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Il furto del portafogli dei lombardi

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23 Aprile 2015

Egregio direttore,

Comuni alla canna del gas. Stop a investimenti e servizi” . “Il comune di Masciago taglia scuolabus e spazzaneve”. “A Bedero il sindaco guida il pulmino.”
Sono alcune notizie che appaiono sulla stampa locale negli ultimi giorni.

Nella vicina Svizzera i 2/3 delle tasse rimangono sul territorio che le produce mentre nella confinante regione italiana , ognuno dei 10 milioni di lombardi versa all’erario 11mila euro all’anno contro una media nazionale di 8.824 e vede ripartire il gettito fiscale con l’80,7% trattenuto dallo Stato centrale, il 10,2% dalla Regione e solo il 9% rimane ai comuni e agli enti locali dove è stato prodotto.

Il furto del portafoglio dei lombardi e di altre regioni virtuose è avvenuto nel 2011 quando venne imposta la Tesoreria Unica che ha accentrato a Roma tutte le tasse che in precedenza confluivano presso le tesorerie comunali dotate di un proprio conto corrente postale o bancario.

Da allora è possibile constatare, almeno a livello locale,che i trasferimenti alla Provincia di Varese sono passati dai 5.265.505 euro del 2010 ai 180.760 del 2012.
Alla città di Varese che nel 2011 creava un reddito imponibile di un miliardo e 357 milioni, nel 2012 veniva elargita un ‘elemosina di 5.8 milioni di euro, riducendo di ben 10 milioni l’importo del 2011 mentre lascerei commentare la cifra di quest’anno ai protagonisti della campagna elettorale per l’elezione del futuro sindaco di Varese.

I comuni sono quindi costretti a ridurre sempre di più servizi essenziali per i cittadini, mentre coloro che hanno elaborato e approvato decreti legge chiamati Patti di Stabilità o Salva Italia, in pratica hanno distrutto la ricchezza di regioni non abituate all’elemosina di Stato e rimangono indifferenti agli scandalosi compensi giudicati diritti acquisiti.

Ancora oggi il Governatore della Banca d’Italia percepisce un compenso di 495mila euro all’anno oltre a 200mila euro di pensione da ex dirigente, l’amministratore delegato di Poste Italiane, cioè di quell’ente che ha deciso di chiudere diversi uffici postali, si becca 1.200.000 all’anno, un alto dirigente dell’Anas dopo 10 anni al vertice di un’azienda i cui lavori hanno spaccato in due la Sicilia ha preso una liquidazione di 1milione e ottocentomila euro, oppure quel burocrate della Regione Sicilia che percepisce 1600 euro al giorno
Molte colpe sono da addebitarsi ai politici eletti nelle nostre regioni che hanno approvato azioni e politiche del governo centrale che ci hanno ridotto alle attuali condizioni.

Se non ci sarà un fronte comune per richiedere la restituzione della precedente autonomia amministrativa, saremo sempre più dipendenti da qualsiasi invenzione dei decreti legge imposti o estorti in questi ultimi anni.
Nel corso di un concerto sotto le stelle al parco di Villa Mirabello mi colpì una frase: “Il potere non perdona chi lo combatte, ma non combatterlo sarebbe peggio”
De Maria Domenico

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