Decreto dignità tra chi festeggia, chi critica e chi attende contropartite

Il decreto dignità, diventato legge dello stato con l’approvazione in Senato, viene letto in queste ore per ognuno dei suoi variegati punti di intervento legislativo da diversi punti di vista

palazzo madama

Il decreto dignità, diventato legge dello stato con l’approvazione in Senato, viene letto in queste ore per ognuno dei suoi variegati punti di intervento legislativo da diversi punti di vista.

Chi Festeggia

I più entusiasti dell’approvazione del pacchetto di provvedimenti noto come “decreto dignità” sono non a caso quelli del Movimento 5 Stelle. Il decreto, approvato in prima battuta dal Governo, portava la firma del capo politico Luigi Di Maio ed è stato anche l’occasione per il Movimento per uscire dall’angolo in cui li aveva confinati la preponderanza mediatica di Matteo Salvini, l’altro azionista del Governo. In Senato Gianluigi Paragone ha detto che con questo provvedimento si è cominciato ad aggredire un tema: «È importante tornare a rimasticare il concetto che chi lavora deve poter tornare a contare su un contratto solido che dia prospettive di vita». Il deputato varesino Nicolò Invidia parla invece di “legge ‘sartoriale’ «perché va a cucire delle nuove maglie alla rete di norme in essere in una serie di settori. Queste nuove maglie le vediamo bene nell’aumento delle indennità nei contratti a tempo determinato, nei criteri sul credito d’imposta in materia di ricerca e soprattutto nel contrasto alle delocalizzazioni ‘selvagge’. Trovo poi molto positive le misure in materia di split payement e contrasto alla ludopatia».

La Lega attende contropartite

L’altro azionista di Governo plaude a singoli punti approvati glissando su quelli che hanno colpito parte importante del loro elettorato. In molti, nella Lega, guardano alla finanziaria come terreno di gioco per riequilibrare le cose con la dovuta attenzione per le aziende, come a dire: se il decreto dignità ha dato un colpo al cerchio la Finanziaria dovrà darlo alla botte.
«Le opposizioni su questa legge hanno fatto inutile allarmismo e ideologia – commenta il deputato leghista varesino Matteo Bianchi -. Il decreto va a toccare tre temi: mette ordine nei contratti precari limitandone un uso improprio ed indiscriminato, combatte il gioco d’azzardo e dimostra la sua attenzione nei confronti degli enti locali per i quali sono stati reintrodotti i voucher. Su questi la Lega non poteva che essere a favore. Noto con curiosità come si siano ribaltati i ruoli: la sinistra difende le multinazionali e il capitalismo selvaggio senza freni e le nuove forze di destra cercano di difendere i diritti dei lavoratori».

Il Partito Democratico parla di propaganda

Tutto il sottointeso politico del dibattito sul decreto dignità da parte del Movimento 5 Stelle muoveva un attacco all’impostazione delle politiche del lavoro dei governi di centrosinistra che hanno trovato il loro emblema nel Jobs act. Nonostante ciò il contratto a tutele crescenti non è stato sfiorato dal provvedimento ma anzi sostenuto con la proroga degli incentivi secondo modalità molto simili a quelle già previste dal Governo Gentiloni. Per questa ed altre ragioni nel Pd parlano di mera propaganda ed errori materiali: «Per la prima volta nella storia della Repubblica – ha commentato in Senato il Dem Alessandro Alfieri al momento dell’approvazione -, diventa legge un decreto nella cui relazione tecnica vi è scritto che farà aumentare la disoccupazione. Benvenuti nella nuova era del governo del cambiamento, dove i tecnici, i numeri, la scienza non contano nulla. Valgono solo proclami ad effetto e propaganda».

Forza Italia e il braccio di ferro con la Lega

Le critiche alla legge arrivano anche da Forza Italia che in questi giorni, dopo il caso della mancata elezione al vertice della Rai di Marcello Foa, sta consumando anche la rottura con la Lega. “Dai calcoli che abbiamo fatto il decreto Dignità, che noi chiamiamo decreto Di Maio, rischia di provocare la perdita di oltre 130mila posti di lavoro in dieci anni e non 80mila come aveva invece calcolato l’Inps – ha detto il vicepresidente di Forza Italia e presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, nel corso di una conferenza stampa organizzata da Forza Italia al Pirellone di Milano e dedicata al No al decreto Dignità -. Si tratta di un disegno scellerato e anti industriale».

L’attacco da sinistra

La galassia di sinistra di questo decreto guarda soprattutto alla reintroduzione dei voucher. Il Manifesto in edicola all’indomani dell’approvazione fa proprio notare come la legge reintroduca i voucher e non sfiori il jobsact.
«Il decreto dignità è un’occasione perduta – ha commentato il coordinatore di Mdp Roberto Speranza -. Col ritorno dei voucher si fa un clamoroso passo indietro che tradisce tutte le promesse e gli annunci della vigilia. Da decreto dignità a decreto precarietà».

Tomaso Bassani
tomaso.bassani@varesenews.it

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Pubblicato il 08 Agosto 2018
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