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Catalogna, i tentativi di secessione dei benestanti

Barcellona
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20 Settembre 2017

Il governo Rajoy rappresenta oggi la continuità del progetto politico della vecchia Spagna, consistente nel tentativo di unificare i diversi popoli e le diverse nazioni. Questo tentativo di unificazione è stato però realizzato attraverso l’imposizione e la violenza. Il governo del PP si è infatti rivelato incapace di superare l’attuale conflitto con il governo della Catalogna operando sul terreno della mediazione politica e ricorre all’uso strumentale degli apparati statali e all’intervento repressivo delle forze di polizia. D’altra parte, il processo che si svolge in Catalogna è il frutto della crescente pressione di un vasto settore della borghesia catalana, il cui obiettivo è quello di ottenere una posizione più vantaggiosa nella catena imperialistica.

La borghesia catalana è entrata ancora una volta in conflitto con l’oligarchia spagnola. Il conflitto ha la sua base materiale nell’esistenza di un quadro specifico di accumulazione capitalistica in Catalogna, che il capitalismo spagnolo, pur avendo provato, non è mai riuscito ad integrare nel quadro generale dell’accumulazione capitalistica in Ispagna. Non si tratta quindi di un processo di liberazione nazionale avente base popolare, anche se utilizza i sentimenti nazionali storicamente radicati nella regione per ottenere una legittimazione di massa alla sua particolare strategia. Ci troviamo di fronte, in sostanza, a un processo di ristrutturazione capitalistica, basato sulla continuità della proprietà privata e sullo sfruttamento della classe operaia e delle masse popolari da parte della borghesia: processo in cui si strumentalizza la tradizione di sinistra catalana o basca per promuovere gli interessi della borghesia e dei ceti benestanti, ‘progressisti’, di Barcellona.

È evidente l’affinità con i conati cripto-secessionisti dei cosiddetti “padani” d’Italia: si tratta della secessione dei benestanti. La corretta risposta di classe al referendum del 1 ° ottobre, indicata dalle forze comuniste, è pertanto l’annullamento del voto quale espressione politica del rifiuto di un progetto della borghesia catalana che non solo è organicamente inserito nell’alleanza imperialistica dell’UE e della NATO, ma si propone di dare continuità all’attuale sfruttamento della classe operaia catalana in nuove forme.

Eros Barone

Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da Felice

    La Catalogna contribuisce al 21% del PIL nazionale.
    La Lombardia contribuisce al 22%
    La Catalogna fa anche parte del gruppo « I Quattro Motori per L’Europa » insieme alla Lombardia, la regione francese Rhône-Alpes, e la regione tedesca Land de Bad Wuretmeberg.

    Le affinità sono molteplici, come anche le richieste di avere un maggiore potere decisionale sui margini di spesa delle tasse che ogni anno vengono versate.
    Non è sfruttamento della classe operaia è la innata propensione di queste due aree geografiche alla innovazione, al duro lavoro e alla creazione di profitto e reddito, tutte cose che non mi sembrano richiamare lo sfruttamento o chissà cos’altro.

    Le richieste Catalane non mi sembrano richieste così campate in aria. Si chiama equità e federalismo che non vuol dire secessione o razzismo.
    Il fatto che il governo centrale stia reagendo così è sinonimo di debolezza e di paura che la gallina dalle uova d’oro possa incominciare per protesta a farne meno, sempre meno.

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