» Invia una lettera

Fino a quando la mia stella brillerà

Avarie
1 Stella2 Stelle3 Stelle4 Stelle5 Stelle
Loading...

20 Febbraio 2018

Egregio Direttore,

come avevo promesso sono riuscito a trovare ancora due copie del libro di Liliana Segre “Fino a quando la mia stella brillerà” e una l’ho portata alla biblioteca di Induno Olona. Adesso è importante che su questo libro non cada la polvere dell’indifferenza. Non è un libro da lasciare riposare sullo scaffale, ma va letto e sciupato.

Già nella precedente lettera avevo scritto che sia Anna Frank che Liliana Segre sono due personaggi uniti dalla voglia di vivere. Certo con un finale diverso: Liliana Segre è sopravvissuta, Anna Frank è morta. Ma anche nei contenuti i due libri sono profondamente diversi. Anna Frank ha scritto questo suo diario nella soffitta di Amsterdam, fermandosi al momento del suo arresto. E’ certamente un libro commovente, con alcuni tratti di romanticismo, i sogni di una adolescente con l’ambizione di poter diventare una grande giornalista, con un finale tragico: la morte. Libro poi diventato famoso anche per la potenza mediatica degli ebrei americani.

Gli scritti di Liliana Segre sono i racconti di una ragazza tredicenne redatti in età adulta, dopo 50 anni dal suo ritorno in Italia, dopo aver superato tutte le angosce personali per diventate testimone della Shoah e per aver avuto il coraggio di raccontarsi. Libri semplici, puliti, essenziali, nello stile di don Lorenzo Milani (anche lui ebreo di origine), con la chiarezza in alcuni passi simile alla nostra Costituzione e ad alcuni passi del Vangelo, non tralasciando le considerazioni personali, da dove emerge una donna forte ma al tempo stesso vulnerabile, con una ferita, quella di Auschwitz non ancora rimarginata dopo oltre settant’anni.

La differenza tra i due libri è enorme. Nel primo, pur con tutte le privazioni del fatto di vivere in una soffitta è una sorta di racconto di un Paradiso terrestre vissuto tra gli affetti familiari, ma con un finale tragico ma non raccontato. Infatti solo il padre di Anna Frank si salvò. Il secondo, quello di Liliana Segre, è il racconto dell’Inferno iniziato il 10 dicembre 1943 sulla colline di Saltrio e terminato il 1° maggio del 1945 in Germania dopo la marcia della morte. Ma è un eufemismo dire che è terminato perche Liliana Segre non si può ancora considerarsi liberata da Auschwitz, e dal “senso di colpa” di essere sopravvissuta.

Un racconto tragico, che un po’ tutti abbiamo cercato di nascondere nelle lusso della indifferenza, libri che, quando si leggono, ti strappano l’anima, ti tolgono il sonno, ti fanno venire la lacrime agli occhi. Ma libri che vanno letti se si vuole essere liberi: 18 mesi di inferno, cioè 540 giorni di privazioni di umiliazioni, non fatte da un nemico in cerca di vittorie, ma un nemico che ha tentato di distruggere l’umanità, dove  sono morte non sei milioni di ebrei, ma sei milione di persone con tanto di nome e cognome. Questo è stato il nazismo: il tentativo di distruggere l’uomo in quanto tale, per farci ritornare ad essere bestie.

Certo, leggere i libri di Liliana Segre non è una passeggiata, anche se quello citato all’inizio è proprio adatto agli adolescenti, dai 11 anni in su. Chi vuole poi conoscere la riflessione attuale di Liliana, consiglio di leggere l’ultimo capitolo del libro: “La memoria rende liberi”. Parole di una saggezza indescrivibile, prima che l’indifferenza ci sommerga con la morte quotidiana, quella che fa più notizia, a cominciare da tutti quegli immigrati che scappano dai lori inferni quotidiani e muoiono nel canale di Sicilia tutti i giorni.

In questa domenica nelle nostre chiese è iniziata la quaresima: la storia di questo ebreo, che prima di morire sulla croce ha per un giorno patito le pene dell’inferno, per poi risorgere. E’ per questa resurrezione che definiamo Gesù Cristo figlio di Dio. Liliana Segre ha vissuto 540 giorni di Inferno, che hanno rischiato di annullare la sua umanità, ed è sopravvissuta, ma non liberata dal peso di questa tragedia. In queste settimane prima della Pasqua si celebrerà la Passione di Gesù Cristo, con tante via Crucis. Chissà se un giorno verrà un Papa per dedicare 540 Vie Crucis alla Passione delle tante Liliana, sopravvissute o morte ad Auschwitz dopo quella cosa abominevole chiamata deicidio partorita per duemila anni dalla Chiesa cattolica? Non si abbia paura di far leggere questi libri ai ragazzi: sono libri tragici ma pieni di amore. Carlo Maria Martini nella prefazione del suo primo libro “Sopravvissuta ad Auschwitz” scrive “Mi colpì anche la sua assenza di odio, il suo amore per la vita, la sua capacità di cogliere segni di vita anche in luoghi di morte” Buona lettura quindi.

Emilio Vanoni – Induno Olona

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.