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Lo strappo tra Rete55 e il Varese calcio

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23 Novembre 2012

 Caro Direttore,

Dai primi giorni di Novembre Rete55 non trasmette più le partite del Varese Calcio. In queste settimane molti tifosi mi domandano il motivo dello “strappo” e le ragioni di un disimpegno tanto improvviso e traumatico.
Per rispondere, una premessa è d’obbligo: Il patto tra Rete55 e Varese Calcio risale alla notte dei tempi: è sempre stato qualcosa di indissolubile, impresso nell’immaginario collettivo al pari delle tinte biancorosse che caratterizzano squadra e vessilli. Ricordo ancora quando, anni fa, Riccardo Sogliano si spazientì per le lungaggini burocratiche della Lega (allora si giocava in serie C); sbottò, prese il telefono, chiamò chi di dovere ed esclamò: “Rete55 è la nostra tv: fateci l’abitudine”. Il messaggio era chiaro. Mettere in discussione la partnership mediatica era come negare l’evidenza o sfidare la logica delle cose. 
Ma allora cos’è accaduto quest’anno? E’ successo che il Varese ha cambiato pelle: non è più quello di una volta. Si è trasformato, è mutato geneticamente. Non parliamo della squadra, naturalmente. Il team gioca, segna, percorre a testa alta un cammino difficile, che può ancora portarlo lontano. Ma è ai vertici della società che l’ingranaggio appare spezzato. Come se, in questo Varese, ci fosse una drammatica carenza di varesinità. Come se la nostra città fosse diventata una terra di conquiste, e il Varese Calcio un cavallo di Troia in cui appostarsi in attesa che i tempi maturino. Una volta consolidato questo nuovo corso, gli eventi non potevano che precipitare, spazzando via scientificamente tutti i tasselli che compongono il mosaico biancorosso e che ne hanno sempre costituito la memoria storica. Primo tra tutti, il fondamentale tassello televisivo, cancellato in malo modo, nel cuore del campionato, con una drastica e stringata comunicazione piovuta via fax. 
Da qui la reazione di Rete55. Prima di stupore, poi di delusione. Infine,  di rabbia, con tutte le possibili declinazioni che essa comporta. Ma ciò che a me preme, in questo momento, è chiarire alcuni aspetti finora ignorati o stravolti. Lo devo, prima di tutto, ai nostri telespettatori e al grande popolo biancorosso.
In alcune dichiarazioni, la società fa notare come la sua scelta sia dettata da un’offerta economica che il nuovo detentore dei diritti garantisce e Rete55 no. Ebbene, chi parla così di televisione capisce ben poco. Non sa, ad esempio, che Rete55 è l’unica emittente di questo territorio provvista di dati auditel. Non sa che i dati auditel, oltre a certificare il riscontro, il ritorno e il “peso” dell’emittente, conferiscono al palinsesto un valore economico, diviso in fasce, orari, minuti, passaggi. E quindi non sa che, a parità di offerta, il valore economico di ciò che Rete55 ha storicamente dedicato al Varese Calcio potrebbe essere superiore a quanto materialmente versato dal suo nuovo partner. Non sa, inoltre, che un rapporto interrotto alla quattordicesima giornata di campionato, non si traduce in un danno solo per la tv, ma anche per il pubblico, spiazzato, preso in contropiede e, perdonate la battuta, televisivamente “retrocesso”: dal canale 16 a un canale immerso nell’indistinto oceano del digitale terrestre. 
Infine, consentitemi una postilla. I giornalisti dovrebbero sempre rappresentare un unico interlocutore, la testata per cui operano, e un’unica finalità: quella di informare il pubblico. Notiamo che, nel caso specifico, ad occuparsi della comunicazione del Varese Calcio sono le stesse persone che trattano la materia a fini giornalistici. Insomma, se la cantano e se la suonano, falsando il concetto di notizia, minando il valore della concorrenza e compromettendo ogni residua credibilità circa l’osservazione obiettiva dei fatti. 
Insomma, prendiamo atto dell’esistenza di un nuovo Varese. Ma quanta nostalgia per il nostro Varese!
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Abbiamo accolto la richiesta del direttore di Rete55 di pubblicare le sue riflessioni in merito alla vicenda dello "strappo", come lo chiama lui, tra la storica emittente televisiva e il Varese calcio. Lo abbiamo fatto perché siamo di fronte a una questione che non è solo privata, ma che coinvolge un’intera comunità. La tv e la società calcistica sono espressioni vive del nostro territorio, e crediamo sia vero che molti telespettatori, e non solo loro, si siano chiesti cosa sia successo.  
Noi abbiamo il dovere di informare su come stanno le cose, e la voce del direttore Matteo Inzaghi, dopo quella del patron di Varese Sport (nuova realtà che gestisce i diritti di trasmettere in differita le partite), va conosciuta. I lettori, con tutte le informazioni, saranno in grado di farsi una propria opinione.
Il direttore Marco Giovannelli
Matteo Inzaghi (Direttore Rete55)

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