Il Pd: “La richiesta dell’esercito è simbolo del fallimento di Cassani”

I dem ripercorrono le scelte sull'area stazione e bocciano i risultati dell'amministrazione. "In città abbandonata ogni azione di integrazione e coesione sociale"

stazione di gallarate polizia controlli

«La richiesta dell’esercito in stazione, sbandierata in questi giorni, è simbolica del fallimento di questa amministrazione sui temi della sicurezza». Così il Pd di Gallarate commenta la discussione – aperta domenica dal sindaco Andrea Cassani – sulla possibile attivazione di un presidio dell’esercito in piazza Giovanni XXIII.

Per spiegare la cosa, i dem: «Qualche giorno fa era comparso, in calce ad un post pubblicato su Facebook in una pagina pubblica che lamentava un atto di vandalismo compiuto nell’area della stazione (contro un venditore egiziano, ndr), un commento del sindaco Cassani che commentava così: ‘le solite risorse‘. Ora, lasciando perdere gli abissi che si celano dietro l’utilizzo di queste parole, colpisce una cosa: che chi è responsabile della convivenza di una comunità di persone – di oltre 50’000 persone – parli di quello che accade come se fosse un problema che non lo riguardasse o di cui non sia responsabile. E, sembrerebbe, che il problema della stazione in questi due anni di amministrazione non lo abbia proprio sfiorato» (nella foto: via Beccaria, soprattutto nel 2017  l’area più “calda” in zona stazione).

«Chi frequenta ogni giorno la zona sa che la situazione è fuori controllo. La presenza dei vigili, primo provvedimento-spot dell’amministrazione, non ha impedito che nell’area succedesse più o meno ‘laqualunque’, compreso lo spaccio alla luce del sole e fenomeni anche violenti come risse e scazzottate. Non stupiamoci: è l’impostazione della politica sulla sicurezza di questa amministrazione che è profondamente sbagliata. Confonde questioni di decoro e coesione sociale con problemi di sicurezza; non riesce a presidiare in profondità il territorio perché l’unico modo che conosce per farlo è quello della ronda poliziesca». Un’azione solo repressiva – dice il Pd – che «tralascia – o ostacola – tutte le politiche volte a costruire maggiore integrazione e coesione sociale attraverso il confronto e la conoscenza reciproca».

E qui si arriva appunto alla richiesta dell’esercito, che per il Pd è sintomatico delle difficoltà dell’amministrazione. «Nel momento in cui lo stato fallimentare delle cose diventa evidente a tutti, ecco invocare l’esercito. Utilissimo, per carità, in quelle situazioni in cui è necessario proteggere le persone da minacce gravi e specifiche come quella del terrorismo – ma, riteniamo, poco efficace quando si tratta di problematiche borderline che per essere affrontate avrebbero bisogno di una cosa – questa sì, carente: la Politica. Quella con la P maiuscola, che si occupa dei fenomeni e cerca di governarli, non la squallida rappresentazione cui purtroppo ci hanno abituati».

A margine, il Pd torna su un altro tema, quello del funzionamento del sistema comunale di videosorveglianza. «Attendiamo con impazienza il risultato dell’accesso agli atti sullo stato delle telecamere e dei varchi per il controllo delle targhe, per capire se il tema ‘sicurezza’ stia davvero a cuore al sindaco e alla giunta o sia solo usato per gli spottoni di una continua, estenuante campagna elettorale».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Giugno 2018
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