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Gli Ippocastani di Luino e Seneca

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Con preghiera di pubblicazione (non necessariamente nella rubrica delle lettere al Direttore).
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7 Giugno 2018

La locuzione “cui prodest” di Seneca indica il giovamento per qualcuno derivante da un fatto negativo volutamente eseguito a danno di altri mi viene in mente dopo avere saputo che qualche settimana fa il “Comitato di Piazza Libertà” è stato ricevuto dal Sindaco Pellicini e dalle persone interessate al progetto di riqualificazione della piazza dell’imbarcadero di Luino che, tra le altre cose, prevede l’abbattimento di n. 3 ippocastani storici dietro il caffè Clerici sotto i quali oltre agli illustri luinesi Piero Chiara e Vittorio Sereni hanno praticamente sostato tutti i luinesi.
Pare che dalla discussione sia emersa la disponibilità dell’amministrazione luinese a lasciare due degli ippocastani, mentre uno – seppure sanissimo – dovrebbe essere abbattuto.

Tornando a Seneca vorrei chiedere all’amministrazione come mai due serie di platani abbattuti in Viale Dante (che ci hanno detto ammalati di cancro colorato) tra la rotonda del marinaio e la prospicienza del distributore di carburante della Q8 non sono stati rimpiazzati come avvenuto per il resto del nuovo lungo lago? Cui prodest?

Vorrei rammentare la raccolta di firme che ha permesso di ridimensionare la struttura in cemento sul nuovo lungo lago ora adibita a bar. In questo caso il “prodest” è andato a vantaggio oltre che del noto albergo di Viale Dante al quale sarebbe stata tolta gran parte della vista sul lago, anche e soprattutto ai cittadini che potevano continuare a godere del panorama lacustre. Quindi – a prescindere dall’ignobile abbattimento di platani secolari – è stata la cittadinanza tutta, passeggiando sul nuovo marciapiede, ad averne avuto un vantaggio potendo ammirare con soluzione di continuità il lago.

E per gli ippocastani? A vantaggio di chi va l’abbattimento? Che non ci raccontino che si potrebbe inciampare nelle radici, un bravo architetto non avrebbe bisogno di suggerimenti per la soluzione, magari chiedendolo a qualche bambino avremmo una risposta più semplice e probabilmente più efficace. Non ci dicano che tolgono linearità visiva al resto del nuovo lungo lago; qui siamo alla fine della neo cementificazione ed accanto al vecchio porto, uno, forse il più noto dei simboli di Luino dove c’è solo l’obrobrio di una piazza asettica senza ombra di ombra con un paio di panchine cotte dalla divinità Helios.
Chissà perché quando c’è il sole tutte le persone sono affollate solo sulle panchine sotto gli ippocastani orrendamente (o volutamente perché si ammalino e quindi da abbattere?) potati. Dalle finestre comunali nessuno ha notato che nelle ore calde nessuno si siede sulle panchine al centro della piazza, si fa finta di nulla?

Il “prodest” derivante dall’abbattimento degli ippocastani ed in particolare di quello davanti alla gradinata del lago non va di certo a vantaggio dei luinesi o dei turisti che passeggiano perché a loro non danno proprio alcun fastidio, ne traggono anzi sollievo e li apprezzano. Sarebbe interessante fare un sondaggio a tale proposito.
Sarò in mala fede ma, anche se a pensare male si sbaglia qualche volta ci si indovina, e in attesa di essere smentito penso che l’unico a trarne vantaggio sia il ristrutturando hotel di Piazza Libertà al quale gli ippocastani (e guarda caso uno in particolare) potrebbero togliere la vista sul lago…
Se così così non fosse, a vantaggio di chi va l’abbattimento?
Se nessuno, e la cittadinanza in primis, ne trae profitto allora lasciamoli al loro posto, continueranno ad ombreggiarci, e soprattutto curiamoli per il semplice fatto che hanno vissuto la storia di Luino prima di noi, perché siamo noi che invadiamo il loro spazio!

No caro Sindaco, Lei e la sua Amministrazione dovreste sapere che le opinioni della cittadinanza e in particolare quella di chi vive i quartieri soggetti a variazioni sono, in una società democratica, alla base del rispetto reciproco e non si va lontani se si finge solo di ascoltare, e soprattutto ci si sente presi in giro se chi amministra fa l’offerta parafrasata del supermercato “ne tagliamo uno ma ne lasciamo due”.

Rolando Saccucci

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