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Lega ticinese

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13 Aprile 2011

Gli imprenditori italiani che operano da tempo in svizzera,i frontalieri (LAVORATORI DIPENDENTI ) ,i comuni di confine e le imprese italiane con sede nel Varesotto hanno chiesto e chiedono aiuto alle istituzioni al sindacato ed alle associazioni per contribuire istituzionalmente al tavolo Italo -Svizzero.
Richieste ad oggi inevase ,visto che l’unico interlocutore con Zurigo è Frattini il quale è anni luce dal vero problema “confine”
Nel 2000 il parlamento europeo ha emanato una direttiva che permette alle aree di confine di usufruire di forti agevolazioni per livellare il gap tra stato e stato durante l’unione .
Oggi abbiamo il Canton Ticino che pur essendo non europeo ha applicato alla lettera dette direttive.
25% tassazione massima e 5 anni di no tasse per le nuove partite iva che assumono svizzeri.
L’Italia ha dato vita a 23 zone franche ( Imperia e Taranto per citare esempi)
e nulla ha fatto per livellare il gap negativo della nostra provincia, come anche altre aree di confine nazionali.
Varese soffre il potere delle istituzioni elvetiche per cui da tempo le nostre eccellenti imprese migrano oltreconfine, come allo stesso migrano tanti connazionali a donar manodopera.
Dove sono le associazioni di categoria?
Dove sono i politici?
Dove sono le istituzioni?
Non bisogna morire per poi capire che la nuova frontiera è il confine italiano lombardo e non svizzero.
 
Grazie
Massimo Rovera - Lista civica per Varese Zona Franca

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