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Berlusconi è il solito anti-sindacale ed anti-lavorista

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20 Aprile 2009

Caro direttore,
 
            come è noto il terzo governo Berlusconi si contraddistingue per una non celata vocazione anti-sindacale ed anti-lavorista, che necessiterebbe, stante la liquefazione dell’opposizione di sinistra nel nostro paese, di trovare un argine sul piano dell’azione sindacale da parte di CGIl CISL UIL, poiché è evidente che un governo di destra fa il suo mestiere ed in sintonia con Confindustria, al di là di un roboante populismo mediatico, mira a regolare le relazioni sindacali a favore di un mondo delle imprese e microimprese sempre più in difficoltà rispetto alla competizione internazionale, per cause endogene e non solo esogene come in realtà si intende far credere .
 
Detto in altrui termini, l’abbassamento delle retribuzioni e delle pensioni ( anche per l’incidenza della pressione fiscale) è ancora una volta la leva per garantire la tenuta o l’incremento della nostra quota di commercio mondiale.
 
L’accordo separato del 22 di gennaio si colloca dentro a questo contesto politico e sindacale, sicchè diventa fuorviante e mellifluo accreditare , come fa Mariuccio Bianchi nel suo intervento dell’5 aprile titolato “ Manifestazione della CGIL …….e poi ?”, una lettura tutta politicista della scelta della CGIL di non firmare un accordo a perdere da qualsiasi angolatura lo si valuti.
 
Allo stesso modo della vicenda del Patto per l’Italia del 2002, che si è rilevato a breve termine un vero e proprio fallimento politico e sociale, giacchè CISL e UIL ripresero poco dopo il terreno dell’unità di azione con la CGIL , le scelte della CGIL sono di carattere tipicamente sindacale, perchè se nella scorsa stagione era ancora praticabile oggettivamente un ruolo di supplenza ad una politica di opposizione tutt’altro che adeguata al livello dello scontro sociale, oggi il “ Veltrusconismo “ ha reciso plasticamente dall’orizzonte anche questa possibilità concreta.
 
Non solo, dunque, è stata respinta l’ipotesi di siglare un accordo a perdere per i lavoratori sul modello contrattuale e perciò salariale, ma la CGIL si è opposta ad un mutamento del ruolo e della funzione del sindacato quale soggetto di rappresentanza generale e contrattuale del mondo del lavoro e dei pensionati.
 
Insomma, se il governo di centro- destra tollera al più sindacati collaborativi e di servizio e pertanto CISL e UIL accettano questa riduzione del loro ruolo supinamente e subalternamente , la CGIL rifiuta questo orizzonte, perché in contraddizione con la storia del movimento sindacale italiano.
 
Così come dinanzi all’autoritarismo che Berlusconi, la Lega, ecc. praticano ad ogni livello istituzionale, sociale e culturale, la CGIL non rinuncia a battersi per l’estensione della democrazia dentro al quadro tracciato dall’impianto della nostra costituzione, mentre CISL e UIL collaborano ad accentuare il processo di passivizzazione sociale in corso.
 
Da questo versante il referendum svoltosi nel nostro paese è stato una grande prova di democrazia, poiché l’aver coinvolto 3643836 votanti, di cui il 96,2% si è pronunciato contro l’accordo separato, implica la forza e la capacità di esercitare un’azione capillare nei luoghi di lavoro e nelle leghe dei pensionati, nonché successivamente in chiave contrattuale sia dentro le aziende che territorialmente.
 
Per chi avesse ancora qualche dubbio sulla bontà dell’accordo separato, il giudizio espresso da Pierre Carniti, l’ex segretario della CISL, abissalmente distante sul piano antropologico e assiologico dal populista post-moderno R. Bonanni, su Rassegna Sindacale del 1 aprile è da antologia :
“ Sottolineato che quello sulla riforma della contrattazione, è essenzialmente un accordo procedurale……poiché esso si è concluso senza l’adesione del sindacato più rappresentativo, nessuno è in grado di prefigurare, con ragionevole certezza, cosa potrà avvenire nel concreto della sua applicazione. Il risultato potrebbe essere addirittura opposto a quello atteso dai contraenti, nel senso che invece di contribuire a razionalizzare il conflitto, potrebbe renderlo ancora più imprevedibile e ingovernabile”.
 
Ed ancora Carniti dimostra tutta la sua sapienza contrattuale quando sostiene: “Finora lo scopo della contrattazione decentrata è sempre stato quello di migliorare le condizioni di lavoro o retributive…..tanto da essere definita contrattazione integrativa. Ma se ora gli accordi, per via delle deleghe previste, potranno essere fatti non solo in meglio, ma anche in “peggio”, è immaginabile che non sarà più solo il sindacato a ricercarli” .
 
Per queste ragioni la manifestazione a Roma del 4 aprile, che ha ricevuto l’apprezzamento persino di S.Pezzotta sul Corriere della Sera del 3 c.m., non solo si è rivelata una grande mobilitazione di popolo, ma ha dimostrato che il tentativo messo in campo da più parti ( anche da alcune presuntamente “ amiche” ) di isolare la CGIL può essere sconfitto proprio sul terreno del merito sindacale.
 
Infine, Bonanni, che è sempre tagliente nei suoi giudizi solo nei confronti della CGIL , dovrebbe spiegare ai suoi iscritti perché in Francia si sono svolti unitariamente due scioperi generali contro le analoghe politiche anti-lavoriste del governo Sarkosy, proclamati da ben otto sigle sindacali, mentre la sua organizzazione nel nostro paese si è consegnata mani e piedi ad un inspiegabile immobilismo passivizzante, che è di impedimento allo sviluppo di quei rapporti di forza necessari per contrattare a tutti i livelli dentro a una crisi da sovrapproduzione dai caratteri epocali.
 
Cordiali saluti
Gian Marco Martignoni, Coordinatore provinciale di Lavoro e Società area programmatica in CGIL

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