L’immigrazione italiana in Svizzera tornata a livello degli anni Sessanta
"Il grande ritorno degli italiani" così titolava a tutta pagina l'edizione del 7 giugno del quotidiano "24 Heures" il primo giornale della Svizzera Romanda per tiratura
“Il grande ritorno degli italiani” così titolava a tutta pagina l’edizione del 7 giugno del quotidiano “24 Heures“, il primo giornale della Svizzera Romanda per tiratura. Nell’articolo la giornalista Elisabeth Eckert, dati alla mano, ha evidenziato che nel 2016 in Svizzera sono stati quasi 115.434 gli arrivi provenienti dall’Unione Europea, mentre le partenze sono state 68.215. Nel 2016 il numero dei cittadini Ue arrivati nella Confederazione elvetica era pari a 47.219 persone.
I dati dell’Ufficio federale di statistica evidenziano che nel 2016 gli arrivi di italiani sono stati 18.894, contro i 10.226 del 2010. Nello stesso anno ne emigravano 8.947, per un saldo attivo di 9.947 arrivi. In realtà la cifra, secondo la giornalista, sarebbe arrotondata per difetto poiché non è conteggiato l’arrivo di italiani non dichiarati.
L’immigrazione italiana in Svizzera in questo quadro è dunque l’unica che dal 2010 al 2016 è cresciuta sensibilmente rispetto a Germania, Francia, Spagna e Portogallo. Per esempio, i tedeschi passano da 30.719 a 21.598. E lo stesso discorso vale per i portoghesi che passano da 12.226 a 10.123. L’immigrazione spagnola si è invece stabilizzata, passando da 3.384 a 3.911.
La conclusione a cui arriva Elisabeth Eckert è dunque la seguente:
«Il recente arrivo degli italiani in Svizzera è tornato al livello record degli anni Sessanta».
LO STEREOTIPO DEL MIGRANTE ITALIANO
La giornalista del “24 Heures” fa anche l’identikit dell’immigrato italiano che non è più il muratore, il pizzaiolo o il cameriere senza titolo di studio, ma molto spesso è il professionista (nell’articolo intervista un architetto milanese) che sceglie di andare via dall’Italia perché non vede un futuro certo per i suoi figli. L’Italia viene paragonata al «Titanic», dove tutti fanno festa e consumano mentre la barca affonda.
L’esperto di turno specifica che non si tratta di un’immigrazione paragonabile a quella di una volta perché i nuovi arrivati hanno tra i 25 e i 30 anni e per un buon 70% si tratta di persone diplomate e laureate.
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