Rasizza: “Il lavoro non è una partita di calcio”

Rosario Rasizza, Ceo di Openjobmetis e presidente di Assosomm racconta alcuni retroscena sul percorso che ha portato al decreto dignità. "Non hanno ascoltato nessuno e mettono in contrapposizione realtà che devono collaborare"

rosario rasizza

Da martedì il decreto dignità è legge dello Stato. Luigi Di Maio si è intestato il risultato ed ha brindato con i suoi colleghi di Governo.

Le sue parole sul Blog del Movimento 5stelle sono dirette. “Oggi è stato approvato il primo decreto dopo decine di anni, non scritto da potentati economici e lobby. E’ il primo decreto dopo tanti anni che mette al centro il cittadino, mette al centro gli imprenditori, mette al centro i giovani precari. Finalmente i cittadini segnano un punto: Cittadini 1 – Sistema 0. Il lavoro precario non sarà più incentivato. Il lavoro stabile tornerà finalmente di moda!”

Siamo andati di nuovo a sentire il parere di Rosario Rasizza, Ceo di Openjobmetis e presidente di Assosomm, l’associazione che riunisce le agenzie del lavoro a livello nazionale.

Presidente, martedì è davvero stata una giornata storica come l’ha definita il ministro del lavoro?

«Si! Lo è, perché abbiamo visto come questo Governo ha affrontato un tema delicato come il lavoro. È preoccupante che brindino  e parlino come se fossimo a una partita di calcio con “Cittadini 1 – Sistema 0”, come se le due realtà fossero in contrapposizione. Bisognerebbe avere più umiltà e attenzione all’ascolto di chi lavora tutti i giorni su temi tanto delicati. Sono davvero un po’ perplesso»

Lei, dopo l’intervista dei giorni scorsi, è la seconda volta che parla di ascolto. Vuol dire che in tutte le varie fasi del lavoro per arrivare al decreto non siete mai stati sentiti?
«Mai! Tenga conto solo di alcuni dati che muovono le 90 Agenzie per il Lavoro iscritte all’albo del Ministero del Lavoro. Abbiamo 2500 filiali in Italia, 10mila dipendenti diretti, 440mila lavoratori somministrati (media mensile), 700mila persone accedono a un lavoro tramite Agenzia per il Lavoro (media annuale), 1.8 miliardi di gettito IRPEF, 2.5 miliardi di gettito INPS, 4 miliardi di retribuzioni secondo CCNL. In tutti questi anni abbiamo sviluppato una lunga esperienza, ma forse è proprio questa competenza che ha bloccato il ministro».

Una critica che vi viene mossa però è quella che le agenzie sono parte del precariato che vuole combattere il Governo…

«Ma quando mai… noi dovremmo esser pagati da quello che Di Maio chiama “il sistema”. In questi anni è anche grazie a noi che centinaia di migliaia di persone vengono avviate al lavoro. Tenga conto che oltre il 30% di chi passa da noi viene assunto a tempo indeterminato. La differenza dei nostri contratti di lavoro è solo nella data di fine perché quella la stabilisce il nostro cliente, l’azienda che assume. Noi non viviamo sulla precarietà. L’alternativa qual è? Il lavoro nero? Le aziende non possono sempre garantire il tempo indeterminato perché si muovono su un mercato complesso. A meno che il Governo non voglia garantire alle imprese il tempo indeterminato, ma il mercato non funziona così».

Come è cambiato il vostro lavoro?

«Una volta venivamo chiamati solo per garantire il lavoro interinale. Oggi non è più così. Un punto fondamentale della nostra attività è la formazione mirata all’inserimento lavorativo. La stretta correlazione delle attività di Forma.Temp, un Fondo per la gestione della formazione professionale finanziato con il contributo, a carico delle Agenzie per il Lavoro, pari al 4% delle retribuzioni lorde corrisposte ai lavoratori somministrati, con la domanda espressa dal mercato qualifica l’istituto della somministrazione come strumento di politica attiva ha sviluppato numeri notevoli. Abbiamo 240mila persone formate ogni anno, 37.574 corsi attivati, 243.337 allievi formati, 200 milioni di risorse spese, più 69 milioni in politiche passive. Tenga conto che il 60% dei lavoratori in somministrazione hanno partecipato a un corso di formazione e Forma.Temp garantisce un lavoro ad almeno il 35% dei corsisti. Noi ci occupiamo anche di welfare e in un anno abbiamo erogato dieci milioni di contributi. Tutto questo ci colloca come un soggetto attivo nel mercato del lavoro che va ben oltre quell’idea sbagliata di noi come elemento della precarietà».

