I nodi strutturali di varese sono rimasti irrisolti

1 Ottobre 2004

Caro direttore,
gli ultimi trent’anni della storia di Varese sono fitti, come hanno del resto già sottolineato altri interlocutori, di treni persi. E’ ingenerso però metterli tutti a carico dei “governi” Fumagalli perchè la città sconta almeno vent’anni di abbandono, di malversazioni, di assenza di progettualità. Tangentopoli del resto ne fu l’esito patologico e traumatico nella prima metà degli anni novanta. Non dimentichiamo che la città salutò come un risultato significativo il risanamento del laghetto dei cigni dei giardini Estensi, per intervento di Bobo Maroni, dopo essere stato per anni ridotto a melmosa vasca maleodorante. Questo fatto la dice lunga su quale fosse, poco più di dieci anni fa, il livello di degrado cittadino. Prima Fassa poi Fumagalli hanno contribuito ad attenuare il declino complessivo restituendo, almeno al centro cittadino, un certo decoro e un certo lustro. Altrettanto non si può dire delle castellanze per la vivibilità delle quali pochissimo si è fatto e si continua a fare. 

Sono invece rimasti del tutto insoluti i nodi strutturali: tangenziali, parcheggi esterni, uso metropolitano dei tratti ferroviari delle FS e delle Nord che tagliano il territorio comunale; sistemazione del micidiale incrocio Magenta – Autostrada; il proseguimento fino a Masnago del corso Europa, il rilancio di Sacro Monte e Campo dei Fiori, due risorse turistiche straordinarie; il recupero in collaborazione con i privati di alcune aree industriali cittadine dismesse come quella di via Carcano dove si potrebbe costruire un autosilo al servizio della Nord. Forse sarebbe utile che anche Varese, come da qualche anno si fa a Milano, convocasse gli “stati generali”, aperti a tutte le forze che ne hanno a cuore il destino, per tracciare una mappa condivisa delle cose realisticamente da fare.