“Ci cacciano? E allora gireremo tutta Gallarate con le roulotte”

L'ipotesi di uno sgombero in tempi rapidi del campo sinti si è un po' allontanata, ma tra le famiglie di via Lazzaretto c'è ancora preoccupazione. Nella giornata di giovedì hanno incontrato l'europarlamentare Cécilie Kyenge, in visita privata

«Noi non possiamo andare via, siamo gallaratesi, casa nostra è qui. Se il sindaco fa lo sgombero, gireremo tutta Gallarate con le roulotte, come cinquant’anni fa». Al campo sinti di via Lazzaretto a Gallarate o l’ipotesi dello sgombero da parte del Comune preoccupa ancora. Il sindaco Andrea Cassani ha preso tempo (paventando anche costi troppo alti per la obbligatoria protezione di minori e disabili), ma ha anche ribadito la sua posizione: ci sono ordinanze di sgombero, le casette sono tutte abusive, il campo istituito nel 2007 va demolito. Cécilie Kyenge campo sinti Gallarate

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Cécilie Kyenge in visita al campo sinti di Gallarate 4 di 8

«Abbiamo amici, compagni di scuola, dove dovremmo andare?» dice un altro giovane capofamiglia del campo. Parla dentro alla “chiesa”, il salone per la preghiera (i sinti sono cristiani evangelici) in legno e pannelli che fa parte delle “aggiunte” più eclatanti finite appunto nel mirino del Comune come abuso edilizio. Parla all’europarlamentare Cécilie Kyenge, venuta a vedere con i propri occhi la sistemazione del campo e a lanciare il suo monito contro il razzismo.

Venerdì scorso c’è stato l’accesso della Polizia Locale per verificare il rispetto delle ordinanze: un’ispezione che ha semplicemente preso atto di quel che già si sapeva, vale a dire che le case mobili, le roulotte, i container dei bagni sono ancora lì. Qualche famiglia ha “ristretto” i propri spazi per tornare negli spazi definiti dalla mappa del campo del 2007, ma l’unico manufatto rimosso – alla fine – è stato il container che ospitava il doposcuola gestito da Acli, scout e altre sigle, parte del variegato fronte che – in modi e con accenti diversi – chiede di evitare lo sgombero e di cercare altre soluzioni.

Cécilie Kyenge campo sinti Gallarate
L’incontro nella “chiesa” costruita in legno e pannelli

I sinti hanno accompagnato l’onorevole Kyenge (insieme alla consigliera Pd Margherita Silvestrini e al segretario Davide Ferrari) all’interno del campo, tra le piazzole intorno a cui sono disposte le case mobili e le roulotte, oltre ad un paio di casette rivestite con cappotto, quelle che più di tutte hanno l’aspetto di abuso edilizio da risolvere e che per ora non sono state toccate.

«Non c’è spazio per chi fomenta odio, per parole che non rispecchiano il sentire degli italiani» dice Kyenge, riferendosi non solo (o non tanto) alla situazione gallaratese quando al clima generale divisivo che si vive in Italia. «Triste vedere gli atti di violenza che si ripetono e alla fine si dice sempre: “è stato un atto di goliardia”. Ma la violenza è sempre violenza».

Cécilie Kyenge campo sinti Gallarate
L’incontro nella “chiesa” costruita in legno e pannelli

«Oggi dobbiamo essere dove la gente soffre, dove la gente è vulnerabile» dice l’europarlamentare.  «Questa mia visita la riporterò al Parlamento. Un mese fa c’è stata una discussione molto accesa sulle parole di Salvini sul censimento di rom e sinti: se non facciamo niente andiamo verso una deriva». E sul tema specifico dei sinti? «Quando si vuole chiudere un camposi deve rispettare i requisiti previsti dalla direttiva» ribadisce l’europarlamentare, riferendosi alla direttiva europea che è stata applicata con le norme del Ministro degli interni Marco Minniti. Proprio quella che ha frenato – almeno per ora – il progetto del sindaco di Gallarate, convinto però della possibilità di procedere, una volta che Matteo Salvini – nuovo inquilino del Viminale – avrà abrogato le norme.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 09 Agosto 2018
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  1. Avatar
    Scritto da Ericuz Zola

    Le singole irregolarità vanno trattate come tali, non si può dichiarare tutto un campo abusivo quando lo stesso è stato stabilito dal comune chiedendo alle famiglie di spostarsi li nel 2007 per liberare la loro precedente sistemazione, cosa che le famiglie hanno fatto sostenendo costi anche importanti per il trasferimento. Dentro ci abitano famiglie vere, mamme, papà, nonni, bambini, ragazzi che vanno a scuola a Gallarate e devono poter proseguire il loro percorso di educativo e sociale come tutti gli altri ragazzi gallaratesi. Nel campo c’è un sacco di gente per bene che vive la giornata come tutti noi, c’è chi lavora e chi no, chi sta bene e chi no, chi ha la macchina e chi no, gente vera, gente normale.
    Vivendo insieme le famiglie si aiutano una con l’altra. Il campo è un pezzo di terra vicino all’autrostrada, non crea problemi a nessuno, non ruba spazio a nessuno. E’ anche tenuto bene dalle famiglie, è un luogo recintato e ordinato dove i bambini sono al sicuro. Chi non lo conosce vada a visitarlo, sarete accolti anche se ovviamente i residenti sono nervosi e preoccupati per via della situazione attuale di incertezza che si protrae ormai da mesi.

    Il consiglio comunale lo ha voluto trasformare in terreno agricolo. In che modo cacciare queste famiglie dal campo migliorerebbe la vita dei gallaratesi? Mandare le famiglie in strada e crescere qualche pannocchia in più in via Lazzaretto è una soluzione? A quale problema poi?

    Bene la visita di Kyenge, attendiamo che anche altri membri delle istituzioni rompano il silenzio.

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