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La genziana asclepiade

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23 Agosto 2016

Il giorno 14 con moglie e la figlia Eliana ci siamo portati con l’auto fino all’imbocco della strada per l’acquedotto di Velate, lasciata l’auto nello spazio vicino alla sbarra ci incamminiamo per la strada che conduce all’acquedotto, mia figlia mi chiede come mai la strada sia in una situazione così fatiscente, le spiego che il M. San Francesco del quale siamo sulle prime pendici è in parte costituto dalle rocce di sollevamento, sulle quali si sono accumulati i detriti dello sfaldamento del gruppo Campo dei fiori con l’aggiunta anche di materiale portato da antichi ghiacciai il tutto rende complessivamente instabile la parte superficiale di questo sito e le forti precipitazioni con lo spostamento di molto materiale ed è chiaro che il fenomeno è più visibile qui dove il fondo era stato asfaltato, ma è conosciutissimo anche dal Parco che nel tempo ha avuto la necessità di chiudere di alcuni sentieri per smottamenti avvenuti sugli stessi. Giunti all’acquedotto si accede al sentiero sulla destra inizialmente largo ma che quasi subito si restringerà dapprima si dirama un sentiero che  noi dovremmo imboccare, la figlia mi  chiede dove va l’altro, le rispondo che l’altro poco più avanti si biforca per 2 direzioni, la prima sulla destra esce nel prato sotto all’incrocio per Sacro Monte e Campo dei fiori, la seconda porta direttamente alla cima del S. Francesco, alla domanda se può lasciarci, le chiarisco che il collegamento c’è fra quello del Sacro Monte e quello del Vellone ma percorrendolo tutto.

Intanto percorriamo quello del Vellone e subito un Caprifoglio peloso (Lonicera xylosteum) (1) ci mostra i suoi rami carichi di frutti che è bene guardare e non mangiare perché sono bellissimi rossi e girati verso l’alto della pianta ma leggermente tossici. Arrivati al fiume, la figlia mi chiede un’altra volta perché attraversato il Vellone giriamo a sinistra anziché a destra, con mia moglie l’accompagniamo un tratto a sinistra le mostriamo il sentiero che porta dapprima alla fermata della funicolare e proseguendo al piccolo lago artificiale sopra l’acquedotto che serve la fraz. di S. Maria, chiede di allontanarsi un poco e noi le diciamo che proseguiamo sullo stesso sentiero ma dalla direzione opposta, dopo qualche minuto ci raggiunge. È andata fino alla stazione della funicolare, mentre scendiamo le faccio vedere le grosse pozze d’acqua formatesi ai piedi di ogni salto dell’acqua causa il rotolamento dei sassi portati a valle dal torrente e più a valle le mostro come le rocce si siano mosse per strati successivi e con diverse situazioni climatiche come si può vedere dalla curvatura di uno strato più superficiale, arriviamo alla deviazione che consiglio, certo che si vedono meglio i fenomeni collegati allo scorrimento delle acque su terreni a base di carbonato di calcio, non mi è chiaro perché la protezione si fermi a qualche metro prima della visione completa del fenomeno si ritorna sul sentiero normale e questa è l’occasione per utilizzare il nuovo ponte sistemato sopra una forra originatasi in questi ultimi 20 anni si scende vedendo quanto resta dell’antica fornace che c’è chi sostiene essere servita per la   cottura dei mattoni utilizzati nella costruzione delle cappelle, nelle vicinanze un altro fenomeno tipico di questa zona calcarea un pozzo scavato artificialmente consente di vedere il Vellone correre sotto il letto del torrente che si mostra del tutto asciutto. L’uscita è finita e intanto che aspetto il passaggio in macchina della figlia fotografo la Balsamina di Balfour (Impatiens balfouri) (2).

Il giorno successivo 15/8 giorno in cui si festeggiava per le ferie di Augusto e che recentemente i cattolici festeggiano l’Assunzione di Maria decidiamo di andare in un posto tranquillo a passare la mattinata, si va alla ex Alpe Ravetta, da lì imboccando il sentiero che, fino al termine degli anni 60, era servito per delimitare gli incendi e successivamente come strada agricola decido di fotografare al ritorno ma, trovandomi davanti la Parnassia (Parnassia palustris) (3) si tira vanti fino al pratone dove ci si ferma a riprendere fiato lì nelle vicinanze un bel cespuglio, alto oltre 2 m di Viburno lantana (Viburnum lantana) (3) riprendiamo il cammino, continuo a guardare le campanule che si trovano sulla costa  che delimita a sinistra il sentiero ed ecco che ti vedo un mazzo di Campanule soldanella (Campanula rotundifolia) (5) mia moglie chiede cosa la differenzia dalla Campanula di Bertola confermo che le 2 sono uguali salvo l’aggiunta di piccole foglie di fora rotondeggiante alla base delle soldanelle devo dire che da tempo trovavo necessario evidenziare le differenze fra le due campanule ma l’eccesso di vegetazione mee lo impediva. Ora che mi sento libero di guardare da tutte le parti vedo un Corniolo maschio (Cornus mas) (6) stracarico di frutti alla figlia che chiede se sono eduli mia moglie dice di sì ma, avverte che va cercato solo il frutto maturo che è quello di colore più scuro, altrimenti il corniolo lega i denti. Io sprono tutti ad andare avanti, mia moglie sostiene che bisogna avere le forze per ritornare ribatto che mi accontenterei di arrivare al torrente Pissavacca che dista non oltre 50 m le 2 sono d’accordo e in un attimo siamo lì la Genziana asclepiade (Gentiana asclepiadea) (7,8) è in fiore, ma solo 2 rami sono raggiungibili allora decido di superare il Pissavacca e vado sulla sponda da dove si vede tutta a fioritura chiamo moglie e figlia perché possano ammirare lo spettacolo,  le donne sono incantate, la figlia mi chiede se ci sono problemi a proseguire le dico di no e che vale la pena di proseguir almeno sino a che il bosco si apre di nuovo. Intanto, la moglie ed io, ritorniamo sui nostri passi, fotografo il Ciclamino delle Alpi (Cyclamen purpurascens) (9) e nelle vicinanze una Betonica comune (Stachis officinalis) (10) sto ancora fotografando che mia moglie mi avverte de una bella campanula, appena terminato la raggiungo e vedo un bel esemplare di Campanula agglomerata (Campanula glomerata) (11) , si prosegue sino al pratone dove vi fermiamo a riprender fiato, intanto siamo stati raggiunti da mia figlia entusiasta del paesaggio di cui ha goduto fuori dal bosco ,ci si ferma a riposare solo che vedo un esemplare di Silene otite (silene otite) (12), dopo questa foto si riprende il sentiero per il ritorno quando vedo su una roccia un cespuglio di Clinopodiodei boschi (Clinopodium vulgare) (13), poi la Menta d’acqua (Mentha aquatica) (14) che sta aprendo il primo bocciolo, oi, passato l’avvallamento dei torrente di ritrova del bellissimo Capo chino comune (Carpesium cernuum) (15), prima di uscire dal sentiero sono attratto da una pianta di Morella comune(Solanum nigrum) (16) una solanacea comune nei nostri boschi.

Teresio Colombo

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