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Burkini: libertà di scelta

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Burkini: libertà di scelta
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23 Agosto 2016

La libertà di scelta di una donna non si misura a cm di pelle scoperta anche perchè dovremmo comportarci inflessibilmente anche di fronte a quelle donne ricchissime dove a malapena gli si intravedono gli occhi, donne che attraversano ed accompagnano i loro mariti nelle vie più esclusive delle nostre città.
La nostra cupidigia (il denaro è tutto) ci fa però chiudere gli occhi di fronte a queste “burkinate integrali” per farcegli aprire strabuzzandoli quando i loro mariti , padri e fratelli consegnano le carte di credito ai sorridenti commessi dei negozi alla moda.

Ovviamente l’ipocrisia occidentale preferisce alimentare polemiche se una donna con il volto scoperto preferisce fare il bagno con una sorta di pigiama addosso per poi stare zitti in tutti quegli altri episodi in cui la donna occidentale viene considerata semplicemente un “accessorio per procreare” e fabbricare gli eredi del maschio occidentale. Anche nelle religioni monoteistiche la donna è sempre stata relegata a ruoli minori come se dovesse scontare a priori la sua condizioni di essere “impuro”.

Non nascondo che in ogni cultura si ha un senso di disagio nel vedere un comportamento, un atteggiamento o un abito che non rifletta dei canoni sociali ed estetici in voga nel proprio contesto culturale. Di solito lo scandalo o l’indecenza si misura su quello che viene scoperto più che sulla quantità delle zone coperte.

Negli Stati Uniti non è ammesso il topless in luogo pubblico. In Italia sì, anche se tale pratica sta passando un pò in disuso.
In Italia non è consentito prendere il sole in bikini (ancora meno in perizoma) nei parchi cittadini o in una aiuola pubblica.

Ovviamente nessuno si scandalizza se le nostre donne “nostrane” si vestono ed atteggiano in sfide su quanta pelle riescono a mostrare, con o senza farfallina tauata.

Ad esclusione del burka totale che trovo de-umanizzante e che non consente di riconoscere una persona, nulla toglie che una donna debba poter disporre della libertà di scegliere se stare in costume o in “burkini” su di una spiaggia.

Il fastidio su di un particolare abbigliamento è personale. Sinceramente provo più fastidio quando vedo un uomo camminare in città con degli infradito (letteralmente “terrificanti” e sinonimo di pessimo gusto) o un altro con i sandali ed il calzino. Altresì provo molto meno disagio quando vedo una musulmana con il velo che copre i capelli con magari un ciuffo che le sporge.

Vuoi vedere che la pudicizia o semplicemente la timidezza, il buon gusto, la riservatezza o una propria libera scelta stanno diventando un concetto pericoloso o peggio, musulmanizzante ?

Di conseguenza allora come dovremmo comportarci verso altre pratiche di “modificazione” del corpo come il piercing ed i tatuaggi?

Mi piacerebbe che le donne potessero decidere loro stesse come vestirsi o svestirsi senza che ci fosse una legge o una religione che ci dica nero-su-bianco quanti cm di pelle minima devono essere scoperti. Una volta che si vede il viso non vedo quale differenza ci possa essere tra un costume, un bikini, un topless o un “burkini” se non quella del comune senso del pudore.

Ovviamente queste considerazioni valgono per le donne musulmane “comuni” o normali. Quelle ricche possono coprirsi quanto vogliono. Avranno le spiagge sempre disponibili ed aperte in quanto la concezione del pudore è variabile in base alla dimensioni del proprio portafoglio.

Felice
Tradate

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