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La strage degli innocenti

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10 Aprile 2009

Egregio direttore,

ho avuto l’opportunità di partecipare lunedì scorso a Varese all’incontro promosso dalla Diocesi di Milano in collaborazione con Caritas e ACLI di Varese sul tema della Pastorale dei migranti e con il titolo “QUALE CHIESA VOGLIAMO ESSERE”. Un incontro molto interessante sia per l’introduzione di Sus Eccellenza Mons. Franco Giulio Brambilla, ma anche per le conclusioni di don Giancarlo Quadri, Responsabile Pastorale Migranti Diocesana, ma al quale non ha fatto riscontro una partecipazione adeguata sia per il tema e sia le comunità parrocchiali del Varesotto a cui era rivolto: sembra che per certi temi si scelga una sorta di basso profilo per non disturbare una parte dei nostri governanti, tutti impegnati per quanto riguarda i cittadini stranieri a seminare paure, preoccupazioni e razzismo al solo scopo di mietere consensi elettorali. (La sensazione che ho provato era quella di un incontro da salotto).

Mentre scendevo tra Induno e Varese ho ascoltato poi il radiogiornale che dava notizia della ennesima strage degli innocenti che si compiva nel “mare nostrum” tra il canale di Sicilia e la Libia con il naufragio di tre barconi carichi di disperati che credono o si illudono di ritrovare nel nostro Paese e in Europa una sorta di terra promessa. Le notizie come al solito erano incerte e camuffate: gli annegati non erano morti ma semplicemente dispersi. Il giorno dopo mi sarei aspettato dai nostri giornali un adeguato rilievo su queste notizie drammatiche. Il “Corriere della Sera” dedicava invece al suo titolo di apertura alla esaltazione dell’accordo economico tra la FIAT e la casa automobilistica americana citato pubblicamente da Presidente Obama: come dire . . . gli interessi economici come valore assoluto sopra gli interessi delle persone. A questa tragedia veniva invece dedicato uno spazio marginale, scomparso quasi completamente nei giorni successivi. Su Internet le notizie parlavano invece di una strage tra 400 o 500 morti.

La prima grande contraddizione che si coglie in questi fatti è che se fossero morti cittadini italiani ci sarebbero stati titoli cubitali, servizi giornalistici a non finire, dichiarazioni autorevoli di cordoglio. Il nostro Ministro degli Interni che si vanta che tra qualche mese forse diminuiranno gli sbarchi di clandestini nel nostro Paese, non ha potuto far altro che dichiararsi dispiaciuto per questa ennesima strage, di cui porta certamente una parte di responsabilità per aver trasformato questa parte di Mare Mediterraneo in un cimitero a… mare aperto dove non hanno trovato una degna sepoltura negli ultimi 20 anni circa 20.000 persone, morti annegati in questo tratto di mare, in cerca di una speranza di vita che il nostro egoismo vuole negare. Chissà cosa risponderebbe Gesù alla domanda posta dal fariseo “Chi è il nostro prossimo”. Non so se risponderebbe ancora con la parabola del Buon Samaritano o forse ci indicherebbe in questi disperati quelli che oggi sono il nostro prossimo. Se non fosse così si potrebbe concludere che il nostro prossimo è morto, ma se muore il nostro prossimo muore anche Dio. Ecco forse siamo diventati tutti farisei, capaci magari di pretendere di mettere i crocefissi in tutte le aule scolastiche e di inserire la parola “cristiano” nella Costituzione Europea, ma di lasciare morire tutti questi nostri fratelli nella totale indifferenza e nel nostro silenzio, lo stesso silenzio di cui sono accusati autorevoli esponenti della Chiesa Cattolica per essere stati nel passato silenti nei confronti del nazismo e nella morte di milioni di ebrei.

Nei prossimi giorni celebreremo la liturgia della Settimana Santa: Come potremo festeggiare la Pasqua e la resurrezione del Cristo, dimenticandoci di questi nostri fratelli che ogni giorno muoiono sulla soglia di casa nostra? Fino a quando il nostro Paese ci saranno solo leggi contro gli stranieri e non di accoglienza? Le statistiche ci dicono che ogni anno ci sono circa 68.000 persone che sbarcano sulle coste europee (da Cipro alla Spagna) e che noi continuiamo a chiamare clandestini quando invece avrebbero diritto alla status di rifugiati politici. La ricca Europa non è in grado di sfamare un numero così esiguo di persone?

Papa Giovanni XXIII scrisse 40 anni or sono, nella enciclica PACEM IN TERRIS: “Ogni essere umano ha diritto alla libertà di movimento e di dimora nell’interno della comunità politica di cui è cittadino: ed ha pure il diritto, quando legittimi interessi lo consiglino, di emigrare in altre comunità e stabilirsi in esse”. Ricordare questi principi potrebbe essere di antidoto perché la nostra società in crisi, non sprofondi nel razzismo strisciante di cui un domani dovremo rispondere.
“Quale Chiesa vogliamo essere” . . . quello che non credo possiamo volere è una Chiesa del silenzio, una Chiesa silente nei confronti dei temi importanti della umanità e non solo dei suoi problemi marginali, perchè la pace tra tutte le genti fondata sulla verità, sulla giustizia, sull’amore, sulla libertà, possa regnare nel mondo intero.

PS. Sarebbe molto bello sentire nelle Sante Messe Pasquali ma anche in tutte le messe domenicali una preghiera per gli emigranti. Per scrivere, meditare, rileggere e correggere queste poche righe ho impiegato cerca un giorno. In questo lasso di tempo, statistiche alla mano, saranno morte annegate altre tre o quattro persone tra la Sicilia e la Libia… è un vero disastro!

Emilio Vanoni

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