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Gli spettri che aleggiano sul futuro del Milan

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1 Marzo 2017

La vicenda della vendita dell’AC Milan 1899 è diventata una soap opera senza fine.
Proprio in queste ore si vocifera che il closing previsto per venerdì 3 marzo non si effettuerà e, per l’ennesima volta, ci sarà un rinvio di un mese.
I motivi e le cause che hanno imposto questo slittamento rientrano nel “gossip finanziario”.
Pare che la cifra da versare a saldo non sarebbe stata raccolta dalla cordata cinese, Sino Europe Sport, e a fronte di questo ulteriore ritardo, Fininvest riceverà un’ulteriore caparra di 100 milioni che si aggiungerà ai 200 già versati nelle casse dell’azienda del”biscione” nei mesi scorsi.
Finanza, economia, normative internazionali, tutti argomenti che mal si conciliano con la passione di noi tifosi rossoneri.
O meglio, sono elementi poco comprensibili a chi non è avvezzo al mondo dell’alta finanza, ma che provocano profonde preoccupazioni nell’animo intriso di quella malattia endemica e incurabile chiamata “tifo calcistico”.
Di più, una vera e propria ragione di vita.
Io, come milioni di colleghi di fede rossonera (ma non solo perchè queste vicende, ahinoi, pervadono tutto il mondo pallonaro moderno), abbiamo la mente ricolma di dubbi, di insicurezze, di ansia; un stato patologico psichico, necessitante di un urgente intervento da parte dei più capaci e validi psicanalisti.
E sì, perchè pensando a quale futuro ci possano garantire questi nuovi, presunti proprietari che entreranno in possesso del glorioso stemma a strisce rossonere con croce rossa su sfondo bianco, di un club ultra-centenario (16 dicembre 1899), e, senza alcuna modestia da parte mia, una leggenda planetaria difficilmente imitabile, mi viene difficile a non pensare male visto che non riescono neppure a racimolare la somma necessaria e pattuita da mesi per l’acquisto della totalità delle azioni.
Chiunque capirebbe quale grave depressione psicologica stiamo attraversando.
Nella mia mente aleggiano gli stessi spettri che vissuti per lungo tempo durante gli anni 70 e inizio 80 del secolo scorso.
Il mio non è un processo alle intenzioni, ma solamente un’espressione dettata dalla mia passione per il mio/nostro Milan.
Rivedo gli anni bui in cui sulla sedia della presidenza dell’allora sede di via Turati, sedettero una serie di “personaggi” privi delle capacità economiche, imprenditoriali, manageriali che ci portarono a vivere per anni nella mediocrità, a retrocedere due volte in cadetteria (per la verità con aiuti anche esterni…), sul baratro del fallimento e della scomparsa.
Anni in cui i nostri sogni, le nostre aspettative si scioglievano come neve al sole, si evaporavano come bolle di sapone.
Che tristezza, che angoscia, che delusioni cocenti, che umiliazioni vivevamo.
Tanto per ridestare la memoria.
Campionato perso all’ultima giornata vedendo volatilizzarsi la tanto agognata Stella del decimo tricolore.
Lotte intestine all’interno della società con alternanza di presidenti che considerano il capitano e simbolo del Milan, Gianni Rivera un capro espiatorio delle nostre sconfitte con la squadra nella confusione più totale che si salva alla penultima giornata contro il Catanzaro.
La felicità per la conquista della tanto agognata Stella nel 1979, che viene frantumata dalle vicende del calcio scommesse l’anno successivo, con retrocessione in serie B.
E poi una sequela di promesse roboanti di acquisti dei più celebrati giocatori che miseramente svanivano alla fine della sessione estiva del calciomercato ad inizio di luglio (che meraviglia quando il mercato terminava ad inizio estate e non era il circo mediatico economico di oggi, dominato dalle brame dei procuratori che si protrae fino a fine agosto con i tornei nazionali già iniziati) per mancanza di soldi, di solidità societaria e di fondanti progetti futuri.
