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Acqua salata

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8 Giugno 2011

Caro Direttore,
le prese di posizione del sig. sindaco Fontana, e del sig. Adamoli, stimolano a riflettere sui
quesiti referendari che riguardano la gestione dell’acqua. Beh, la questione, che lo si voglia
o meno, è ideologica ed è la solita: pubblico o privato. Un’impresa e/o gestore qualsiasi che
si occupi di acqua (ma il principio è il medesimo per qualsiasi altra attività), fissato il
tipo di servizio che si voglia erogare, costa 100. Se questa impresa (o gestore) è pubblica
costa 100, se è privata costa 100 + il guadagno che ne vuole ottenere il titolare/gestore: a
parità di servizio e condizioni il privato costa di più.
 
Si ritiene però che chi lavora nel pubblico sia fisiologicamente pelandrone, inefficiente, e lo
si debba spronare e sorvegliare, mentre nell’impresa privata questo ingrato compito se lo
sbarba il titolare. Ma il titolare o gestore privato, si sa, oltre ad essere un buon
sorvegliante, è anche quello che vuole il massimo profitto col minimo sforzo, quindi potrebbe
mettere in atto ogni turpe accorgimento per aumentare il profitto, (massima riduzione dei
salari dei dipendenti, immersione delle tasse, sicurezza ed infortunistica al minimo possibile,
aggiramento delle norme ecc), infischiandosene anche del "bene" dell’utenza e del committente.
Ne deriva l’onere di sorvegliare il sorvegliante.
 
 In altre parole, un’ipotetica amministrazione comunale, sia che affidi la gestione ad un
gestore pubblico, sia che lo affidi ad un gestore privato, sempre e comunque lo deve
sorvegliare: ma allora tantovale sorvegliare chi lavora nella gestione pubblica! Infatti, a
parità di servizio (o disservizio) erogato, a parità di incombenze e rogne a carico del comune,
penso che sia più conveniente la gestione pubblica, che costa 100, piuttosto che la gestione
privata, che costa 100 + un certo "quid" che parte da un minimo, non certo irrilevante, e può
solo aumentare.
 
Gli amanti del privato sono convinti del fatto che la competizione fra privati tenda ad un
servizio migliore, io sono di diverso avviso: il privato monopolista si comporta peggio di
quanto non si possa fare nel pubblico, pochi privati in competizione fra loro fanno cartello
per loro tornaconto e non per il bene dell’utenza, molti privati in competizione sono spietati
ma deboli, incapaci di un servizio minimo decente perchè, seppure riuscissero ad accaparrarsi
l’appalto, l’estremo ribasso renderebbe impossibile qualsiasi minima miglioria del servizio
medesimo.
 
E poi, non è forse dal rapporto fra enti pubblici ed imprese private, che è nata ed ha
prosperato, è stata "svelata" e ridimensionata, per poi rinascere ancora ed ancora,
Tangentopoli? La "mazzetta", non è forse un effetto collaterale ineliminabile, generato dal
tentativo del privato di "vincere" sulla concorrenza? Ebbene, nel caso ipotetico in cui un
privato vincesse l’appalto per la gestione dell’acqua in tal modo, l’importo della mazzetta
egli lo anticiperebbe, ma poi quell’importo lo dovrebbe "ammortizzare", andando a prelevarlo
proprio dall’utenza, dalla bolletta dell’acqua di ciascun cittadino. Un gestore pubblico
invece, mi pare che non abbia la necessità di contabilizzare una simile "voce di spesa".
Cordiali saluti.
Silvano Madasi

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