“A Sesto non serve la colonna di Balbo”

Roberto Caielli riflette sulla storia della città e sulla richiesta del sindaco a Chicago.

sesto calende

Caro direttore,

diversi amici mi hanno chiesto una opinione sulla discutibile idea del Sindaco di Sesto, di cui ha parlato anche il vostro giornale, di trasportare nel nostro Comune la colonna commemorativa della trasvolata del 1933 per decennale del Regime fascista che Mussolini donò alla città di Chicago e che lì si trova senza che noi se ne senta la mancanza.

E’ un’idea che tocca snodi sensibili della storia di Sesto, che custodisce la memoria dell’industria aereonautica non meno di quella della resistenza antifascista e delle lotte operaie: è certo cosa buona ricordare ogni tanto la nostra storia, e anche questa può essere un’occasione per farlo, a patto di ricordare tutto e non riferirsi solo a frammenti isolati, da utilizzare in modo strumentale, senza comprenderne in pieno il senso attuale.

Così pensando al rapporto tra Italia e America richiamato da quell’episodio del lontano 1933, non si può evitare di ricordare cosa avvenne negli anni successivi, per volontà di Mussolini e del suo regime, quando l’Italia divenne la più fedele alleata di Hitler, partecipando alla sua folle avventura, dichiarando guerra a nazioni pacifiche e amiche come la Francia e la Grecia, mandando i nostri soldati a morire per una causa sbagliata, peggio, sciagurata. E diventando nemica dell’America.
Fu per questo nel 1944 e ’45 altri aerei, questa volta americani si trovarono, in modo assai meno pacifico di quanto non facessero gli aeroplani della SIAI Marchetti a Chicago nel 1933, a volare sopra l’Italia e anche sopra Sesto Calende.

Nella foto che allego, e che mi piacerebbe fosse pubblicata, c’è la ripresa aerea dell’ex idroscalo di Santanna di Sesto Calende e della vicina fabbrica SIAI (oggi il cantiere Verbella) ripresa da un ricognitore dell’aviazione alleata nel febbraio del 1945, con lo scopo di identificare possibili bersagli. Quella foto ci fu mandata dagli Stati Uniti, grazie alle ricerche da un altro sindaco di Sesto, l’indimenticato Elso Varalli, che desiderava giustamente documentare le vicende belliche che avevano interessato la nostra città, con il bombardamento e la distruzione del ponte sul Ticino, poi ricostruito nel dopoguerra.

Accosto (non solo virtualmente) questa immagine a quella della colonna commemorativa che l’attuale sindaco vorrebbe portare a Sesto Calende, per dire che chi vuole andare a ricordare la nostra storia del 1933 non può farlo come se fossimo nel film ‘Ritorno al futuro’, cioè con un viaggio nel tempo che cancella ciò che ci separa da allora. E’ impossibile. Questo significa dimenticare un pezzo di storia assai più importante del volo intercontinentale. Vicende dolorose, ma anche gloriose, come quelle dei nostri partigiani che lasciarono il lavoro e le famiglie per combattere l’occupazione nazista, o quella dei deportati in Germania.

La colonna di Chicago non è perciò il simbolo del lavoro e dell’intelligenza di tecnici e operai della Siai Marchetti, non serve a ricordare la gloriosa storia della nostra fabbrica, ma è ormai solo la testimonianza di come il regime dittatoriale si intestò indebitamente meriti che non gli appartenevano e li usò per aumentare un consenso popolare che poi usò per portare il nostro Paese alla rovina.
A che serve riportarla a Sesto?

Ecco dunque il parere, per quel che conta, di un ex Sindaco: lasciamo che gli americani facciano i conti con la loro storia e noi facciamoli con la nostra. Abbiamo i libri e tanti documenti più che sufficienti.

Quanto all’attuale sindaco pro-tempore Colombo, gli direi semplicemente, prima di fare mosse temerarie, di interrogare la propria coscienza e di pensare a cosa ne direbbero altri Sindaci di Sesto come Elso Varalli, fiero socialista, Luigi Besozzi valoroso partigiano, Rosito Zeni, prigioniero degli inglesi in Sudafrica per lunghi anni. Sindaci che con la loro fede antifascista ci hanno insegnato ad amare la democrazia e ad agire con discrezione e rispetto.
E poi la Storia della SIAI Marchetti non merita di essere strumentalizzata e in questo modo, per un titolo sui giornali.

Grazie per l’attenzione e saluti cordiali

Roberto Caielli

Ps.

C’è anche un aspetto involontariamente comico nella vicenda: la scritta sulla famosa colonna non cita in alcun modo i meriti costruttori degli aerei, in compenso celebra il ROMANO ARDIMENTO dell’autore dell’impresa. Per un sindaco padano arrivare a rendere omaggio al “romano ardimento” è un bel traguardo. O no? 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Settembre 2017
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  1. Avatar
    Scritto da Gianluca Ribolzi

    Singolare come un ex Sindaco non abbia a cuore la storia, giusta o sbagliata, bella o brutta del sui paese…in nome della partigianeria e del socialismo più becero, enteambi facce smussate di quel comunismo che di Italiani ne ha trucidati n volte in più dei Fascisti, sarebbe disposto a rinunciare ad un monumento che in un modo o nell’altro è comunque legato alla storia di Sesto. Comincio a credere che sia un vizio non solo dei vari Fiano o Mancino quello di voler sopprimere la libertà di opinione mediante leggi ad hoc, ma anche di certi micropolitici locali, peraltro già sfiduciati dalle urne, che in nome dell’antiqualunquecosanonsiadisinistra, rinnegano la storia dei propri padri o nonni, che in Marchetti ci hanno lavorato duramente. La storia non ha colore, anche se la scrivono i vincitori con il sangue dei vinti da loro traditi.

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