Selvaggia Lucarelli al Maga con i suoi “Casi Umani”
La blogger, giornalista e scrittrice romana, da anni attiva sui social network ha parlato delle sue passate esperienze amorose, di cui il libro tratta
Selvaggia Lucarelli ha presentato ‘Casi umani – Uomini che servivano a dimenticare ma che hanno peggiorato le cose’, edito da Rizzoli, al Museo Maga. La blogger, giornalista e scrittrice romana, da anni attiva sui social network contro il cyberbullismo e, più in generale, contro i molti lati oscuri di Facebook, ha parlato a cuore aperto e con grande ironia delle sue passate esperienze amorose, di cui il libro tratta: “In realtà già sapevo che avrei scritto, prima o poi, un libro sui casi umani in cui mi sono imbattuta negli anni.
Ho semplicemente avuto la cura di annotarmi tutto per poi dar vita a questo libro”. La giornalista del Fatto Quotidiano ha tenuto una chiacchierata molto informale alla Sala degli arazzi del Maga insieme alla bibliotecaria Sandy (“Sandy, la bibliotecaria di Gallarate: è un immagine molto poetica”, ha commentato divertita la Lucarelli), e haintrattenuto gli ospiti raccontato qualche estratto molto autoironico del libro: “Scrivendo questo libro mi sono resa conto delle persone che ho frequentato. Il peggiore da incontrare è sicuramente il narcisista; lui, dovendo splendere di luce propria, finisce per sminuirti piano piano cosicché lui possa risplendere”. “Quello più divertente da raccontare? Il taccagno, sicuramente. E sono convinta che tutte almeno una volta ne abbiano incontrato uno”.
L’autrice ha poi speso qualche parola sulla sua attività in rete, sul suo rapporto con gli hater (gli odiatori, molto attivi sul web, ndr), senza risparmiarsi una critica ai suoi colleghi: “Gli haters mi seguono sempre. Da quando ho deciso di affrontare seriamente la questione (Selvaggia Lucarelli ha fatto chiudere alcune pagine Facebook, ndr) l’odio in rete è decisamente aumentato. Mi ricordo che vidi per la prima volta il mio penultimo libro, ‘Dieci piccoli infami’, su una pagina Facebook con un commento censurabile: era un ragazzo che lavorava in una stamperia in Veneto e decise di postarlo in rete. La foto venne ricoperta di insulti, al che io contattai il titolare della stamperia il quale, preoccupatissimo, licenziò in tronco per paura di perdere il contratto con la casa editrice (Rizzoli, ndr). Perderlo sarebbe stato un disastro, la stamperia avrebbe dovuto chiudere, quindi ha fatto benissimo”. Ma ci sono colleghi che affrontano questi temi? “Secondo me ce ne sono, ma troppo pochi. Sostenni Laura Boldrini quando decise di denunciare tutti coloro che postavano insulti sulla sua pagina, ma oltre a questo non mi ricordo grandi iniziative omologhe. Mi piacerebbe che ce ne fossero di più, specie da personaggi nazionalpopolari, che possono veramente smuovere le coscienze”.
Alla fine dell’incontro si è tenuto il rituale firmacopie, con un gran numero di persone in coda per farsi firmare il libro dalla giornalista che poi ha omaggiato il museo di Gallarate sulla sua pagina Instagram.
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