La Polizia ferma la “banda” degli spacciatori della stazione

Nigeriani e ivoriani, erano stati allontanati dal programma di assistenza dei richiedenti asilo. Arrestati su ordinanza, l'indagine è durata quasi un anno

gallarate generico

Aspettavano i clienti in via Beccaria, poi recuperavano le dosi nel “nascondiglio” di via 25 aprile. Un giro di spaccio consolidato, documentato dalla Polizia con un’indagine iniziata a gennaio: nel pomeriggio di giovedì 14 dicembre gli agenti del Commissariato di Gallarate guidato da Fabio Mondora e quelli della PolFer hanno arrestato cinque persone.

Una banda composta esclusivamente da cittadini nigeriani (e un ivoriano), richiedenti asilo ma espulsi – o allontanatisi – dal programma di protezione. Tra loro anche un volto noto, un nigeriano conosciuto per le sue intemperanze e gli scoppi violenti causati anche dall’abuso di alcol.

Le cinque persone – quattro nigeriani e un cittadino della Costa d’Avorio – sono state arrestate in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere, richiesta dal Sostituto Procuratore Francesca Gentilini della Procura di Busto e emessa dal gip Nicoletta Guerrero. Un sesto spacciatore è ancora ricercato. L’indagine è stata portata avanti “alla vecchia maniera”, con pedinamenti, sequestri di dosi agli acquirenti, testimonianze acquisite, immagini video.

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Dirigenti e agenti del Commissariato e della Polfer insieme al sostituto procuratore Gentilini.

I cinque spacciatori – un sesto è ancora ricercato – erano tutti richiedenti asilo. Erano però stati allontanati o si erano allontanati dal programma di assistenza (non vivevano nei Centri di accoglienza): erano senza fissa dimora, normalmente dormivano negli ambienti della stazione o sui treni in sosta al capolinea di Gallarate durante la notte.

Hanno tra i 40 e i 23 anni. Il più anziano ( «ma non è il capo, non è emersa una gerarchia interna», chiariscono gli inquirenti) è un 40enne già noto per precedenti intemperanze, tra cui un’aggressione a due agenti – uno della Polizia, uno della Polizia Locale di Gallarate – che rimasero feriti. Era già emersa in passato la condizione anomala di alcuni richiedenti asilo: allontanati dal programma di assistenza, finiscono per strada, ma non possono essere espulsi perché la loro richiesta è ancora in attesa di essere esaminata (l’Italia è tenuta a garantire gli standard internazionali, che prevede esame della domanda e appello).

Molti pendolari e frequentatori della stazione li avranno incrociati, davanti all’African Shop o seduti sul marciapiedi dal lato opposto, di fronte alla stazione vecchia. «Quello di oggi è un piccolo o grande contributo a riconsegnare all’utenza civile la stazione di Gallarate» dice Fabio Mondora, dirigente del Commissariato cittadino.

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Pubblicato il 15 Dicembre 2017
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Commenti

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  1. laura_bernacchi
    Scritto da laura_bernacchi

    Quello che non capisco è perchè se sono richiedenti asilo, al primo errore non vengano rispediti al mittente, come accade in tanti altri stati…per avere la cittadinanza te la devi meritare comportandoti secono la legge, commetti un reato decade immediatamente ogni tua possibilità di diventare cittadino di quello stato.

    1. Avatar
      Scritto da Michael Tabolsky

      @Laura, la cittadinanza italiana può essere richiesta solo dopo 10 anni di residenza regolare in Italia. E ci sono requisiti per poter averla. Tra cui anche la valutazione di rischio per il Paese. Ovvero, vengono richiesti certificati penali dal paese di provenienza e naturalmente viene controllato lo storico in Italia. Anche un “semplice” rinnovo di permesso di soggiorno ha dei requisiti.

      Per quanto riguarda “spedire a mittente” e’ molto difficile convertire un ordine di allontanamento in un biglietto. Sia perché i costi sono elevati sia perché spesso non si può sapere l’indirizzo di mittente.

    2. Roberto Morandi
      Scritto da Roberto Morandi

      Essenzialmente: prima si deve appurare se è a rischio l’incolumità nel Paese di provenienza. Se non è a rischio (lo stabiliscono una commissione e l’eventuale appello) viene espulso. Come si diceva sinteticamente nell’articolo, è un princìpio internazionale (Onu e Ue) recepito dall’Italia.
      Alcuni elementi di valutazione ad esempio li si trova qui.
      Il problema sono i tempi molto lunghi di esame della domanda, riconosciuta da più parti. Altra questione il fatto che i richiedenti asilo vengano allontanati dai Centri di accoglienza (prima dell’espulsione dall’Italia) e diventino di fatto irreperibili e senza controllo.

  2. apetraccone
    Scritto da apetraccone

    Complimenti! Grande soddisfazione per i risultato raggiunto dopo mesi di indagini.
    Dunque fra 2-3 mesi quando oramai la gran parte di noi avrà dimenticato la vicenda, vorrei sapere se questi malfattori sono stati condannati in galera a scontare qualche lustro, o cosa faranno o dove saranno, perché dobbiamo smetterla di elogiare i risultati intermedi se poi quelli finali sono come al solito deludenti.

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