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Bielorussia, paradiso terrestre o paese sottosviluppato?

progetto bielorussia
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29 Maggio 2015

Egr. Direttore,

poche settimane fa sono stato in Bielorussia, nella provincia di Chechersk, il luogo da dove vengono i bambini di Cernobyl che ospitiamo per il risanamento sanitario e ho riportate al mio comitato le mie impressioni di questo viaggio.

Qui da noi quando parliamo della Bielorussia siamo soliti liquidare in maniera sommaria il nostro giudizio di parte: in questo paese vive e governa l’ultimo dittatore di stampo sovietico che tiene in un regime di povertà l’intero popolo. E’ questo un giudizio molto superficiale che parte dalla nostra presunzione che noi siamo la società perfetta e gli altri sono sottosviluppati. Che la Bielorussia sia un paese molto povero è vero, ma se lo paragoniamo alla situazione che c’è in Ucraina, dove secondo noi non c’è una dittatura ma un regime appoggiato da USA e Europa, oggi la Bielorussia in questo confronto è un paradiso terrestre. Oggi possiamo tranquillamente affermare che dove intervengono i paesi occidentali per esportare la democrazia, facciamo solo disastri inimmaginabili, vedi Siria, tutto il Medio Oriente e ovviamente l’Ucraina.

In Bielorussia ci sono tre distinte realtà: Minsk la capitale dove la vita può essere paragonata tranquillamente a tutte le città europee e dove quindi si vive bene. Poi ci sono le piccole città capoluogo di provincia che sembrano tanti paradisi terresti, per la pace e la pulizia che di respira. Puoi purtroppo ci sono i villaggi, quelli che sono quasi invisibili, che sono al di fuori delle principali vie di comunicazione, dove c’è una desolazione, uno stato di abbandono e una povertà indescrivibile. Io purtroppo sono portato a sostenere che in queste situazioni vive il 50% della popolazione. Ma pur con questo giudizio molto drastico vi racconto ora le cose positive che ho incontrato.

In Bielorussia, con la scelta dei bassi salari, lavorano tutti, quindi non c’è praticamente disoccupazione. I salari sono molto bassi che possono andare da 150 a 300 euro mensili, ma a Minsk possono anche essere il doppio. Nelle città di provincia il traffico è talmente limitato da sembrare di vivere in un paradiso terrestre. (pensate di poter vivere a Varese con il 90% in meno del traffico automobilistico). In Bielorussia il codice della strada è rispettato da tutti, il contrario di quello che succede da noi. Tutte le città cono pulite e ordinate, non esistono le scritte sui muri.

Non c’è la piccola criminalità che abbiamo noi, al punto tale che anche le finestre del piano terra delle case non hanno gelosie e inferiate. In Bielorussia si sente la presenza dello Stato da tutti i punti di vista e chi delinque finisce in galera. Qualcuno potrà farmi osservare che in questo paese c’è meno libertà. Forse sarà anche vero, ma se la libertà è quella di aver il diritto di mettere a soqquadro una città, come è avvenuto a Milano il 1° maggio, forse qui, della libertà ne abbiamo fatto un abuso.

Con questo non credo che la Bielorussia possa essere un modello. Si respira un modello di società di tipo sovietico imposto dall’alto; manca la partecipazione, poche sono le organizzazioni di volontariato; c’è questo senso di comunità imposto dall’alto e poco condiviso; c’è un tasso di suicidi molto elevato prodotto dal consumo della vodka; è l’ultimo paese europea in cui vige ancora purtroppo la pena di morte. Ma la cosa più negativa che si respira anche in Bielorussia è che noi siamo il modello da imitare per consumare di più, c’è una tendenza all’individualismo, di chiudersi nelle proprie case, manca quello spirito di solidarietà che purtroppo anche qui da noi sta scomparendo per far posto alla paura: e questo è un peccato. Loro non sanno o non hanno capito che il nostro modello di sviluppo è fallimentare, produce disuguaglianze, crea nuove povertà e discriminazioni, ha bisogno di un alto tasso di disoccupazione per ricattare i lavoratori in tutti i posti di lavoro, esaspera la competitività che è il contrario della solidarietà. In Bielorussia c’è il rischio di fare lo stesso errore con la caduta del Muro di Berlino, che è caduto non come anelito di libertà e giustizia, ma solo con un desiderio sfrenato di consumismo.

Le conclusioni non vogliono essere salomoniche, anche se lo possono sembrare. Sia in Bielorussia che in Italia viviamo sotto dittature: di la per semplificarla la chiamano Lukaschenko, qui noI si chiama, come sostiene il Prof. RICCARDO PETRELLA, la dittatura del Potere Finanziario Predatore che si è posto l’obiettivo di farci diventare tutti poveri, con la differenza che qui non lo denuncia quasi nessuno anche se stanno facendo morire la Grecia. Noi in tutta Europa abbiamo urgentemente bisogno di profeti veri, capaci di sacrificare la loro vita per la verità e la giustizia e per il loro popolo, come Oscar Romero, fatto Beato l’altro ieri dalla Chiesa Cattolica con qualche decennio di ritardo.

Alla fine qualcuno si sarà chiesto: ma cosa vuole sotto sotto questo qui. Un motivo c’è. In agosto ospiteremo 20 bambini di Cernobyl che vengono soprattutto da quei villaggi dove regna sovrana la povertà e la desolazione, villaggi invisibili, fuori dal mondo, dimenticati da tutti. Per completare il quadro ci mancano ancora tre famiglie.

Ospitare un bambino di Cernobyl non significa solo compiere un gesto di solidarietà ma anche e soprattutto alimentare la speranza che un giorno possa nascere una società nuova, migliore della nostra, sia qui in Italia che in Bielorussia. Chi è interessato ad ospitare un Bambino di Cernobyl, può telefonare allo 0332 200286. Questo è l’ultimo appello.

Emilio Vanoni
Presidente del Comitato Cernobyl di Induno Olona

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