Verso Santiago sotto il cielo dei Pirenei

I pensieri nella sera della vigilia nel piccolo paese dei Pirenei

Il cammino di Santiago: Saint Jean Pied du port

Dodici ore esatte da casa mia a Saint Jean pied de port. 

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Il cammino di Santiago: Saint Jean Pied de port 4 di 21

Ho usato vari mezzi di locomozione: a piedi, in treno da Gazzada a Milano Forlanini, poi il bus 73 che in una manciata di minuti arriva a Linate. Da lì volo per Biarritz con scalo a Madrid. Una bella prima paura perché dopo aver fatto l’imbarco ed esser rimasti bloccati sul bus per una mezz’ora ci hanno riportati in aeroporto. Volo cancellato. Poi con il passare del tempo è tornato un po’ di ottimismo e seppur con un’ora e passa di ritardo un nuovo imbarco su un volo interno come fosse un pullman alato di circa 50 posti. 

Dall’aeroporto di Biarritz abbiamo preso un eccellente sevizio di navetta di Express Bourricot, un gruppo di giovani che si sono inventati un lavoro grazie al cammino, che per 19 euro ti porta alla meta in un’ora. 

A circa metà del viaggio ci si immerge nella natura e la strada spesso corre a fianco della ferrovia a binario unico che ponte dopo ponte supera corsi d’acqua. 

Nel piccolo paesino dei Pirenei atlantici si respira subito un’aria diversa. Ogni angolo parla del cammino. Dalle insegne dei tanti spazi per dormire, ai menù per i pellegrini, ma soprattutto dall’abbigliamento di ognuno di noi in giro per il paese

Si familiarizza subito e ne avevo avuto un anticipo proprio a Madrid dove abbiamo condiviso momenti di preoccupazione con due signore provenienti anche loro dalla Lombardia. Ci si riconosce subito e così abbiamo iniziato a capire cosa poter fare nelle varie ipotesi di sviluppo della situazione, dalla cancellazione del volo fino a un ritardo che avrebbe fatto saltare la navetta. 

Saint Jean Pied de port ha circa 1700 residenti, ma nei mesi di primavera ed estate ogni giorno dormono almeno 500 pellegrini per iniziare da qui il cammino verso Roncisvalle e da lì fino a Santiago. 

Il sito originario del paese era diverso da quello attuale, e si trovava nei pressi del villaggio di Saint-Jean-le-Vieux, e fu raso al suolo nel 1177 dalle truppe di Riccardo Cuordileone. A quei tempi non andavano troppo per il sottile. Noi non ci siamo più abituati anche se basterebbe spostarci di poco per vedere gli effetti delle guerre. 

Il sole tramonta tardi, alle 21.46, e il cielo sopra le montagne vuole stupire chi si è spinto fin qui. Siamo proprio ai piedi dei Pirenei a soli 180 mt di altezza ed è anche per questo che la prima tappa è tra le più impegnative perchè si deve salire oltre i 1400 per poi scendere ai 950 di Roncisvalle. 

La sera riapre l’ufficio per i pellegrini  gestito dai volontari dell’associazione amici del cammino di Santiago. È un via vai di persone provenienti da tante nazionalità. Gli italiani si difendono molto bene e sono ai primi posti come numero di pellegrini. 

Tre anni fa, tra un paio di giorni, iniziavo il mio primo cammino lungo. Scrivevo dall’ostello del passo della Cisa più o meno a metà strada sulla via Francigena. Da lì sarei arrivato in tre settimane a Roma. Questa volta ne ho aggiunta una per arrivare fino alla tomba di San Giacomo. Da Pamplona dovrò tagliare alcune tappe perché altrimenti non riuscirei ad arrivare con i giorni che ho a disposizione. Così vivo questi primi tre giorni come una sorta di lungo prologo. 

“Il cammino mi ha cambiato la vita”. Lo si sente dire spesso e per ognuno ha un significato diverso. Non c’è una verità o un modo perchè questa frase diventi autentica. Ognuno trova la sua via e, per quanto banale possa sembrare, è la sola certezza. La vita cambia quando ci si mette in cammino, inteso come si apre il cuore, la mente, si allena il corpo a vivere il cambiamento. 

Santiago, come la Francigena e tanti altri percorsi storici ci aiutano a vivere dentro uno spazio organizzato e sicuro, ma poi sta a noi metterci in cammino. 

Enrico Brizzi nel suo straordinario libro, Il sogno del drago: dodici settimane sul cammino di Santiago, racconta un elemento di sua grande intimità. Ha percorso tutta quella strada partendo da casa a Torino, anche per guardare in faccia i suoi draghi e comprendere come si possa convivere anche con loro. 

La vigilia è un momento speciale e si può godere un’emozione che poi giorno dopo giorno prende tante altre sfumature. Stasera seduto al fresco con tutti i colori che si mescolano c’è l’attesa e lo stupore di esser qui. Da solo, ma insieme a tanti affetti ringraziando per poter iniziare di nuovo una avventura. 

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 17 Giugno 2018
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