Presidenti prodighi di promesse e impegni a far grande il Milan, ma che all’atto pratico non mantenevano nulla.
I nomi, beh in ordine sparso, Duina, Riva, Buticchi, Colombo, Morazzoni e mi scuserete se ne dimentico qualcuno.
E allora ecco gli affari sfumati: il giovane Giordano, e il regista della nazionale brasiliana Falcao, causa retrocessione per il calcio scommesse; o il celebrato Ceulemans finalista con la nazionale belga agli europei del 1980, che, si disse, rifiutò il Milan perchè non voleva allontanarsi dalla madre (!?!). Come dimenticare il mancato ingaggio del mitico Zico (uno dei primi tre/quattro calciatori più forti al mondo di quegli anni insieme a Platini. Falcao, Maradona), per mancanza di soldi, approdato a Udine qualche anno dopo, dovendo ripiegare sull’ ingaggio di J.Jordan, scozzese di gran “cuore”, ma ormai sul viale del tramonto, sfinito dalle tante battaglie sui campi inglesi dove immolò anche alcuni denti (per questa caratteristica veniva chiamato lo “squalo”).
E poi, giocatori di valore non eccelso che, però, evitavano di accasarsi a Milanello (vedasi Hernandes andato al Torino, Dirceu che approdò all’ Hellas, tanto per fare due esempi); altri, invece, che indossarono la nostra maglia, ma impazienti di abbandonare la barca rossonera che “imbarcava acqua”, come Collovati, Battistini, Serena, a cui andrà per imperitura memoria il nostro disprezzo.
E come non ricordare gli anni di Farina=Rovina con la grana sganciata dal generoso e appassionato G.Nardi vicepresidente a cui noi tifosi milanisti saremo sempre grati per quanto fece in quegli anni di “pane raffermo e stantio” che il “convento di via Turati” ci propinava.
Anni di incertezze, di tristezze, di angoscia, di mediocrità.
Fino a quando arrivò S.Berlusconi, che fece svanire la nebbia e le tenebre che ci avvolgevano facendo splendere sul nostro amato Milan un sole così luccicante che mai avemmo visto.
E allora, io come, milioni di colleghi di fede, colleghi di mille battaglie, di tante ore trascorse sugli spalti di S.Siro e degli stadi d’Italia e d’Europa mi chiedo come possa Berlusconi cedere la società a persone che potrebbero ricreare quell’atmosfera di mestizia, sconforto, di angoscia, di rischio fallimento, lui che anche in questi ultimi 5 anni di mancanza di successi, ha sempre garantito una solida base economica con stipendi pagati e ripianamento dei debiti annuali (non più tardi di qualche giorno fa, lo stesso Montella ha confermato che il Milan è una delle poche società che paga regolarmente gli emolumenti ai suoi dipendenti; evidentemente cosa rara nel calcio di oggi).
L’augurio che faccio al nostro amato Milan è uno solo: gli spettri che aleggiano nella mia mente svaniscano come al risveglio da un incubo e che si venga ancora illuminati dal luccichio del metallo di tanti trofei prestigiosi e dalla luce di un futuro radioso e certo.
Una luce, che, non credo provenga, dall’ Oriente, dalle “tigri asiatiche”, dai nuovi tycoons che vogliono immolare la nostra passione, la nostra storia, la nostra leggenda sull’altare della finanza più spregiudicata.
Presidente si ricordi di cosa fosse il Milan prima del suo avvento; non può abbandonarci in cattive mani, e farci ripiombare nelle tenebre.
No Presidente, per carità, non rovini 30 anni di gloria, con buona pace anche dei suoi eredi che non ebbero, non hanno avuto e non avranno mai a cuore le sorti del “nostro Milan”.
E il mio indice “accusatore” lo punto proprio su di loro se il nostro futuro sarà triste e fosco.

Massimo Puricelli

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