Legalizzare o proibire: le due visioni sulla cannabis
Ancor prima che politica la questione della legalizzazione della cannabis è culturale. Ecco i due diversi approcci al tema dei quali si è discusso durante la Festa dell'Unità di Fagnano Olona
E’ iniziato l’iter parlamentare della legge sulla legalizzazione della cannabis, un provvedimento che potrebbe portare l’Italia dall’aver una delle politiche più repressive d’Europa in tema di stupefacenti ad una delle più liberali. Ma prima di tecnicismi e dettagli, in discussione ci sono due diverse visioni di approccio culturali al tema e proprio di questo si questo si è discusso giovedì sera durante la Festa dell’Unità di Fagnano Olona.
«Dobbiamo partire dal presupposto che tutte le politiche di proibizionismo hanno fallito -spiega l’Onorevole del Partito Democratico Umberto d’Ottavio, uno dei firmatari del disegno di legge- e quindi da qui dobbiamo interrogarci su cosa si può fare per affrontare un mercato che c’è, esiste, è alla portata di tutti ma è completamente in mano alla criminalità». In questa chiave «legalizzare non vuol dire certo arrendersi, ma smettere di essere ipocriti» e dal momento che la Direzione Nazionale Antimafia stima che oggi il bacino di utilizzo della cannabis sia pari a quello della Coca Cola «io sono convinto che lo Stato debba intervenire».
Intervenire legalizzando? No, almeno secondo Roberto Sartori, coordinatore della Fondazione Exodus che da anni opera nel mondo delle tossicodipendenze. «Il problema è educativo perché cosa dico a mio figlio? Che può usare quella sostanza perché fa meno male di altre?» si chiede Sartori e quindi per questo motivo «noi come educatori non possiamo accettare un ragionamento di questo tipo». Se infatti da un lato gli effetti della cannabis sono nettamente più leggeri di altre droghe «il 95% dei tossici che io ho incontrato nella mia carriera in un modo o nell’altro ha iniziato con uno spinello».
Le tante persone presenti all’incontroUn discorso che si fa più complesso se si considera l’aspetto della criminalità che oggi gestisce interamente il business. «Oggi per procurarsi la cannabis bisogna ricorrere ad un mercato illegale, entrando in contatto con criminali» continua il deputato PD e «una regolamentazione monopolistica da parte dello stato potrebbe anche garantire una filiera più controllata della sostanza». Opinione diversa quella di Sartori secondo cui «lo stato non potrà competere con il prezzo del mercato illegale e quindi ci ritroveremmo con qualcosa di molto simile al contrabbando delle sigarette di qualche anno fa».
E se la discussione sul piano culturale continua, anche quella prettamente politica lo farà. «Ragionevolmente il disegno di legge tornerà in aula dopo il referendum costituzionale -annuncia d’Ottavio- ma qualunque sarà il suo destino avrà almeno avuto il merito di far parlare seriamente del tema. Anche per questo noi nella legge abbiamo previsto molto, dalla cannabis terapeutica fino all’autocoltivazione: vogliamo che se ne discuta e che si continui a farlo».
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Sono contrario solo se si proibisce anche ALCOL e TABACCO che a detta di medici, producono danni enormi
ASSURDO OGNI DISCORSO INVERSO, CHI NON VUOLE LEGALIZZARE HA INTERESSI MAGGIORI …….
favorevole ovviamenete ogni discorso contrario conifluisce in fini maggiori…. soldi spesi dallo stato sulle spalle di tutti, burocrazia in meno, nuove oppurtunita in ambito commerciale, sanitario, scentifico……. SVEGLIA!
Su alcool e tabacco la stato guadagna. Non vedo perchè non debba guadagnare anche sull’erba.
Quanto al contrabbando di sigarette gli spalloni sono in pensione da decenni.