Santa Rita, storia di un pellegrinaggio in bici

Abbiamo sentito cambiare i dialetti e parlato con mille persone che ci chiedevano da dove venivamo e perché, ricevendo sempre complimenti

In bici a Santa Rita da Cascia

Dopo le prime tappe, il racconto finale scritto di pugno da Giorgio Roncari che assieme ai figli e al nipote è partito dalla Valcuvia alla volta dell’Italia Centrale

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C’eravamo lasciati a Bologna. La tappa successiva è stata la più lunga, 120 km fino a Bellaria pedalando spesso la pioggia e dovendo riparare tre forature. Da lì abbiamo costeggiato il mare con un sole cocente seguendo l’Adriatica, anch’essa sempre dritta, passando da Pesaro dove tutto ricorda Rossini, ed Ancona dal porto caotico. Abbiamo scalato il Conero, faticoso ma dai panorami mozzafiato, proseguendo fino a Civitanova Marche. La cosa più difficoltosa non è stato tanto il pedalare e nemmeno i fastidi al sedere ma, essendo queste zone altamente turistiche, è stato trovare alberghi a prezzi abbordabili.
A Civitanova Marche abbiamo cominciato a risalire l’Appennino nella Val di Chienti Due giorni di salita. Siamo entrati nelle zone terremotate. Tolentino è lesionata con case puntellate ed inagibili, ma i paesi di Pieve Torina e Visso sono inabitabili e transennati, case lesionate e cumuli di macerie. Villaggi di container al loro posto. Una malinconia. Un bel tratto è stato quello nelle gole della Valnerina, attorno ai Monti Sibillini, che abbiamo percorso in discesa tra due pareti di rocce a perpendicolo.
Gli ultimi due giorni ci hanno raggiunto in auto mia sorella Lina e suo marito Silvano. Alle tre e mezza di domenica 17, con la nostra maglietta ufficiale, siamo arrivati a Cascia davanti al santuario di S. Rita e abbiamo deposto la nostra rosa sulla l’altare della santa e acceso una candela per tutti quanti ce l’avevano chiesto, e fatto l’ultimo timbro sulla nostra carta di viaggio.
Abbiamo pedalato 9 giorni, fatto 800 km e siamo stati in sella 50 ore. Abbiamo visto cittadine che conoscevamo solo di fama e paesi che neanche avevamo mai sentito, paesaggi bellissimi e monumenti storici, ma anche tante fabbriche e alberghi chiusi e lasciati all’incuria. Abbiamo sentito cambiare i dialetti e parlato con mille persone che ci chiedevano da dove venivamo e perché, ricevendo sempre complimenti. Non possiamo dire di non essere stanchi però siamo soddisfatti.
Prima di tornare abbiamo preso regalini per amici e parenti e soprattutto un quadretto di S. Rita che vorremmo donare alla piccola chiesetta della Colombina di Roggiano.

(Giorgio Roncari)

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Pubblicato il 19 Giugno 2018
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