Conoscere
e cercare di capire l'altro, uscire dall'emergenza e
rientrare nella normalità. Quando si parla di immigrazione si
oscilla sempre tra la cronaca nera e i percorsi virtuosi,
senza entrare nella quotidianità di milioni di esistenze
necessarie non solo all'economia del Paese. Provare ad instaurare un dialogo,
trovando dei punti comuni nel rispetto delle differenze è un
obiettivo indispensabile. Fin
dagli esordi Varesenews ha sempre rivolto particolare
attenzione alle dinamiche dell'immigrazione. Invitati a
discuterne alla festa di Varesenews: Thierry Dieng dell'Anolf,
Amani Jacques della Cgil, Giovanni Chinosi dell'associazione
"Cittadini del mondo" e Roberto Guaglianone della
Caritas, coordinati dal nostro Michele Mancino.
Il punto di partenza non poteva essere che la Bossi-Fini,
bocciata da tutti i presenti senza prova d'appello: «Una
legge nemmeno rottamabile - ha detto Guaglianone- per cui non
è possibile nemmeno farne un tagliando. Il problema è che
non si puo' usare il lavoro come un ricatto. Nel caso degli
asilanti siamo di fronte ad una vera e propria contraddizione:
li si accoglie ma non gli si permette di vivere
lavorando».
«Questa era una legge che andava scritta a quattro mani,
comprese le due degli immigrati. Così non è stato e questi
sono i risultati», ha aggiunto Dieng.
Nell'opinione comune cio' che passa è l'emergenza di
un'invasione inesistente. In provincia di Varese gli immigrati
sono circa 40 mila, meno del 5 per cento di tutta la
popolazione provinciale. È un'invasione barbarica? «In
alcune realtà il numero di immigrati è cresciuto molto negli
ultimi dieci anni, ad esempio a Sesto Calende - ha detto
Chinosi-. Il problema però non è di numeri ma di cultura
dell'accoglienza. Come si fa a parlare di immigrazione senza
parlare di casa? Quello che noi non capiamo è che gli
immigrati ci servono per capire i problemi degli italiani,
sono un termometro utilissimo e indispensabile per il
quotidiano di tutti noi». La nostalgia di casa e il tema del
ritorno sono temi di discussione nelle comunità. C'è chi
vuole ritornare con un bagaglio di conoscenze e metterle a
disposizione di chi è pronto a partire e c'è invece chi
vuole ritornare per dar vita ad un percorso imprenditoriale
nuovo. «La nostalgia è un tema sempre presente nei pensieri di ogni
immigrato - ha detto Jacques Amani -. Chi non vorrebbe
ritornare nel proprio paese? Questo non vuol dire però
rinunciare al diritto di cittadinanza, a pensare a un lavoro
migliore e ad un'esistenza dignitosa sul piano dei diritti».
Quanto è diversa l'immigrazione di ieri rispetto ad oggi è
questione controversa. «I flussi migratori - ha detto Chinosi
- seguono logiche diverse rispetto al passato. È assurdo
parlare di extracomunitari per persone che abitano a 10
chilometri da Varese, come è assurdo che se uno viene in un
Paese per scopi turistici non possa anche lavorare. Insomma
oggi ci si sposta più frequentemente e per scopi diversi, ma
le leggi vanno in direzione opposta».
|