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Andare in soccorso del vincitore

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4 Aprile 2018

A proposito di omaggi (non richiesti) ad uno dei vincitori delle elezioni del 4 marzo scorso, nel periodo pasquale il “Corriere della Sera” ha pubblicato un caustico corsivo di Aldo Grasso sulla “sinistra creativa”, avente come bersaglio l’elogio di Matteo Salvini tessuto da un mediocre attore che, per qualche tempo, è stato un ‘testimonial’ di tale sinistra in quel mondo infido e proteiforme che è il mondo dello spettacolo.

Nella sua replica il panegirista ha provocatoriamente rincarato la dose, arrivando a qualificare il ‘leader’ della Lega come “il miglior politico degli ultimi trent’anni”.

Tuttavia, preoccupato di non dare l’impressione di essere andato in soccorso del vincitore, è ricorso ad un sofisma e ha cercato di fugare quell’impressione affermando che dire che la Juventus è stata la squadra più forte degli ultimi 7 anni non significa essere uno juventino. Ma basta riflettere un poco per capire che il caso in questione è differente, perché affermare che Salvini è “il miglior politico degli ultimi trent’anni” non è fare una constatazione di fatto (come quella riguardante la Juventus), ma esprimere un preciso giudizio di valore.

In realtà, questa polemica dimostra quanto sia penetrato in profondità quell’‘effetto-Salvini’ che, così come lo stesso ‘effetto-M5S’, è stato costruito e pianificato scientificamente negli ultimi anni. Le classi dominanti, lavorando tenacemente a livello psico-sociologico e ideologico con tutti i mezzi a loro disposizione, sono riuscite, in effetti, a convertire il conflitto verticale tra borghesia e proletariato in conflitto orizzontale, quindi interno al proletariato stesso, tra classi subalterne italiane e immigrati. Che poi Salvini sia, come molti asseriscono con convinzione degna di miglior causa, “un politico che dice cose che molti pensano” è cosa discutibile per più ragioni: innanzitutto, perché questa è una perfetta definizione del populismo, pratica politica reazionaria che consiste proprio nel farsi portavoce di ciò che fermenta nella pancia del paese; in secondo luogo, perché coloro che pensano in quel modo non sono affatto la maggioranza; in terzo luogo, perché bisognerebbe pur domandarsi il motivo dello spazio esorbitante di cui Salvini ha fruito nei ‘mass media’ (spazio che dimostra quanto sia funzionale al sistema); in quarto luogo, perché vero politico non è chi si pone alla coda dei settori sociali più arretrati, sposandone i peggiori pregiudizi e gli istinti più ferini, ma chi, combattendo quei pregiudizi e rintuzzando quegli istinti, propone valori e idee alternativi e sa battersi per conquistare ad essi il popolo.

Allora, può essere opportuno ricordare quali siano i veri nemici del popolo per la funzione economica e politica, oggettivamente e soggettivamente antitetica ad ogni principio di giustizia sociale, che svolgono come esponenti di primo piano delle classi sfruttatrici di questo paese e, dunque, come organizzatori e utilizzatori di un mercato del lavoro sempre più flessibile e sempre più precario che, grazie alla globalizzazione imperialista, ha la propria valvola di sfogo nell’esercito industriale di riserva. Tali soggetti hanno nomi e cognomi ben precisi: Sergio Marchionne, John Elkann, Vincenzo Boccia, Luca di Montezemolo, tanto per citarne alcuni. Unire ciò che costoro puntano a dividere e dividere ciò che essi puntano ad unire, deve essere l’obiettivo di chiunque persegua un ideale di vera giustizia sociale. Porta invece acqua al mulino della reazione e del fascismo non solo chiunque devìi la rabbia degli sfruttati e degli oppressi su falsi obiettivi, mettendola di fatto al servizio degli sfruttatori e degli oppressori, ma anche chi (sempre che non abbia cambiato casacca) elargisce lodi ad un avversario di classe, magnificandone la forza e l’abilità.

Eros Barone

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