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Il papà di Eluana come il Renzo manzoniano

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19 Gennaio 2009

Caro direttore,

non si può comprendere la gravità dell’intervento del Ministro Sacconi sulla clinica “Città di Udine”, per impedire l’esecuzione della sentenza della Cassazione sul caso Eluana Englaro senza ricordare che quell’intervento, presuppone e mette in atto una evidente alterazione del sistema costituzionale, basato, come sappiamo, sui principi fondamentali ella divisione dei poteri: il Parlamento legifera, la magistratura interpreta e applica le leggi, l’esecutivo governa rispettando leggi e sentenze (cfr. Carlo Federico Grosso – La Stampa).

Per comprendere la gravità del caso si consideri che a impedire l’esecuzione di una sentenza della Cassazione è, addirittura, e ufficialmente, il governo, dopo che il tentativo dell’attuale maggioranza parlamentare di bloccare l’esecuzione della sentenza, era stato respinto con nettezza dalla Corte Costituzionale.
Viene dunque giusto il paragone tra il comportamento minaccioso del ministro a quello dei bravi di don Rodrigo: questi “avvertono” (alla loro maniera) don Abbondio che questo matrimonio (che è nel diritto di Renzo e Lucia) NON S’HA DA FARE; così il ministro avverte la clinica di Udine che l’esecuzione della sentenza della Cassazione (che è nel diritto di Eluana e di suo padre) NON S’HA DA FARE.

Allora era la prepotenza del signorotto del feudo a far premio sopra il diritto, oggi pare che basti la legittimazione politica ottenuta dal voto popolare per trasformare e prevaricare, nei fatti, diritti e garanzie riconosciute dalla legge e dichiarate dai giudici.
Il caso Englaro mostra anche come questa non sia una questione astratta, di filosofia del diritto: chiunque di noi, senza cercarlo può trovarsi in una situazione simile.
Se paragoniamo il padre di Eluana al povero Renzo, possiamo sperare che nell’Italia di oggi non trovi solo degli Azzaccagarbugli che si ritraggono con mille scuse di fronte ai potenti…

Saluti cordiali

R. C.

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