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Nidoli cerca di dimostrare l’indimostrabile

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21 Aprile 2011

Egregio Direttore,
attraverso la Sua lettera di risposta a Luca Chiarei Presidente della Lipu, il Signor Nidoli difende il “diritto” di Italinerti a razziare il territorio varesino.
Lo fa con toni tranquillanti ed anche dipingendosi come difensore del patrimonio naturalistico varesino.
Eh no, diciamo noi che facciamo parte del comitato di associazioni con Lipu che si oppongono al piano di recupero della cava Italinerti di Cantello.
Perché Nidoli cerca di dimostrare l’indimostrabile e cioè che la razzia corrisponderebbe ad un interesse generale della collettività che avrebbe da guadagnarci ad aver sventrata la collina di Tre Scali e a rischiare la contaminazione dell’acqua potabile?
È in quanto sopra citato il “miglioramento del territorio” di cui parla Nidoli? Facciamo volentieri a meno di un simile miglioramento. La verità è comunque un’altra. Il Signor Nidoli si è atteggiato allo stesso modo in cui si potrebbe immaginare si sarebbe comportato il “figliol prodigo” che si fosse presentato di fronte al padre non per chiedere perdono ma convinto non solo di esser nel giusto per aver sperperato il patrimonio a lui concesso ma anche di meritare un encomio per questo .
Già! Egli incurante, attraverso Italinerti di cui è socio, contribuisce a distruggere il nostro (Suo) territorio rischiando di privarci (Si) di uno dei beni più preziosi: l’acqua potabile.
E chiede con candore che noi si consideri il tutto una marachella da consentirsi perché fatta per perseguire un corretto funzionamento dell’economia che gli ambientalisti vogliono ostacolare per partito preso. Che assurdità, diciamo noi. L’economia si promuove facendo fruttare il patrimonio di cui si dispone (in questo caso le risorse naturali) e non disperdendolo.
Dico al Signor Nidoli quanto ho scritto al Dottor Elefanti della Regione Lombardia, tecnico che ha fornito i lumi al Consiglio per l’approvazione del Piano cave (lui mi similari a quelli portati in avanti dai tecnici della Provincia di Varese delegati alla polizia mineraria):
“Non trovo che la questione Cava Italinerti possa essere solo trattata tecnicamente.
Ci sono valori che vanno considerati. Valori importanti per l’umano sentire.
Valori testimoniati dalla pubblica presenza, straordinariamente massiccia, alle riunioni con le quali
associazioni di diverso credo del territorio varesino hanno dibattuto dei Piani di recupero delle Cave
Italinerti e La Rasa.
Merita il tutto, una approfondita considerazione da parte degli enti istituzionali che devono considerare con attenzione ogni problematica inerente l’eccessiva escavazione territoriale.
Non è solo questione di freddi calcoli ma occorre in questa sede valutare il timore popolare di perdere
un’alta qualità della vita, per la compromissione dell’ambiente naturale, il bel paesaggio, il microclima, la risorsa più preziosa, l’acqua che il geologo Alessandro Uggeri, tecnico di Aspem ha definito a rischio. Quali tà a rischio a causa non solo degli scavi ma della invasione di una quantità abnorme di mezzi di trasporto sulle strade e ponti per un periodo almeno decennale.
Non sono questioni immaginifiche ma reali e concrete quelle di cui tratto.
Occorre considerare se questi rischi (o anche se uno solo di questi) vadano corsi per consentire il
rimodellamento di una montagna difficilmente accessibile. Montagna alla quale, se si volesse comunque
togliere ogni pericolosità basterebbe porre una non estesa staccionata“. Barriera che il Comune di Cantello si è reso disponibile a mettere.
Sostiene forse Nidoli che la posizione contraria alla riapertura della attività di cava sia avversa allo sviluppo economico della zona ovvero che non si voglia perseguire la sicurezza dei luoghi ?
Bazzecole.
L’ambientalista non è un retrogrado amante dello stato di natura. Guarda avanti e possibilmente ricerca la comodezza guadagnata con uno sviluppo fatto di ramificazioni e di sostenibilità.
Provi ad immaginare quali possano essere le iniziative economiche sostenibili che possano essere svolte
nella Valle della Bevera, che potrebbe diventare sede in parco locale di interesse sovraccomunale.
Proponiamo in linea con quanto scritto sopra: la conversione di materiale inerte (come in Germania) per strade e ferrovie, la produzione energetica attraverso fonti alternative al petrolio ovvero il riscaldamento domestico con l’utilizzo del sottobosco …..
Un azienda con finalità di recupero del materiale inerte potrebbe sorgere proprio a Varese.
Ciò è stato annunciato anche su quotidiani nazionali.
Pretendiamo poi informazione e soprattutto quella chiarezza che c’è stata sino ad oggi in maniera molto
ridotta.
Facciamo a questo proposito presente come la convenzione europea di Aarhus (che tratta il diritto del corpo sociale a ricevere una adeguata informazione rispetto alle opere che il settore pubblico intende autorizzare sul territorio) non è stata applicata in modo adeguato come prevede la Legge.
Noi diciamo no alle decisioni impattanti per l’ambiente prese a prescindere di un’informazione popolare e senza fare riferimento al principio di precauzione.
Mi chiedo anche: sarebbe proprio orgoglioso il Signor Nidoli di mettere a soqquadro il territorio in cui vive?
Non proverebbe sensi di colpa solo a pensarlo?
Si veda e legga la sentenza Gavi del Consiglio di Stato in proposito.
In materia di tutela delle risorse ambientali, la giurisprudenza non ammette la sussistenza di diritti in capo ai singoli che possano essere contrastanti.
Questa posizione è non solo giurisprudenziale ma anche dottrinaria.
Eh no, Signor Nidoli, il gioco del piano di recupero fatto in dispregio della popolazione che abita e
lavora nella Valle della Bevera, non sembra proprio valer la candela di presupposti sviluppi economici o fantomatiche sicurezze.
Trova?
Arturo Bortoluzzi - Presidente Amici della terra Varese

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