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Lettera in memoria del prof. Zanzi

luigi zanzi
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4 Luglio 2015

Ad un mese dalla scomparsa, vorrei ricordare l’amico e parente – le nostre mamme erano cugine e, per un certo periodo della loro vita, hanno convissuto – Luigi Zanzi. Avremmo dovuto, Luigi ed io, parlare – nel prossimo mese di settembre – del Sacro Monte, nell’ambito delle manifestazioni del Premio Chiara. Lui – come è noto – ha scritto parecchio sull’argomento, a cominciare dal volume del 1978 “Per la storia di una “Fabbrica del Rosario” in una terra lombarda nell’epoca della “controriforma”: il “Sacro Monte” sopra Varese” – una prima trattazione scientifica dell’argomento, dopo il volume di Costantino Del Frate del 1933 – nella quale ha utilizzato la testimonianza più vicina temporalmente all’inizio dell’opera delle cappelle, il “Raguaglio del principio e proseguimento delle Cappelle della Madona del Monte sopra Varese con alcuni evenimenti”, conservato nell’archivio storico diocesano di Milano. Solo anni dopo due cappuccini, padre Fedele Merelli ed il ticinese padre Giovanni Pozzi, il grande italianista dell’università di Friburgo, allievo del varesino Dante Isella – anche loro purtroppo venuti a mancare – rinvennero nelle biblioteche dell’ordine l’edizione a stampa, che porta il titolo “Origine et progresso delle cappelle fabricate nel Sacro Monte sopra Varese …”, pubblicata a Milano nel 1623. Del 1981 è il volume, edito da Electa, “Il Sacro Monte sopra Varese”, cui collaborò anche Silvano Colombo. Nel 1990 su tenne – sotto la sua presidenza- un convegno internazionale, dedicato ai “Sacri Monti”, alla villa Cagnola di Gazzada. Gli atti furono pubblicati da Jaca Book nel 1992. Nel 2002 poi curò l’edizione dell’ “Atlante dei Sacri Monti prealpini”, con gli interventi di vari autori, tra cui ancora Silvano Colombo, ed una prefazione di Franco Cardini. Del 2005 è il convegno su Giuseppe Bernascone, architetto “Sacromontano”, i cui atti vennero pubblicati nel 2007 per i tipi di Nomos Edizione. Questo per citare solo le pubblicazioni più importanti. Per quel che mi riguarda, mi sono limitato a scrivere un breve saggio sugli aspetti giuridici: “La tutela del Sacro Monte di Varese nei decreti degli arcivescovi di Milano e nelle gride dei governatori del ducato”, essendomi già occupato della tutela dei beni culturali nel ducato di Milano nel mio volume “La tutela dei beni culturali negli stati italiani preunitari”, edito da Giuffré. Quanto alla cosiddetta “tutela attiva”, cioè l’opera di conservazione del bene culturale Sacro Monte, ho messo in evidenza l’intervento di Federico Borromeo, che si cura anche dei minimi particolari dell’opera: la forma delle cappelle, l’altezza delle statue, addirittura quella dei pavimenti, per fare in modo che queste fossero ben visibili dall’esterno. La cappella che soddisfa pienamente i criteri fissati dal Borromeo è la VII, costruita con una donazione dei Litta. Si tratta di quella della “flagellazione”, con i famosi affreschi del Morazzone. Ma gli editti di Federico Borromeo e dei suoi successori riguardano anche la “tutela” cosiddetta “passiva”, cioè le sanzioni per i danneggiamenti, che arrivano fino alla scomunica, sanzione all’epoca con conseguenze gravi. Interviene anche l’autorità civile, con alcune gride dei governatori del ducato ed editti del podestà di Varese (in uno di questi, tra l’altro, del 1722, si parla – forse per la prima volta – delle “giromette”, le caratteristiche figurine di pane, a forma di uomo, che ancora si possono trovare nella cooperativa del borgo). Anche in questo caso le pene sono severe. Per i danneggiamenti più gravi è prevista la pena di 300 scudi, ovvero di 3 anni di galera. Certamente i responsabili del Premio Chiara faranno in modo di ricordare ed onorare Luigi Zanzi ed io certo non mancherò di farlo. Ho avuto l’onore ed il piacere di presentare alle librerie Feltrinelli il suo volume “Machiavelli e gli Svizzeri”, dell’editore Casagrande di Bellinzona, nel 2009 ed ancora ricordo con commozione la presentazione che fece del mio libro “Lacus est quod perpetuam habet aquam. La disciplina giuridica dei laghi dal Medioevo fino all’età moderna”, pubblicato dalla Genoa University Press, il 21 febbraio del 2013, alla biblioteca civica. Si tratta di un’opera cui avevo dedicato dieci anni di lavoro. Ebbene, mi accorsi che l’aveva letta con tale attenzione da ricordarne alcuni passi meglio di me. Vorrei terminare invitando i suoi cari alla lettura di un “pensiero” di Benedetto Croce, contenuto nei “Frammenti di etica” e dedicato a “I trapassati”, in cui il maestro afferma che il vero modo per onorare i cari estinti è quello “di continuare l’opera a cui essi lavorarono, di divulgare le loro parole, di far fruttificare i loro pensieri”.

Arrivederci caro Luigi.

Mario Speroni

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