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Il calcio dei piccoli e gli adulti che lo rovinano

calcio giovanile dei laghi
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22 Aprile 2015

Buongiorno direttore,

scriviamo questa lettera per portare a conoscenza e per riflettere su alcuni fatti incresciosi avvenuti nel giorno di gara dei nostri piccoli “calciatori”.
La nostra società dilettantistica si chiama Giovanile dei Laghi ed opera sul territorio della provincia di Varese. Ci occupiamo esclusivamente di settore giovanile, dalla Scuola Calcio alla categoria Giovanissimi, senza avere una prima squadra.
I fatti in questione riguardano le partite delle categorie Esordienti misti e Giovanissimi.

Nella giornata di sabato 18 Aprile la gara dei nostri Esordienti è stata sospesa dai nostri istruttori a causa delle intemperanze tra “istruttori“ della società ospite e genitori. Il primo oggetto di dibattito è stata la nostra scelta di adottare l’autoarbitraggio (come previsto da regolamento F.I.G.C., il quale consente, per la categoria in questione, l’arbitraggio ad opera di un dirigente tesserato della squadra di casa, oppure l’autoarbitraggio, dove una figura di riferimento interviene solo in caso di infortuni o falli gravi). Ci teniamo a specificare che questa modalità non ha mai causato alcun disagio in nessuna delle nostre partite precedenti.
La partita è iniziata e l’autoarbitraggio è diventato il pretesto, da parte degli “allenatori” della società avversaria, per contestare ogni tipo di contatto e, per i loro giocatori, l’autorizzazione a fare fallo e giocare senza regole. Al gioco duro della squadra avversaria i loro allenatori rispondevano restando seduti in panchina, in silenzio, senza dare alcuna comunicazione o rimprovero. Tutto questo anche quando un loro ragazzo, dopo aver realizzato una rete, si rivolgeva ai genitori con gesto dell’ombrello, dito medio alzato e frasi irriguardose…
Come ben si può immaginare da questa condotta è scaturita ben presto forte tensione tra gli istruttori ospiti e i genitori presenti, spaventati dai falli della squadra avversaria, e saggiamente i nostri istruttori hanno ritirato la squadra dal campo per evitare conseguenze ben peggiori. Su esplicita richiesta ospite, è stato messo a referto il risultato di 0-3, nonostante la nostra squadra fosse in vantaggio per 3-2 (per la nostra società il risultato di gara è l’ultima cosa di cui curarsi) con grande soddisfazione degli allenatori ospiti; mentre alcuni ragazzi e ragazze, anche tra gli ospiti, piangevano o rimanevano sbigottiti davanti a questo epilogo infelice.

Il secondo episodio, invece, risale a poche ore più tardi durante la partita che vedeva affrontarsi la categoria dei Giovanissimi.
Va subito detto della grandissima correttezza in campo tra allenatori, giocatori e direttore di gara che hanno dato vita ad una partita di grandissima sportività.
Il triste episodio nasce nel secondo tempo, quando sul punteggio di 0-4 per la società ospite, che stava nettamente meritando in virtù del gioco espresso, un nostro giocatore fallisce un’occasione per realizzare il cosiddetto “gol della bandiera”. Qui succede l’incredibile. Un genitore della squadra ospite schernisce platealmente il ragazzino di 15 anni per l’occasione mancata.
Il giocatore, sentitosi umiliato da un adulto davanti a tutti, rivolge un applauso ironico alla tribuna e, successivamente, viene sostituito. Da questo episodio si crea un alterco abbastanza acceso tra il padre del ragazzo offeso e il genitore avversario che, per fortuna, e grazie l’intervento dei nostri dirigenti, finisce senza alcun tipo di conseguenza.

Morale della favola, per inadempienza e mancanze professionali degli “allenatori” ospiti nella prima partita sono stati privati una ventina di bambini di ciò che più li fa divertire: GIOCARE a calcio. Nella seconda partita, invece, sono diventati protagonisti i genitori piuttosto che i ragazzi in campo e, l’unico vincitore, è stato questo padre, che ha ottenuto di veder sostituito il nostro giocatore.
Da questi fatti nascono mille domande e mille dubbi: perché avere scuole calcio in ogni paese (magari anche due in paesini di mille abitanti) con la necessità di moltissimi allenatori, il più delle volte inadeguati, soprattutto come educatori, con il risultato di diminuire io livello di qualità?
Non sarebbe meglio avere numeri ristretti di scuole calcio per ogni provincia ma altamente specializzate?
Perché viene data possibilità a chiunque di occuparsi di bambini o ragazzi in età fisiologicamente e mentalmente così delicate: non è finita l’era di chi allena a tempo perso?
Con tutto il rispetto. Perché viene ancora permesso ai genitori di diventare protagonisti delle partite quando gli unici protagonisti DEVONO essere i bambini?
Perché la Federazione tiene una posizione così morbida, permissiva verso tutto ciò?

Penso che da tutti questi punti interrogativi si possano capire tante cose riguardo il calcio italiano: dei suoi problemi, dalla mancanza di qualità, della tremenda assenza di cultura e civiltà sportiva che sfocia clamorosamente negli striscioni di Roma o negli atti vandalici del Franco Ossola a Varese, giusto per citare gli ultimi. Ogni volta si rimane sorpresi e indignati ma nessuno pensa mai a cosa fare davvero per cambiare. Il processo è lungo e difficile e passa, a nostro modo di vedere, dalla QUALITA’ delle persone, in campo e fuori.

In questa giornata, dove il senso di delusione e sconforto, prevalgono su rabbia e indignazione, c’è però qualcosa che ci lascia fiduciosi. Per prima cosa il comportamento dei nostri ragazzi, impeccabili di fronte al caos creato dai “grandi”. Secondariamente, il comportamento degli istruttori e accompagnatori della squadra avversaria (Giovanile Varese) nella partita dei Giovanissimi, i quali subito si sono interessati e hanno preso provvedimenti verso i genitori responsabili dell’episodio.
Crediamo che, visto se un ragazzino di 13 anni riesce ad essere migliore di un “uomo” di 40, in futuro avremo dei veri amanti del calcio e dello sport, che popoleranno lo stadio per divertirsi, sapendo che sul biglietto di una partita non c’è scritto il risultato della stessa e che è accettabile anche arrivare ultimi se l’avversario è stato migliore. Sarà questo un pensiero utopico ma noi scegliamo di proseguire su questa strada. La cultura che privilegia il risultato ai più elementari valori dello sport NON E’ PIU’ TOLLERABILE.

Speriamo che questa lettera possa spronare a farsi avanti le altre società calcistiche che pongono al centro del proprio progetto il bene dei ragazzi. Non tacciamo. Cambiamo questo mondo così brutto che circonda un gioco così bello!
Saluti

Giovanile dei laghi

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