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Il “civismo” in alternativa ai partiti

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9 Luglio 2017

Caro direttore

una società che cresce intellettualmente ed economicamente, per logica consequenziale, scopre e coltiva il “civismo”. La delega perde sempre più senso e il cittadino vuole occuparsi direttamente di quanto concerne il pubblico assumendosene tutte le responsabilità collegate.

Questo avviene anche per colpa dei partiti politici che non sono stati in grado di aggiornare le culture politiche e i metodi di selezione della classe dirigente. Ciò ha motivato la volontà di gruppi, associazioni e movimenti ad entrare in competizione per poter indicare consiglieri e deputati sottraendo questa esclusiva ai partiti.

La sensazione è che sia solo un fenomeno di centrosinistra ma, se si analizzano bene le situazioni locali, molte amministrazioni, coerenti al centrodestra, sono state supportate da Liste civiche; nel centrosinistra c’è una minore prevalenza.
Fatto certo è che le liste civiche non hanno riferimenti ideologici che le collochino a destra, sinistra o centro ma sono, per loro natura, trasversali; colgono tutti quei valori che uniscono tralasciando quelli che dividono.

Nel civismo si coglie una sola certezza ed è la provvisorietà in quanto dipendente da un elettorato fluido che ne può determinare il successo o il fallimento nel breve periodo.
La cartina di tornasole per la validità del civismo è il ruolo di rappresentanza legata ai vincoli dell’amministrazione; spesso ha portato risultati deboli o inconsistenti dimostrando una totale assenza di capacità innovativa.

Nota positiva inconfutabile, del civismo, è la carica etico-politica, con un rifiuto radicale dello statalismo o del centralismo, che sono decisamente in antitesi con la reale visone politica dei partiti. In conclusione, per il momento, si può dire che il civismo è utile e necessario.

Alessandro Milani – Varese

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