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Chi ha paura dei poveri?

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10 Aprile 2007

Egr direttore,

nei giorni scorsi, sul quotidiano locale , sono apparsi alcuni articoli riguardanti la proposta di creare una mensa per i poveri all’interno della parrocchia di Sciarè di Gallarate.
Soprattutto nel primo articolo (24/3) era scritto che le mamme dell’asilo di Sciarè sono in rivolta e, anche nei successivi articoli, che tutto il quartiere era contro questa iniziativa, quando invece le critiche sono mosse solo da una piccola parte degli abitanti del quartiere, rispetto a tutta la città.
Solo nel successivo articolo si dà in parte voce a don Alberto, che spiega bene come stanno le cose e secondo quali criteri verrebbe realizzata questa lodevole iniziativa.
Intanto non si capisce perché le mamme dovrebbero aver paura di questi “poveri” che andrebbero a mangiare alla mensa all’ora di pranzo, mentre i bambini vanno all’asilo (o a scuola) al mattino ed escono verso le 16 e che quindi neanche potrebbero vedere queste persone fuori dalla mensa.
Inoltre, come precisato più volte negli incontri, l’ingresso della mensa (via Gallotti) sarebbe distinto da quello della chiesa, dell’oratorio e dell’asilo (via Cattaneo) e inoltre ci sarebbe anche un cancello di separazione tra queste realtà.
Ma la cosa incredibile è come, nelle nostre ricche città e nell’anno 2007 si abbia ancora paura di far vedere ai nostri figli che esistono i poveri, i disadattati, i drogati, gli extracomunitari e che questi comportino un pericolo per noi e per i bambini, quando invece è una grande lezione di vita anche solo vedere che esiste gente che ha bisogno, che non ha tutto e che proprio da noi cerca aiuto, anche solo un pasto caldo o due parole da scambiare.
Avendo lavorato come volontario e come obiettore per sei anni in una mensa di Milano, non posso certo dire che sia una realtà facile, senza problemi e so bene che a molti può dare fastidio vedere la gente in coda sul marciapiede o che sporca la strada o che ha paura perché non sa che gente può arrivare in questi luoghi.
E purtroppo, in molti, l’idea del povero coincide con il drogato e non invece anche con il vecchietto che non ha abbastanza soldi per vivere, la famiglia bisognosa o il cosiddetto “barbone”, magari caduto in disgrazia per svariati motivi. (Teniamo presente che non sappiamo cosa la vita ci riserva. Chissà che tra qualche anno non ci si ritrovi anche noi in mezzo ad una strada. E ci ricordiamo le foto dei nostri nonni, nel dopoguerra, in fila per un pezzo di pane?)
Credo che alcune di queste preoccupazioni siano legittime; ma anziché stroncare sul nascere questa iniziativa, sarebbe più giusto cercare di crearla e di portarla avanti nel migliore dei modi, con suggerimenti e aiuto pratico. (Molti in questi giorni, anche se contrari, dicono “…io sarei il primo a dare una mano, ma…”, ma vedremo quando la mensa ci sarà, quante di queste persone saranno lì a lavorare!).
Esternare le proprie idee è giusto, ma addirittura raccogliere firme e petizioni mi sembra veramente eccessivo.
Del resto il decanato o la parrocchia potrebbero decidere di fare questa cosa senza chiedere il parere a nessuno (come ad esempio il comune decide da solo, senza interpellare i cittadini che paghiamo le tasse, se vogliono l’hupac o il centro commerciale di viale Lombardia) e invece da tempo hanno presentato questo progetto, aperto alle proposte di tutti. È strano come, nonostante se ne parli da tre anni, solo adesso si alza tutto questo polverone…
Tra l’altro i posti a disposizione dei bisognosi sarebbero solo una trentina, “selezionati” in base a una tessera consegnata con adeguati criteri a chi ne ha più bisogno.
Inoltre è inconcepibile l’accanimento di questi giorni verso don Alberto, quasi che l’iniziativa fosse sua o che a lui ne “venisse in tasca qualcosa”, mentre si continua a non capire che è un progetto a livello di città e di decanato. Molto bene si è espresso don Guglielmo la sera del giovedì santo, in chiesa, con delle bellissime parole sulla “missione” dell’essere cristiani.
Dobbiamo quindi rimboccarci le maniche per cercare, con l’aiuto di tutta la città, di avviare questo servizio, reperendo prima i fondi necessari e poi dando il nostro aiuto in svariate maniere.
Del resto si sa che lo stato e i comuni non si interessano a queste persone (solitamente senza “diritto di voto”); se non ce ne occupiamo noi cristiani e gli “uomini di buona volontà” che amano il prossimo, chi potrà farlo?

Andrea Orsini E un gruppo di parrocchiani che sostengono l’iniziativa della mensa dei poveri

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