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La dura vita del ciclista “della domenica”, tra pericoli in strada e sui social

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18 Settembre 2017

Caro Direttore.

sono un ciclista “della domenica” innamorato di questo sport poetico e meraviglioso.
Vi scrivo perchè un paio di settimane fa sono rimasto molto scosso dall’ennesima morte di un ciclista su una strada che faccio quasi sempre (il signore investito ad Oltrona), ma ancora più sconvolto per l’ennesima volta da molti dei commenti letti sulla vostra pagina Facebook (che sono gli stessi commenti che si leggono sulla quasi totalità dei quotidiani online). C’è un animosità incomprensibile e virulenta nei confronti dei ciclisti che sta degenerando e, allo stesso tempo purtroppo, continuo a vedere troppi ciclisti irrispettosi.
Tuttavia davanti a numeri da bollettino di guerra (un ciclista ucciso ogni 35 ore in Italia, senza contare quindi feriti più o meno gravi) credo sia tempo di diffondere un po’ di cultura civica e con questa lettera vorrei fare la mia piccola parte e parlare a molti di quei commentatori seriali e ad altrettanti colleghi delle due ruote. Perchè attenzione, qui l’obiettivo non è rispondere ai vari leoni da testiera che non incontrerò mai, ma di parlare a cuore aperto a persone che incontro regolarmente poi sulle strade quando sono in sella alla mia bici. E che per pochi secondi, per una distrazione, per un gesto di frustrazione o semplicemente per indifferente arroganza, possono decidere della mia vita..
Anche questo sabato io e un mio amico siamo stati vittime di una manovra assurda di un automobilista che poteva costarci cara e, come accade a tutti i ciclisti, ho rischiato spesso incidenti scampati per poco o pochissimo: gente distratta che non ti vede ed esce dallo stop, che sorpassa in maniera azzardata invadendo la corsia dove stai arrivando tu, che sta guardando lo schermo del cellulare e si dimentica della tua esistenza, che ti sfreccia accanto a venti centimetri, camion che ti stringono in curva.. il campionario è molto vario. Tuttavia questa volta ho pedalato fino a casa pensando alla pancia della mia compagna in attesa di una bambina e al fatto che non voglio più salutarla la domenica mattina pensando che ho le stesse probabilità di rivederla di un soldato americano che va a combattere in Iraq. Perché voglio solo godermi lo sport che amo, non andare in guerra. Quindi partiamo da alcuni presupposti che a volte si perdono nel marasma emotivo delle discussioni di principio e che sono l’ABC di ogni discussione sensata sul tema:
1) anche quando il ciclista irrispettoso o distratto è in torto (quando viaggia in grupponi come pecore, quando è protagonista di una manovra improvvisa e azzardata, quando passa con il rosso, ecc..) è sempre e comunque la parte debole. Ragazzi, siamo su due ruote a 30 km/h protetti da.. nulla. Quindi a torto o a ragione, partiamo da un fatto che dovrebbe responsabilizzare tutti a prescindere: non siamo birilli colorati nemmeno per scherzo. Siamo padri, figli, fratelli, amici, ecc.. esattamente come voi. E quando siamo in bici siamo molto esposti e molto fragili. Alcuni di noi, e quando li incontro mi arrabbio anch’io, arroganti ed irrispettosi, ma siamo comunque persone. Quindi, se per l’arroganza di un gruppo di ciclisti “coglioni” perdo due minuti del mio tempo, non li stringo provocatoriamente ne’ li passo a 20 centimetri. Mi limito a mandarli a quel paese perché io in macchina sono comunque la parte forte, e se mi comporto irresponsabilmente posso fare molto molto male.
2) Chi continua a ripetere nei commenti su Facebook che ci sono le piste ciclabili apposta per andare in bicicletta dovrebbe finalmente assimilare il concetto che la bici da strada non può essere praticata sulle piste ciclabili (come ad esempio quella del lago di varese). La bici da strada è un mezzo con il quale si va mediamente intorno ai 25-30Km/h: le piste ciclabili vanno benissimo per andare a passeggio con la bici, non per praticare la bici come sport. Oltre al fatto auto-evidente che saremmo un pericolo enorme per bambini, famiglie a spasso, cani, ecc..
3) Le carreggiate delle nostre strade purtroppo, specialmente nel metro di fianco al margine destro dove pedaliamo noi ciclisti sono spesso funestate da buche, piccole voragini, avvallamenti, tombini profondi.. quindi a volte capita di dover per forza pedalare per qualche decina di metri leggermente “in mezzo”. Altrimenti rischiamo di finirvi sotto le ruote. Inoltre le nostre strade sono strette e spesso quando c’è traffico su entrambe le carreggiate lo spazio è poco e chi è in macchina deve attendere. Ragazzi, state “perdendo” trenta secondi che non vi cambieranno la vita, ma se ci passate a venti centimetri senza alcun riguardo la vita rischiate di cambiarla a noi. E, per inciso, nessuno è il padrone della strada. Quindi un po’ di educazione e di pazienza.
Non vi ammorberò con il pippone che la bici è un mezzo ecologico, che non inquina, che fa bene alla salute, che è uno sport meraviglioso che ti cambia sia nel fisico che nella testa, ecc..ecc..
Stiamo ad un livello di discussione molto semplice ma che ha come presupposto il rispetto. Voi automobilisti siete la parte forte, noi siamo la parte debole.
Quindi avere rispetto per noi ciclisti vuol dire semplicemente avere un po’ di pazienza e concederci lo spazio di cui abbiamo bisogno.

Stefano

Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da andrea_santambrogio

    Stefano hai tutto il mio appoggio e la mia stima… Anche io come te sono un ciclista amatoriale e devo preferire i boschi perché ho paura delle strade… Purtroppo però le strade in parte ni tocca percorrerle e sono sempre molto preoccupato!!! Condivido il tuo messaggio!!!

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