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Dopo il 20 ottobre

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21 Ottobre 2007

Egregio direttore,

dopo la poderosa manifestazione del 20 ottobre scorso, cui hanno partecipato centinaia di migliaia di persone appartenenti al mondo del lavoro sfruttato, dipendente, subordinato e precario, oltre, naturalmente, ai dirigenti e ai militanti della sinistra (così, senza aggettivi) rappresentati dal “manifesto”, dal Prc, dal Pdci, nonché dalla Fiom e dalle aree programmatiche di “Lavoro e Società” e della “Rete 28 aprile”, entrambe della Cgil, il governo Prodi è più forte e il suo deuterantagonista Veltroni è più debole.
Chi è sceso in piazza ha infatti manifestato il suo fermo rifiuto delle politiche liberiste e la sua volontà di vedere applicato il programma dell’Unione, poiché non è possibile che il tema della lotta al precariato sia assunto dal Papa, mentre il Partito democratico inneggia alla legge 30 e il governo Prodi conclude un accordo con i sindacati e con la Confindustria, che abbandona i precari al loro destino di supersfruttamento ed emarginazione.
Tuttavia, il cammino per ricostituire il legame fra la sinistra e il suo popolo è ancora lungo, anche se, dopo questa importante prova di determinazione, radicamento e unità, meno difficile e irto di ostacoli di quanto non fosse prima. Ad una condizione, però, che è la seguente: la sinistra deve contrapporre la mobilitazione di massa, unitaria e militante, dei lavoratori e delle forze sinceramente democratiche sia alle derive oligarchiche e neocorporative sia alle derive populistiche e plebiscitarie della democrazia, cui stiamo assistendo da tempo. L’arma invincibile della sinistra è la stessa del mitico Anteo, un gigante che poteva essere sconfitto soltanto se perdeva il contatto con la terra, sicché solo tenendolo sollevato da terra Ercole poté strangolarlo. E la terra con cui non si può mai perdere il contatto è per la sinistra non solo quella inesauribile sorgente di forza e di autentico rinnovamento che è il popolo lavoratore, ma anche quella prospettiva ideale che dà un senso positivo e costruttivo alle lotte, alle proteste e alle mobilitazioni: una prospettiva che si chiama socialismo del XXI secolo.

Enea Bontempi

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