«Non ti dimenticheremo mai»

Graziano Cocca, il datore di lavoro della ragazza morta nell’incidente di giovedì racconta la tragedia vissuta dalle tante persone che conoscevano la vittima

Avarie

«Valentina era una persona come ce ne sono poche sulla terra. E mai si sarebbe meritata la fine che ha fatto».

È dura per mamma e papà. È uno strazio per i famigliari più stretti.

Ed è un macigno da portare anche per chi ogni giorno, e per diverse ore al giorno, era impegnato con una persona che ha visto crescere dietro al bancone e che ora non c’è più.

Graziano Cocca ha le lacrime agli occhi dopo il servizio di mezzogiorno a Villa Cocca, il locale sul lago aperto da alcuni anni sullo “stradone” di Gavirate: la veranda e la piscina azzurra, la pista ciclabile che sfiora l’ingresso e il grande prato che degrada fin verso il canneto e fa pensare a serate spensierate, alle pizzate di fine anno coi bimbi che giocano e fanno casino.

Ma oggi, anche qui è il momento del silenzio e delle lacrime.

«Perché Valentina per me era come una figlia, e non sono parole di circostanza, non sono frasi fatte. Io Valentina l’ho vista crescere qui, l’ho formata. E le ho dato ruoli di responsabilità, che ricambiava con grande dedizione per il lavoro. Enorme impegno, mattina e sera».

Valentina Guerra è la vittima dell’incidente di ieri sera avvenuto a nemmeno un chilometro da qui, da Villa Cocca, dove era assunta da tre anni. E qui lavorava anche la sorella Dora, due dei quattro figli di una famiglia di brave persone, fino a ieri in vacanza a Manfredonia, paese d’origine dei Guerra.

Si erano date il cambio: Valentina ha fatto il pranzo, poi ha staccato per andare a casa, a Besozzo e al suo posto, per la cena, a servire c’era la sorella.

«Ero a Gavirate, quando è successo. E ho visto l’elisoccorso atterrare – spiega Graziano – . Sono tornato al ristorante verso sera dopo aver chiamato un paio di volte proprio Valentina per chiederle se sapeva cosa fosse accaduto. Ho pensato: “Starà riposando”. O forse che non mi rispondeva perché, vedendo il mio numero, pensava che la chiamassi per chiederle di venirci a dare una mano. Allora ho chiesto alla sorella, quasi per scherzo, di sentirla, che se avesse visto il suo numero forse avrebbe risposto. Ma anche in questo caso nulla, nessuna risposta. Poi sono arrivate le prime notizie. Poi abbiamo visto le foto dell’incidente, su Varesenews. Ho riconosciuto la macchina. E ho capito».

Valentina, quella macchina, la Mini, la sognava da anni «e come una formichina aveva messo via i soldi per comprarsela. E un mese e mezzo fa era riuscita a comprarsela. Era il suo orgoglio, e non era di certo una persona che correva. Ieri pomeriggio era andata a ritirare l’auto dal meccanico, gliel’aveva lasciata per il tagliando».

Questi infatti erano gli ultimi giorni di lavoro prima di raggiungere assieme alla sorella i genitori al mare, dove avrebbero festeggiato il suo ventiquattresimo compleanno, il prossimo 25 agosto.

Tutto questo racconta Graziano, che ora fatica a parlare, come questa mattina ha faticato a girare la chiave e accendere le luci del suo locale.

La stessa fatica l’hanno avuta i clienti che vedevano in Valentina una persona sempre attenta e pronta a rispondere al buongiorno con un sorriso o a rivolgere ad un anziano una parola dolce durante le interminabili partite a carte del pomeriggio.

«Non la sentirò più chiedermi: “Che ti porto da mangiare, Grà?”», dice Graziano, prima di finire le parole.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 10 Agosto 2018
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