNI BIOGRAFICI SU MONSIGNOR CARLO SONZINI
Fonte: www.ancellevarese.it

Carlo Sonzini nacque a Malnate (Varese) il 24 giugno 1878 da una famiglia benestante. Manifestatasi in lui la vocazione sacerdotale, compì a Milano i primi tre anni di studi ginnasiali presso l’Oratorio San Carlo. Entrò quindi in Seminario a San Pietro Martire, a Seveso, dove terminò il ginnasio, e nel 1894 passò al seminario liceale arcivescovile di Monza. Qui ebbe tra i suoi professori don Luigi Talamoni, straordinaria figura di educatore, attento a promuovere la preparazione culturale dei futuri sacerdoti come risposta al tentativo, in atto in quegli anni, di emarginazione del clero dalla vita civile. Frequentò poi il Seminario Teologico Maggiore di Milano, contemporaneamente prestando servizio come prefetto prima presso il Collegio San Carlo di Milano poi presso il Collegio San Martino di San Pietro Martire. Terminati brillantemente gli studi, fu ordinato sacerdote il 1° giugno 1901 in Duomo a Milano, a 22 anni, dal cardinale Andrea Ferrari. Qui lo vediamo giovanissimo in una fotografia scattata poco prima della sua ordinazione.

Educatore
A partire dall’anno scolastico 1901-1902 don Carlo Sonzini fu assegnato al Collegio arcivescovile di Arona come insegnante di religione e secondo vice-rettore, e fra il 1909 e il 1913 fu insegnante di religione e vice-rettore al seminario ginnasiale di Seveso. Nell’insegnamento si ispirava apertamente al metodo educativo preventivo di Giovanni Bosco, del quale era in corso in quegli anni la causa di beatificazione.

Giornalista
Nell’ottobre 1913 il cardinal Ferrari lo nominò canonico teologo coadiutore a S. Vittore in Varese e nel gennaio 1914 lo invitò a partecipare alle riunioni cittadine per la fondazione di un periodico cattolico. All’inizio del 1914 don Sonzini fu così cofondatore e redattore del settimanale Luce! e nel 1915 ne divenne direttore. Nel 1918, per stampare il giornale, fondò la Tipografia dell’Addolorata. Sarebbe stato alla guida del settimanale per 37 anni, dando ad esso un’impostazione moderna e aperta, illuminata dalla sua alta concezione dei doveri del giornalismo cattolico. La voce coraggiosa del Luce! ha accompagnato infatti le grandi trasformazioni del Novecento (l’ingresso dei cattolici in politica, il passaggio dalla società agricola a quella industriale, il fascismo, la guerra, la resistenza, la ricostruzione) sempre mantenendo un chiaro stile informativo e formativo, coraggioso e rispettoso, ma allo stesso tempo forte e chiaro, in difesa dei principi evangelici, della Chiesa e dei poveri.

Pastore e sindacalista
Oltre all’attività giornalistica, don Sonzini svolse negli stessi anni, con risultati altrettanto eccellenti, anche attività pastorale, occupandosi della formazione del laicato cattolico, e in particolare di quello femminile. Promosse inoltre l’organizzazione sindacale dei lavoratori della terra, creando l’Ufficio del lavoro, e seguì la Lega Femminile del Lavoro per l’assistenza e la difesa delle operaie. Nel 1923 fondò il Comitato Varesino per il Trasporto Ammalati a Lourdes.

Censore e direttore spirituale
Proprio per risolvere i problemi delle giovani che arrivavano in città in cerca di lavoro come domestiche, aprì a sue spese Casa San Giuseppe come centro di accoglienza, di educazione e di collocamento delle giovani stesse, riversando nel progetto l’eredità paterna. Con grande delicatezza e ampiezza di vedute, coinvolse nella gestione della Casa, seguendone l’istruzione, l’educazione e la formazione, alcune di quelle delle giovani, nelle quali aveva già suscitato il desiderio di un percorso vocazionale, e fondò la Pia Unione delle Ancelle di san Giuseppe, il cui regolamento fu approvato dall’Arcivescovo nel 1941. Nel 1951 le Ancelle di san Giuseppe divennero Congregazione diocesana. Grazie alla loro collaborazione, negli anni del fascismo e della seconda Guerra mondiale, don Carlo diede ospitalità a ebrei e rifugiati politici. E non sono ancora tutte qui le attività che l’instancabile sacerdote svolse. Fu infatti anche censore ecclesiastico e direttore spirituale di alcune congregazioni religiose femminili. Così come fu straordinaria guida spirituale e confessore per la comunità dei credenti varesini, sempre numerosi al suo confessionale. Suscitò numerose vocazioni, come quella di monsignor Pasquale Macchi, futuro segretario di papa Paolo VI e vescovo di Loreto. Nell’agosto del 1952 fu colpito da una malattia che lo costrinse ad abbandonare progressivamente tutti i suoi impegni. Assistito e curato dalle sue Ancelle, morì il 5 febbraio 1957 e subito gli fu attribuita fama di Santità.

Una figura sempre viva
Molto amato a Varese, don Sonzini è stato ricordato attraverso una singolare rievocazione nel giugno 2007, in occasione del 50esimo della sua scomparsa, presso la Casa Madre delle Ancelle. La rappresentazione teatrale Un’ora col Monscior, per la regia di Luisa Oneto, ha ripercorso, attraverso un gradevole mosaico di aneddoti, testimonianze e spazi musicali, i momenti più significativi della sua vita al servizio della carità: l’impegno in redazione, dal pulpito, nell’accoglienza alle vittime dell’ingiustizia sociale, della guerra, della dittatura e del razzismo. La straordinaria operosità e umanità di don Sonzini, la sua fervida fantasia, la sua capacità di essere allo stesso tempo mistico (lo vediamo a destra in una foto scattata a sorpresa da don Egidio Tognazzi nel 1946 mentre è assorto in preghiera) e uomo d’azione hanno lasciato di lui un ricordo vivissimo in tutti coloro che lo hanno conosciuto. Con la sua infaticabile, cordiale e operosa disponibilità nei confronti di chiunque, don Sonzini ha saputo testimoniare l’esistenza di un Dio vicino all’uomo, alle sue fatiche e ai suoi bisogni, ha saputo avvicinare tante anime a Dio. E le sue Ancelle ne tengono viva l’opera e la spiritualità.

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Pubblicato il 22 Giugno 2018
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