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Nasceva nell'agosto del 1997 l'idea di un giornale della provincia sul web. Per il nostro compleanno ci sarà anche una delle colonne di Varesenews

ANCHE IO ? Grazie a Roberto Rotondo


Quando arrivai a Varesenews mi ricordo che Carlo Galeotti, Marco Giovannelli e Michele Mancino avevano appena deciso il nome. Tutti i ragazzi hanno un bar dove hanno passato l'adolescenza, dove vanno a fare casino, a guardare le ragazze. Il mio era La Castellanza. Per Varese era un posto strano, il bar dei rossi. In realtà era una cooperativa di derivazione cattolica. Me l'aveva fatta conoscere una coppia di amici che frequentava gli scout. Anch'io bazzicavo in quell'ambiente. Nel giro di qualche mese tutti quelli del nostro giro diventarono clienti del locale. Giochi, incontri, musica e poi il marchio di bar di sinistra, con i tavolini da circolino per anziani, che per noi erano il massimo: cercavamo un immaginario romantico e diverso, all'apparenza un pò sfigato, pieno di macchiette: l'avevamo trovato.

Qualche anno dopo, nel bar, leggevo una rivista, Airone Rosso, e trovai che era fatta incredibilmente bene. Misi via la racchetta da ping pong, dopo aver diviso per anni il tavolo verde con il cognato del presidente della cooperativa, Marco  Giovannelli. Le sue sorelle lavorano nel locale e spesso avevamo sconti più o meno leciti. Poi cominciammo a girare per l'Italia a scrocco, ma quella è un'altra storia. Andai dal capo: "Bello questo giornale, lo fate voi? Posso venire anch'io?". Fu il mio primo colloquio di lavoro. Anche se io non avevo, all'epoca, alcuna intenzione di lavorare.

Giovannelli mi diede appuntamento per il giorno dopo. Quando tornai, al posto di Giovannelli, c'era un signore che parlava come lui. Pensai fosse un parente. Era Carlo Galeotti, il primo direttore.

Non era certo trendy...aveva un maglioncino tipo Missoni e sandali con le calze. Per il primo articolo, ancora per la rivista Airone Rosso, mi mise nelle mani di un ex sindacalista per un servizio sulla fabbrica in stile sessantotto. All'epoca stavo facendo la tesi in storia economica e mi piacevano le storie operaie. Feci un saggio di decine di pagine senza accorgermene. Galeotti si incazzò e me lo fece rifare tutto, ma fu gentile. L'ex sindacalista me lo corresse decine di volte. Diventarono entrambi due maestri per me. Ma giurai che non mi sarei più fatto incastrare in rievocazioni del sessantotto. Io non c'ero, non ne sapevo un cacchio, eppoi avevo studiato storia, nessuno mi poteva accusare di non essermi informato. Volevo invece il futuro. Internet.

Varesenews andò a regime nel 1999. Gli aggiornamenti erano pochi, le riunioni tante. I primi articoli, poi le brevi di cronaca, che io adoravo. Una rimase storica. Furto in una pescheria. La scrisse Michele e iniziava così: "Il commando ittico...", ancora oggi ne ridiamo. Marco, Carlo e Michele lavoravano tutta la sera, spesso la notte. Nelle pause si parlava di politica, sport e donne. Carlo era pazzo della Ferilli, aveva suoi poster ovunque. E poi adorava quel piccolo cagnolino cinese, Saturnino, che spesso dormiva sulla sedia mentre lui scriveva. Piano piano cominciai ad "andare a bottega" da lui. Mi spiegava come nascono gli spunti giornalistici, come infinocchiare i politici, come afferrare i particolari delle notizie. Era un grande giornalista. Acuto, curioso. Io volevo essere preparato, prima di andare a una conferenza stampa gli chiedevo un ripasso, lui mi rispondeva scocciato di fare domande, quelle giuste. Quando andò via ci rimasi male, lo ammiravo.

Marco Giovannelli era un vulcano di energia, innamorato di Berlinguer, e con un forte talento imprenditoriale. Mi colpiva soprattutto per come strapazzava tutti i politici di Varese e per la velocità con la quale, con due dita, batteva sulla tastiera: un fulmine, senza guardarla, a volte a occhi chiusi. Lo guardavo stupefatto. A volte mi giravo e sentivo solo i tasti, il flusso non si interrompeva mai: aveva le idee chiare. Michele Mancino scriveva di cultura. Faceva analisi mai banali, con lui potevi discutere per ore. Alla fine, esausti, si finiva sempre a tavola... Michele è un grande imitatore, riproduceva politici, colleghi, e poi i cuochi e i camerieri del locale, i gagà che frequentavano il bancone. La redazione era sopra la mensa, il bar e la pizzeria. Ingrassai almeno quattro chili.

Si mangiava e si scriveva, si scriveva e si mangiava. Fuori da lì Varesenews era appena percepito. Venivamo poco considerati, ma questo ci rese ancora più determinati. Ce ne fottevamo di quello che dicevamo gli altri. Nessuno ci aiutava, ogni straccio di notizia ce la conquistavamo con i denti. Cercavamo punti di vista diversi anche perchè i potenti di noi non ne volevano sapere. E poi non eravamo utili a nessuna grancassa. Era bello. Piano piano ci facemmo spazi, acquistammo credibilità e un ruolo definito nel panorama della stampa locale. Il sito web era schierato a sinistra ma la simpatia veniva un po' da tutte la parti. Per il congresso della Lega del 1999 facemmo un sito che ancora oggi i i militanti del carroccio consultano per l'enorme quantità di riferimenti e notizie.

La qualità tecnica era quella che era. Il grafico, Maurizio Olivarez, era appena arrivato, ma bestemmiava giorno e notte per le difficoltà di lavorare. Un'estate, mi ricordo, eravamo talmente sbrindellati, che chiedemmo alla sua ragazza, che lo accompagnava al circolino, di scriverci le brevi di cronaca alla mattina. Ci sarebbero poi da ricordare i personaggi che passarono da quella prima redazione (scrittori dark, ragazzi affidati ai servizi sociali, postini poeti, pittori sudamericani, fotografi di talento), le riunioni sui divanetti, i mille progetti di Giovannelli. Quella era la prima redazione, che la sera aveva sempre la luce accesa, poi venne la società Vareseweb, la redazione di Gazzada, il giornale fece passi da gigante, e allora capii che era proprio diventato un lavoro.

Roberto Rotondo

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