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Dieci tesi sulla fase politica

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12 Giugno 2018

Espongo dieci tesi sulla fase politica.

1. il populismo è intrinsecamente reazionario, perché promuovendo gli interessi economici di una determinata frazione della borghesia, a cui subordina quelli delle classi subalterne mediante un ‘mix’ di concessioni limitate e di demagogia nazionalista, fa leva non sul fattore di classe (= conflitto verticale e blocco progressivo) m sulla nozione interclassista di popolo (= conflitto orizzontale e blocco neocorporativo): ciò implica che non esista una variante genetica “di sinistra” di questo ircocervo e, se qualcuno si illude che esista, mi dispiace per lui ma è quella che, mutatis mutandis, si incarnò, se non nelle SA di Römer e di Strasser, nell’ideologia e nell’azione di Nicola Bombacci, ex socialista, ex comunista, fascista e repubblichino, nonché estensore della Carta di Verona;

2. il populismo converge pertanto, sul piano ideologico, economico e sociale, con la concezione fascista, rispecchiata, in una certa misura, dal linguaggio ibrido del governo Di Maio-Salvini, che è, ad ogni modo, un governo di estrema destra;

3. il populismo è un fattore aliorelativo dell’europeismo, che gli ha spianato la strada e di cui costituisce l’altra faccia (i riconoscimenti elargiti da Salvini a Minniti sui temi della sicurezza e dell’immigrazione, così come al governo Gentiloni per le politiche del lavoro lo attestano inequivocabilmente): l’uno genera, alimenta e riproduce l’altro (il paradosso si spiega tenendo conto che sono entrambi al servizio di un’unica classe, anche se esprimono gli interessi di due frazioni confliggenti di essa);

4. il populismo, come dimostrano le misure fiscali e lavorative che propone (l’introduzione della regressiva e antipopolare ‘flat tax’ e il ripristino dei ‘voucher’), si atteggia ad ‘amico’, ‘avvocato’, ‘difensore’ del popolo, ma è in realtà un ‘falso amico’ del proletariato, un rappresentante della piccola e media borghesia reazionaria e un vassallo, ancorché riottoso e instabile, della grande borghesia;

5. se quanto precede è esatto, ne consegue che i sintagmi di “sinistra patriottica” (Leonardo Mazzei) e/o di “patriottismo laburista” (Giulio Sapelli) sono, nella fase attuale, lustre che coprono ben altra mercanzia (= fascistizzazione);

6. in un regime capitalistico e in un contesto inter-imperialistico non esiste un ‘interesse nazionale’ in cui la classe operaia possa riconoscersi, l’unico interesse imposto e prevalente essendo quello della borghesia imperialista;

7. donde consegue che non esiste (e, anche se esistesse, non va appoggiata) una ‘borghesia nazionale’ e che, pertanto, occorre escludere l’uso fuorviante di espressioni come ‘colonialismo’ e ‘sovranità nazionale’ applicate alle vicende interne della UE: ‘questa’ Europa è stata infatti voluta dalle classi dominanti di ciascun paese aderente (basti pensare che l’inserimento nella Costituzione del pareggio di bilancio, intangibile dogma liberista, è stato approvato con una maggioranza quasi assoluta);

8. pertanto, chi indica come bersaglio da colpire la Germania della Merkel (come se la Francia di Macron fosse una vestale illibata), oltre a sbagliare mira politica, fornisce all’arciere che tiene sotto tiro l’intero continente, cioè agli USA del fascista Trump, la freccia con la quale mantiene la sua minaccia (solo in Italia 40 basi militari e 90 testate nucleari del tutto al di fuori di ogni controllo da parte del governo);

9. il modo in cui si pone il tema della lotta per la sovranità nazionale deriva per i comunisti dalle indicazioni contenute nell’articolo di Lenin “Sulla parola d’ordine degli Stati Uniti d’Europa”, ove l’obiettivo della lotta per la sovranità e l’indipendenza nazionale acquista un contenuto politico e sociale avanzato in un processo rivoluzionario guidato dalla classe operaia e dai suoi alleati (gli strati salariati non produttori di valore): processo che, vigendo la legge economica dello sviluppo ineguale, può nascere anche nel quadro del polo imperialista europeo, di cui l’Unione Europea è il braccio economico-finanziario e la Nato il braccio politico-militare;

10. il governo Di Maio-Salvini nasce da una crisi politica dirompente e ne prepara altre, sia all’interno sia a livello internazionale: è quindi fondamentale e vitale per la sinistra di classe prepararsi a sfruttarle per contrastare la spinta reazionaria e populista e tenere aperta la prospettiva della lotta per la democrazia e il socialismo.

Eros Barone

Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da Felice

    Concordo in pieno con la sua lettera. Probabilmente quando la situazione degenererà ( e degenererà di sicuro) persone come lei e me saranno fortemente a rischio. Prepariamoci per tempi bui.

  2. Avatar
    Scritto da Inverna

    Egregio lettore,
    leggo con rispetto ed ammirazione la sua dissertazione sull’attuale fase politica.- Da uomo della strada non ho sufficienti conoscenze/argomenti per replicare, quindi mi limito a una semplice considerazione: non mi risulta che dal 46 in poi (anno in cui sono nato) questo Paese abbia avuto esecutivi di matrice fascista, ma ben chiari mi sono la bancarotta in cui siamo finiti, la corruzione dilagante, gli squilibri sociali in aumento , il crescente gap con il resto dell’Europa (e non solo), e tutto ciò porta ad una sola semplice domanda.- Se non la destra (che non ha governato), chi dobbiamo ringraziare per tutto questo?
    Inverna

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