Crede che a causa del decreto si possano perdere posti di lavoro?

«È l’incertezza il vero nemico e rischio. Gli imprenditori sono preoccupati e di fronte al dubbio si fermano. Abbiamo già segnali chiari in questa direzione. Non capiamo davvero perché si è affrontato così un tema delicato. Sarebbe bastato convocare le parti e ascoltare i pareri di chi opera sul mercato. Noi non siamo contrari a rivedere le norme e siamo convinti che si sarebbero trovate soluzioni. Così invece avremo un proliferare di conflittualità che farà solo lavorare di più gli studi legali»

Nemmeno i politici locali si sono mossi per ascoltarvi?
«Non possiamo nascondere che vedere ancora personaggi legati al nostro territorio in posizioni importanti all’interno del Governo, ci aveva fatto sperare in una maggiore attenzione. Peccato invece che soprattutto loro non abbiano sentito il bisogno di confrontarsi, a parte qualche eccezione da parte di ruoli meno politici»

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 09 Agosto 2018
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da Rolo

    Egregio Sig. Razzisa, le premetto che io non ce l’ho con lei (nemmeno la conosco) ma piuttosto con il sistema delle agenzie interinali che lei rappresenta; un sistema che lei vuole farci credere roseo e ricco di possibilità, che addirittura fa dei corsi professionali.
    Lei fa bene a difendere il sistema che la fa mangiare, ma io conosco diverse persone che ricorrono alle varie agenzie sparse sul territorio e anche in altre Regioni, ma a nessuna è mai stato proposto di partecipare ai corsi di Forma.Temp . Possibile che della quindicina di persone da me conosciute nessuna rientri nel 60,-% da lei citato? Certo questi disoccupati hanno quasi tutti titoli di studio che non supera la terza media, è forse per questo? Per partecipare c’è qualche regola che richiede un diploma?

    Poiché non conoscevo Forma.Temp ho fatto una breve ricerca nel web e a parte il fatto che se le aziende non aderiscono al Fondo i suoi occupati temporanei non possono fare i corsi (e questo lei non lo ha detto), ho trovato questo sito che invito i lettori a leggere e che lascia molte perplessità sul Fondo stesso: http://www.precaria.org/precarieta-e-welfare-la-trappola-di-forma-temp.html

    Insomma a mio parere le agenzie interinali sarebbero da eliminare o riformare profondamente perché procurano lavoro anche a ore o a giornata che chi ha difficoltà, è onesto e vuole almeno dare un minimo di cibo alla sua famiglia è costretto ad accettare, anche con retribuzioni da fame.
    Certo, le agenzie interinali rispettano i minimi salariali ma un po’ di buonsenso proprio non guasterebbe e basterebbe che nelle contrattazioni con le aziende non si giochi sempre al ribasso, perché chi ne fa le spese è sempre e solo il lavoratore più debole e bisognoso; un po’ il principio che ha colpito le recenti tragedie pugliesi nel settore della raccolta dei pomodori.

    Tralascio per ora la questione delle chiamate sempre degli stessi lavoratori chiamamola “per simpatia” anche per periodi molto lunghi con rinnovi mensili o trimestrali come pure quella dei rinnovi oggi per domani, o chiamate oggi per oggi: si aprirebbe un mondo di devastanti incertezze psicologiche e ricatti morali senza fine.
    Fosse per me tornerei al vecchio ufficio di collocamento, il numeretto, code al mattino si, ma i posti venivano assegnati in base a graduatorie effettive e non alle simpatie.

    Suggerirei alla Redazione di VareseNews di intervistare un po’ di postulanti un lavoro all’uscita dalle varie agenzie interinali del varesotto… sarebbe interessante sapere cosa dicono!

    Rolando Saccucci

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