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Don Milani, prete scomodo o normale?

Don Lorenzo Milani Barbiana
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1 Luglio 2017

Egr. Direttore,

credo che sulla visita di Papa Francesco sulle tombe di don Lorenzo Milani e di don Primo Mazzolari, la stampa cattolica stia perdendo la bussola o forse apre profonde contraddizioni nel mondo cattolico.

Nell’ultimo numero “Famiglia Cristiana” fa questo titolo “Erano preti scomodi” in prima pagina. Avrà anche ragione di fare questo titolo, ma non si accorge che dicendo questo ammette che dall’altra parte ci sono uno stuolo di preti comodi, preti cioè che alla domenica mattina commentando il vangelo sono capaci di accontentare tutti senza dire niente di particolare, riescono ad usare il vangelo senza scuotere le coscienze, tenendo insieme nel nome dell’amore, il diavolo e l’acqua santa, i ricchi e i poveri. I primi perché sono quelli che finanziano le parrocchie e i secondi perché sono i destinatari dell’amore di Dio. E anche questo è vero. Oggi poi i nostri parroci sono costretti a gestire una pluralità di chiese, devono correre a dire decine di messe, funerali e comunioni, diventando quindi dispensatori di sacramenti, funzionari di Dio, pastori di un gregge che non conoscono più e che quindi non possono amare. Perché per amare le proprie pecore bisogna conoscerle, sentire le proprie sofferenze, patire il loro dolore e usare il pulpito per denunciare le ingiustizie di questo mondo, come ha fatto Gesù Cristo duemila anni fa, e come hanno fatto don Milani e don Mazzolari, l’altro ieri.

Ma se un prete non fa questo è perché è un prete comodo, non ha il coraggio di denunciare tutte le ingiustizie di questo mondo, perché il coraggio, don Abbondio insegna, non è una dote che hanno tutti. E purtroppo di “don Abbondi”, ce ne sono troppi che non hanno il coraggio di incarnare il Vangelo, farlo vivere sulla propria pelle, ma si limitano a leggerlo, lasciando al popolo di Dio il compito di interpretarlo, diventando involontariamente una sorta di chiesa del silenzio, quella capace di accontentare tutti, comodamente.

Quando don Milani fu esiliato a Barbiana, dopo che la chiesa fiorentina gli aveva depredato il popolo di Calenzano, la prima cosa che fece fu quella di comprarsi il posto al campo santo, dove ora è sepolto, perchè voleva accettare la sfida dal suo vescovo. E con quelle poche decine di famiglie che il Signore gli aveva affidato, condivise tutto, gioie e dolori, perché come scrisse nelle sue lettere, non è vero che si possono amare tutti i poveri della Terra, ma solo quelli che si conoscono e con cui si entra in contatto e di cui si sentono le loro sofferenze. Se non si ascoltano le loro sofferenze, di diventa irrimediabilmente, preti comodi, che non danno alcun fastidio. Fu così che un bel giorno scrisse al suo vescovo, il Card. Ermenegildo Florit, quasi ringraziandolo per il suo esilio: “Ho badato a accettare in silenzio perchè volevo pagare i miei debiti con Dio, quelli che voi non conoscete. E Dio invece mi ha indebitato ancora di più: mi ha fatto accogliere dai poveri, mi ha avvolto nel loro affetto: Mi ha dato una famiglia grande, misericordiosa, legata a me da tenerissimi e insieme elevatissimi legali. Qualcosa che temo lei non ha mai avuto. E per questo m’è preso pietà di lei e ho deciso di risponderle.”

Scriveva oltre 30 anni or sono padre Davide Maria Turoldo: “Il nostro sistema, questo capitalismo di cui noi ci onoriamo come del nostro più splendido blasone, lo si può definire, sotto molti aspetti, certamente fra i più atei e disumani sistemi apparsi nella storia. Ateo, perchè ha per fine il capitale; e il vangelo dice che voi non potete servire Dio e mammona, poichè il cuore dell’uomo è indivisibile”

Papa Francesco ha auspicato una chiesa povera, più vicina ai poveri, meno clericale. Per fare questo e per far tornare i nostri preti, meno burocrati, ma i più pastori, la strada è una sola: aprire la chiesa, per consentire a tutti, donne e uomini, sposati e non sposati di mettersi al servizio di Dio con una vocazione vera, non storpiata da regole medioevali, che Lutero 500 anno or sono tentò invano di rinnovare.

Per quanto riguarda il futuro di queste profeti, bene ha fatto papa Francesco ad andare a pregare sulle loro tombe e a chiedere perdono per le ingiustizie commesse dalla chiesa. Spero che adesso la chiesa non li faccia diventare santi: significherebbe imbalsamare le loro parole o peggio ancora metterci il silenziatore. Vanno ricordati per tutto quello che hanno scritto e fatto. Personalmente credo che don Milani e don Mazzolari siano semplicemente due preti normali, fedeli al vangelo e agli ultimi. Speriamo che adesso tutti i preti sentano sulla propria pelle il dolore di questo mondo, prima che qualcuno decida di sparare su quei barconi stracarichi di immigranti, che arrivano sulle nostre coste in cerca di una terra promessa che non c’è più, rischiando di lasciare solo papa Francesco nella difesa degli ultimi. Dobbiamo decidersi una volta per tutte se vogliamo rimanere atei o diventare credenti di un vangelo, questo sì, tremendamente scomodo-

Emilio Vanoni – Induno Olona

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