Il
sottofondo musicale dell'inno, le bandiere che sventolano, un
grande pannello con il simbolo e la passarella dei candidati hanno
composto uno scenario suggestivo e carico di enfasi per gli
azzurri varesini. Mattatore, insieme con i politici, Gianpaolo
Ermolli brillante presentatore, che nelle parole di Reguzzoni
"potrà essere segnalato a Marano per far concorrenza a Pippo
Baudo".
La sala napoleonica si è così presentata come un'assise in pieno
stile berlusconiano. Applausi, baci tra i candidati e segni di
vittoria. Il tempo ci aveva messo del proprio a rendere più
disagevole arrivare a Villa Ponti. Ragione per cui sono mancati i
big nazionali, ma gli azzurri non si sono rammaricati più di
tanto. Presentati i 72 candidati alle elezioni delle sei
circoscrizioni, il palco è poi passato ai 40 contendenti per
Palazzo Estense e poi ai quattro dei collegi varesini per
Villa Recalcati.
La
parola è andata subito a Marco Reguzzoni, candidato leghista per
la presidenza della Provincia. «La Casa delle libertà con queste
elezioni mette finalmente le radici. Dopo il Governo nazionale e
quello regionale anche in Provincia e nei comuni si allargherà la
formula politica vincente. Vogliamo una maggiore attenzione al
nostro territorio, vogliamo un ambiente migliore. Una casa normale
dove tutte le mattine ci si sveglia e si va a lavorare perché la
nostra è una terra attaccata al lavoro. Non una specie di casa
del Mulino bianco, ma un posto dove si vive bene e in accordo».
Tracciato lo scenario il candidato si è poi prodigato in attacchi
frontali agli avversari politici. «Gli elettori devono sapere che
a Varese la sinistra si è divisa, altro che lista civica, abbiamo
a che fare con una persona discutibile che è un fuoriuscito dalla
Lega (il riferimento senza nominarlo è diretto a Raimondo Fassa, ndr).
Ma la cosa peggiore è che la sinistra ha occupato tutti i
posti, non solo nelle scuole, nella Rai, ma anche nella burocrazia
delle amministrazioni. Un esempio è il segretario generale del
Comune di Varese, padre del candidato del centrosinistra. Lui si
è dimesso da direttore generale, ma non da segretario generale.
Questo gli elettori devono saperlo. Noi faremo pulizia di
primavera per tornare padroni della nostra terra».
Anche
Giorgio De Wolf è tornato ad attaccare Fassa, pure lui senza
nominarlo. Un'atmosfera strana perché all'ostentazione di forza,
coesione e serenità, si affiancava questa specie di fantasma che
è parso inquietare i sogni degli azzurri, o almeno dei leader.
Comunque l'intervento di De Wolf è stato sereno e pacato e ha
ringraziato tutti i militanti invitandoli però a lavorare sodo in
campagna elettorale. «Tutti ci danno già per vincitori, ma di
corazzate andate a fondo ne ho già viste, perciò dobbiamo
lavorare seriamente per convincere i cittadini a darci il loro
voto».
Ha poi chiuso la serata Aldo
Fumagalli, sindaco uscente e candidato a succedere a se stesso.
«Non voglio parlare dei miei avversari. Spero solo che sia una
campagna elettorale corretta come lo fu quella del '97. Noi ora
possiamo portare Varese ai vertici». Il sindaco ha tracciato i
quattro punti fondamentali del suo programma: sicurezza,
comunicazione, traffico e attrattività. Insomma Varese come
città sicura, una polis capace di stabilire un rapporto con tutti
i cittadini che riscopra attraverso le propria bellezze una
vocazione turistica e di accoglienza per un nuovo modo di fare
affari.
Una kermesse con una regia e
un'organizzazione impeccabile. Perfetta nei tempi, nella
coreografia, nel clima. Una serata che ha dispensato applausi per
tutti, in cui i dissapori di questi ultimi anni tra diversi
soggetti sono apparsi come cosa passata e da dimenticare al
confronto della nuova sfida per governare Varese per i prossimi
cinque anni.
In una cosa gli azzurri varesini si sono distinti dal loro leader
nazionale. Non hanno un "consigliere operaio". Infatti
tra imprenditori, liberi professionisti, commercianti, manager,
medici e insegnanti, tra i quaranta candidati non c'è una sola
tuta blu.
Marco
Giovannelli
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