Sala piena per i sinti ma salta la presenza di Moni Ovadia

In coda sull'A8 per un cantiere, è stato tradito "dalla frizione della mia Volvo del 2003". Un centinaio i presenti alla serata per chiedere una soluzione diversa dallo sgombero previsto per agosto

gallarate generico

Alla fine Moni Ovadia, fermato da una serie di imprevisti, non si è visto. In compenso in sala c’erano oltre cento persone, per la serata che chiedeva una soluzione condivisa per il campo sinti di via Lazzaretto, evitando lo sgombero atteso dal 2 agosto.

«Un fronte del Noi», come ha sottolineato Carlo Berini, rappresentante di Sucar Drom e Articolo 3, che ha “tenuto” la serata in – vana – attesa dell’arrivo di Moni Ovadia. Lo stesso attore e drammaturgo ha poi inviato una nota scusandosi per il mancato arrivo: «La sfortuna ha voluto che all’altezza di Legnano e a seguito di una lunga coda dovuta a restringimento della carreggiata, forse sollecitata dal continuo fermarsi e ripartire, la frizione della mia vettura, una Volvo del 2003, si è messa a fare le bizze e mi ha costretto a fermarmi».

Molto il pubblico presente, in parte dalle file delle associazioni promotrici (cattoliche, laiche, sindacati) in parte anche curiose di comprendere la questione, che non è priva di elementi problematici che chiedono una soluzione. C’erano anche diversi abitanti del campo sinti, tra cui Iuba Ferrari e Ivan Tribini, che sono stati fin qui un po’ i portavoce della “comunità sinti, che a dire il vero è composta da tante famiglie diverse.

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Tra le proposte emerse rivolte all’amministrazione comunale, quella «di accedere ai fondi PON europei, che sono spesso inutilizzati» ha spiegato «Ce ne sono anche dedicati all’emergenza abitativa». Sono stati letti i messaggi di solidarietà inviati dall’onorevole Cecilie Kyenge (che ha parlato di «carattere eccessivo» della risposta del Comune e ha dato disponibilità per venire a Gallarate il 9 agosto), ma anche della scrittrice Premio Strega Helena Janeczek («lo sgombero scardinerebbe la vita di 26 famiglie gallaratesi: se il problema è solo tecnico, non è tardi per trovare una soluzione»), del poeta e intellettuale Franco Buffoni (che ha citato il “vade retro” di Famiglia Cristiana e ha lodato la mobilitazione della società civile).

Ferruccio Boffi, delle Acli, ha contestato alcuni degli elementi che l’amministrazione ha citato per sostenere la necessità dello sgombero: Si diceva che i ragazzi non vanno a scuola, ma questo non è vero: alcuni vanno alle superiori, La maggior parte va a scuola regolarmente e ci risultano promossi. Ora arrivano pressoche tutti alla licenza media, tre sono iscritti alle superiori. Ci sono alcune difficoltà, ma che non vadano a scuola non è vero». E ancora, parlando di una foto mostrata dal sindaco in consiglio comunale, ha detto che la “villetta” mostrata «è una casa mobile, che è stata rivestita con un cappotto termico, mentre la Mercedes è una vecchia classe A del 1998, tra le varie auto del campo».

«Non dico che non ci siano persone che non vivono nella legalità nei campi, ma non si può fare di tutta l’erba un fascio» ha invece aggiunto nel suo intervento Ivan Tribini, uno dei capifamiglia del campo.
«Se ci sarà uno sgombero si sperperano soldi per niente».

L’attore Moni Ovadia ha anche riservato, nella nota inviata agli organizzatori, un passaggio replicando ad alcune polemiche sui social: «Naturalmente, come accade sempre nel nostro paese, i fatti non contano ma solo le speculazioni per trarre vantaggiucoli di risulta contro la causa dei diritti di una minoranza vessata, come nella fattispecie i Sinti. La causa di Rom e Sinti, fra quelle per le quali mi batto, per me ha una assoluta priorità. Io sono ebreo e per me sono fratelli che per secoli hanno subito con la mia gente lo stesso veleno dell’odio cieco. Oggi, loro, continuano a subirlo senza che ci siano istituzioni a difenderli dalla pandemia razzista propagata da politicastri di quart’ordine. Mai avrei inventato una scusa ridicola per non alzare la mia voce a loro sostegno, ma purtroppo esistono persone che vivono aspettando ogni occasione per vomitare calunnie sui cosiddetti social. Li compiango e auguro loro di trovare pace per spendere le loro energie per scopi più degn»i.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 30 Luglio 2018
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