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Caso De magistris : precedente pericoloso per la democrazia

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23 Ottobre 2007

Ricorrere ad offese personali per spostare l’attenzione dall’oggetto delle questioni su cui ci si confronta è tipico di chi ha impedimento ad affrontare argomenti che lo mettono in difficoltà oggettive. Questo è quanto è accaduto con il Ministro della Giustizia che ha scelto di attaccare con ingiurie il Ministro delle Infrastrutture al posto di dare tempestiva, opportuna e esaustiva spiegazione alla sua decisione di applicare un’azione disciplinare nei confronti del magistrato De Magistris che aveva in corso un’indagine anche nei suoi confronti.
Con l’avocazione non si esclude il proseguo del procedimento penale ma non si può non interrogarsi se è legittimo permettere a chi è indagato di destituire il magistrato che sta operando indagini nei suoi confronti.
La riforma dell’ordinamento giudiziario approvata nella precedente legislatura, retta dal centrodestra, assolve l’azione del Ministro della Giustizia ma il senso etico impone una riflessione sulla legittimità di una tale disposizione. Perché chi ricopre una carica importante al servizio dello Stato deve decidere chi è legittimato ad indagare su di Lui mentre il cittadino è privato di questa facoltà; ennesima odiosa disparità che si va ad aggiungere alle già molte iniquità che creano profonde differenze fra la “Casta” politica e il popolo.
Questo modo di comportarsi porterà inevitabilmente a rendere impraticabile l’indipendenza della Magistratura e i reggenti di turno potranno imbalsamare i magistrati scomodi arrogandosi il diritto all’impunità. Fatto molto grave che mette in discussione lo Stato di diritto e pertanto la politica ha il dovere di interrogarsi aprendo un confronto che deve chiarire le posizioni di tutti i suoi interpreti in modo che siano ben definite le posizioni di ognuno e, se inevitabile, si demandi al cittadino il giudizio sulla legittimità delle posizioni prese.

Alessandro Milani

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