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Lettera aperta all’onorevole Turco

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12 Ottobre 2004

Egregio direttore,
Ti voglio inoltrare l’intervento da me letto ieri sera in consiglio comunale di varese, ovvero la lettera aperta all’on. Turco sul problema dell’immigrazione.
Abbiamo opinioni penso molto diverse sul tema, e certo troverai criticabile il contenuto del testo. La mia intenzione e’ pero’ quella di divulgare un pansiero, che sento presente in tanta gente e che oggi e’ diciamo…. Politicaly not correct.
Il tema forte e’ quello della nostra identita’ di fronte all’immigrazione.
Fare una critica a noi stessi per come trascuriamo proprio noi stessi, primo elemento per un equlibrato rapporto con l’altro, che oggi non esiste, tanto che rischia nel medio-lungo periodo di realizzare infausti presagi.

Marco cerini

Gentile On. Turco

Prendo l’iniziativa per scriverLe la presente avendo di recente letto un Suo intervento sul periodico “l’Espresso” che mi ha quanto meno lasciato perplesso.

Lei, da ex Ministro della Solidarietà Sociale e autrice dell’abrogata legge sull’immigrazione, che nessuno di noi rimpiange, ci dice che un Suo ritorno al Governo significherebbe un allargamento delle quote d’ingresso per gli immigrati, una nuova maxi sanatoria per chi ha già un’occupazione anche non regolare, una nuova legge ancora più sciagurata della Turco – Napolitano.

Inutile dire che spero mai Lei abbia possibilità di attuare questo programma politico che ci terrorizza, ma voglio andare oltre, e proporLe uno spunto di riflessione.

E’ notizia di oggi che a Varese un maestro, pagato dallo Stato tunisino, inizierà lezioni di arabo presso una Scuola statale per venti alunni della comunità tunisina. Il tutto con il benestare delle Istituzioni scolastiche locali. Dunque lo Stato tunisino si applica concretamente per tenere gli immigrati nel nostro Paese fermamente agganciati alla Cultura del Paese d’origine. Andrebbe bene, se tali immigrati fossero di passaggio in Italia, ma qui si sta parlando di bambini che italiani di cittadinanza lo diventeranno, ma tunisini non smetteranno mai di esserlo. Ne derivo un ragionamento elementare: tra pochi decenni ci troveremo in un altro Stato, a metà tra l’Italia di oggi ed una Repubblica dall’identità indefinibile, forse islamica forse altro ancora. Perché tale esempio proseguirà, per i cinesi e per tutte le comunità di immigrati di questo Paese, che integreranno noi nelle loro multi-culture, non si faranno mai integrare in una Società oggi Occidentale e che, di questo passo, presto non esisterà più.

Proprio al punto dell’identità voglio arrivare. Non Le pare che con il pretesto delle esigenze del Mercato, sempre affamato di lavoratori a basso costo come quando eravate comunisti e lottavate contro questo, oggi stiamo aprendo le porte ad una conquista strisciante da parte di Culture e Società diversissime da noi? E’ sempre arricchente poter conoscere altre Culture. Ma a partire da una coscienza forte della propria identità che non abbiamo più e non stiamo recuperando, confusi nelle frenesie del mostro – mondo che abbiamo generato.

Proprio la storia di Roma, ci insegna come per secoli seppe inglobare nel suo Impero popoli diversissimi ma coscienti di trovarsi di fronte una Cultura – modello forte cui adeguarsi, con la forza o con la volontà. Al tramonto dell’Impero l’immigrazione esterna, dapprima debole, si trovò invece di fronte una Società molle, indebolita dalla corruzione, senza più valori condivisi ed un’identità derivata dalla tradizione del proprio passato. Sappiamo che poi arrivarono le orde, quelle vere, che oggi non ci immaginiamo. E anche allora le orde erano spinte da “tragedie atroci” come Lei dice dei clandestini di oggi, da terre in cui era diventato impossibile vivere.

E’ proprio quello che sta accadendo oggi qui, e non è certo l’apertura indiscriminata delle frontiere la soluzione dei mali loro e nostri. E non è certo dando il benestare alla folle politica della Sinistra mondializzata che si garantirà anche l’esistenza della Sinistra stessa o dei partiti, della democrazia, della politica all’occidentale, perché in quei Paesi sappiamo che non c’è opposizione, ma solo un governo.

I nostri ospiti di oggi, in compenso, avranno il guadagno di una nuova terra dal ventre molle e al nostro futuro chi ci penserà? Le Sue risposte mi fanno dire che non ci aiuterà certo Lei, non aiuterà a far vivere la Cultura di cui è pure figlia. Se tornerà al Governo faremo un passo in più verso il burrone che sta davanti agli occhi, di chi non è accecato.

La saluto dunque, e spero sia riuscito a darLe uno spunto di riflessione sull’errore gravissimo che state commettendo nel progettare un’apertura dei confini senza regole certe e ferme, come con difficoltà si cerca di fare oggi. Senza aver prima rinforzato le nostre fondamenta identitarie, un Paese, un Continente, una Civiltà, sono destinati, per mano Vostra, a tramontare.

Marco Cerini

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