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Corsi di recupero… in democrazia

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19 Dicembre 2009

Gentile Direttore,
spiace leggere tra le notizie quelle in cui alcuni Istituti Scolastici denunciano apertamente la mancanza di fondi, storica purtroppo, ma aggravatasi a seguito dell’attuale sfavorevole congiuntura economico- politica.
Chi, come me, svolge la professione di insegnante, sa quanto sia importante che la scuola pubblica goda di risorse adeguate a garantire la qualità del suo servizio, culturale, educativo, di crescita collettiva.
Uno dei tagli che la difficile situazione economica spinge a operare è quello sulle attività, che le scuole devono obbligatoriamente svolgere, di recupero degli alunni che presentano lacune nelle varie discipline. Ci si inventano le più fantasiose forme di recuperi, ma di fatto stanziare fondi sufficienti ad effettuare un lavoro efficace e mirato diventa sempre più difficile.

Mi chiedo se il meccanismo sia lo stesso per altri settori della Pubblica Amministrazione. Se anche gli enti locali risentano della carenza di fondi per i “corsi di recupero”, che sarebbero indispensabili per taluni amministratori, al fine di formarsi e di potenziare -colmando tutte le lacune- le loro competenze in democrazia.
Esercizi di potenziamento in materia, pratiche di applicazione delle dinamiche democratiche, continui consolidamenti e approfondimenti sarebbero necessari.
Leggo che un po’ dappertutto di Sindaci e Assessori, spesso giovani e inesperti, che assurgono al ruolo di unici arbitri e garanti delle modalità di decisione e di dialogo.
Si sentono aperti e disponibili con tutti, solo perché ricevono nei loro uffici (a loro detta, “sempre aperti”; secondo l’orario esposto al pubblico, a me paiono invece momenti scomodi per chi semplicemente lavora); fissano appuntamenti a chiunque, basta chiedere (e magari attendere il giorno del Giudizio); svuotano di significato Commissioni, Comitati e gruppi vari, presiedendoli direttamente o facendoli dirigere da loro uomini di fiducia, escludendo le minoranze da ogni ruolo di coordinamento, riducendo i numeri dei membri, i tempi degli interventi, il numero delle riunioni per fare in fretta (loro però la chiamano “efficienza”).
Hanno il piglio decisionale e prepotente di chi non sa che pesci prendere e teme qualunque confronto; è una minaccia alla (loro) “libertà” chi sappia semplicemente parlare e sostenere con logica chiarezza la sua posizione; è un “maleducato” chiunque osi partecipare.
Accampano pretesti impossibili: le Commissioni devono essere snelle, i Comitati non servono, le proposte devono essere conosciute prima ancora di essere presentate, ogni iniziativa (soprattutto se proviene da un individuo con un minimo di personalità e carisma) deve essere spenta, in nome del concetto che hanno loro di “condivisione”: io decido, tu non mi fai perdere tempo!

E allora, gentile Direttore, propongo di bocciare senza appello i più; salvarne i meno peggio, quelli che in democrazia ed esercizio della stessa possono essere recuperati; sottoporli, come diciamo noi a scuola, ad un corso intensivo di potenziamento, consolidamento e recupero: un pacchetto di ore corrispondenti a tutti i momenti in cui hanno violato il nobile principio democratico, moltiplicati per 30, come per le anime purganti dell’Antipurgatorio dantesco, sempre ammesso che si siano mostrati pentiti delle loro azioni.

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