Maroni, “Frontalieri non andate in Svizzera, vi pago un mese di stipendio”

La provocazione del Governatore lombardo ai microfoni della Rsi dopo l’inasprimento degli obblighi burocratici a carico dei lavoratori italiani

Roberto Maroni

“Un mese di stipendio pagato per non andare a lavorare in Svizzera, poi vediamo cosa succede”, firmato: Roberto Maroni.

Una provocazione, certo, ma che lascia più che intuire come i rapporti con la Lega dei Ticinesi siano ai ferri corti.

La frase è stata pronunciata dal Governatore della Lombardia nel corso di un’intervista con la Rsi, la radio della svizzera Italiana.

Maroni critica aspramente l’atteggiamento del presidente del Consiglio di Stato ticinese e Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi in merito alla questione dei frontalieri e sottolinea di non condividerne alcune iniziative e posizioni come quella sulla tassazione dei frontalieri.

Le nuove disposizioni per i frontalieri, per esempio in merito all’obbligo di presentazione del casellario rappresentano oltre che un costo anche una grave perdita di tempo per i lavoratori, che fino a poco tempo fa potevano fare il tutto tramite una autocertificazione.

Se Gobbi continua con questa ostinazione nel porre ostacoli all’ingresso dei frontalieri, bisognerà dire ai 60’000 lavoratori italiani che giornalmente vengono in Ticino di stare a casa per un mese. Il Ticino senza i frontalieri si ferma” ha affermato Roberto Maroni, che già lo scorso 16 giugno a Como non nascose la sua irritazione nel corso della cerimonia di sottoscrizione, proprio insieme a Norman Gobbi, di una nuova dichiarazione d’intesa, per rafforzare e migliorare la collaborazione transfrontaliera in diversi settori tra la Lombardia e il Cantone.

Nell’intervista il governatore della Lombardia conferma la sua amicizia per il presidente del Governo Norman Gobbi, ma sottolinea di non condividerne alcune iniziative e posizioni come quella sulla tassazione dei frontalieri. Ma aggiunge: “Continuerò a parlare con Norman Gobbi e sono convinto che alla fine troveremo un accordo”.

Il ministro della Lega dei Ticinesi non ha atteso molto per replicare, come riporta il quotidiano on line “tio.ch”: “La politica italiana a volte è strabica, si dimentica che spesso i lavoratori stranieri generano un dumping salariale nei nostri confronti”.

L’AUDIO DELL’INTERVISTA ALLA RSI

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Luglio 2015
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Commenti

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    Scritto da Felice

    Spero non voglia pagare con i nostri soldi delle tasse.
    Comunque chi di discriminazione ferisce di descriminazione perisce.
    Gli Svizzeri si comportano esattamente come la Lega Nord fa con gli italiani.

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    Scritto da das873

    Il discorso che il Ticino senza frontalieri si ferma è indiscutibilmente realistico! NON hanno la manodopera specializzata o laureata per ricoprire molti dei 60.000 (e rotti) posti dei frontalieri!!!

    Sul citato “dumping” salariale, poi, le cose sono diverse da quelle menzionate dal ministro della Lega Ticinese:
    1) Prima di tutto dobbiamo distinguere i ruoli che potrebbero ricoprire i ticinesi (ma che non vogliono ricorpire, un po’ come noi italiani nei confronti degli extracomunitari: ci lamentiamo che ci “rubano” il lavoro, ma poi non andremmo mai al posto loro…). In questo caso il dumping salariale è frequente… a onor del vero, tuttavia, i ticinesi hannoda poco approvato per referendum il salario minimo per categoria… dunque cosa vuole il ministro???
    2) Le aziende che praticano dumping sono spessissimo italiane, di imprenditori che sono “scappati” dalla burocrazia e tassazione italiana (molte di confine) per aprire in ticino e spesso si sono portati i loro lavoratori che guadagneranno sì di meno di una pari posozione ticinese, ma senza incidere sul mercato del lavoro ticinese…
    Negli altri casi di dumping, ci sono troppe ditte che (mi duole dirlo) sono di proprietà di italiani con passaporto svizzero (di seconda generazione) che hanno importato in svizzera cattive abitudini italiane…
    3) Le multinazionali e le padronali svizzere, invece, di solito non praticano dumping…
    4) Dove invece il ticino è carente è proprio nella manodopera specializzata/laureata dove il frontaliere gioca un ruolo fondamentale. la situazione è “nel mezzo”. Ci sono casi di dumping salariale, ma da quanto sento dire (per fortuna) non sono la regola.

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    Scritto da spikio

    Ma mi spiegate per quale motivo ritenete cosi grave mostrare i certificati dei carichi pendenti e del casellario giudiziale?? Guardate che noi ticinesi lo dobbiamo mostrare per ogni assunzione, per affittare un appartamento, per contrarre prestiti di una certa entità ecc. Ecc. Quindi semplicemente vi si chiede di adeguarvi a qualcosa che qua gia esiste da sempre, sopratutto perché vi sono stati vostri connazionali collusi con la mafia che facevano i frontalieri …. Da qui la decisione che TUTTI gli stranieri dovranno presentare tali certificati come lo facciamo noi!!! Se siete onesti non ci sono problemi di nessun tipo…eccerto che se avete scheletri negli armadi le cose cambiano!!!

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