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Partito democratico: I socialisti europei e le domande ai DS

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9 Aprile 2007

Egregio Direttore,
vi sono domande formulate in modo non corretto, per cui rimangono a livello di mere esternazioni retoriche e non aiutano il dibattito politico.
Un esempio tipico è quella del sig. Paolo Dantani di Gallarate, il quale chiede:
noi Socialisti Europei siamo più vicini alla ex Dc o ai compagni di Rifondazione comunista?
Noi socialisti europei. A chi si riferisce?
I socialisti europei sono un gruppo composito, e le forze che lo costituiscono pur riferendosi ad una denominazione comune sono per molti aspetti assai differenti fra loro, per storia organizzazione e contenuti.
Ciò che si condivide è un nucleo di valori, irrinunciabili certo, ma declinabili in modi diversi a seconda dei diversi periodi storici e spazi geopolitici.
Probabilmente ci si riferiva ad un partito in particolare: i Democratici di Sinistra.
Allora: siamo più vicini alla ex Dc o ai compagni di Rifondazione comunista?
La risposta è nelle cose: siamo diversi da Rifondazione per analisi della realtà attuale e progetto politico, pur condividendo alcuni valori e proposte che ci consentono di lavorare nella stessa coalizione e governare il paese.
Non è nell’agenda nostra, e tantomeno in quella di Rifondazione, una aggregazione sotto lo stesso tetto: sappiamo essere una strada politicamente impraticabile.
Siamo vicini alla Margherita?
Parlo della Margherita, perché gli ex DC, come gli ex PCI, stanno in più di un partito politico, e anche in nessuno.
Ammesso poi che si possa ancora per molto parlare per categorie politiche in via di esaurimento. Per inciso provi, signor Dantani, a fare una domanda come la sua a ragazzi di vent’anni non politicizzati. Poi ci dirà cosa Le hanno risposto.
Torniamo a noi.
Più di dieci anni di lavoro spalla a spalla nell’Ulivo a livello nazionale e locale, Perché il mondo è cambiato, non fosse altro che per questo. E non sempre si cambia nell’identico modo al governo e all’opposizione, condividendo affinità e diversità in un dibattito comune possono tradursi nelle parole semplici ma incisive: “sentirsi vicini”?
Io credo di si, e come me tanti e tanti iscritti ai DS e alla Margherita.
Sentirsi così vicini da rendersi conto che un progetto politico nuovo, di sintesi e discontinuità, non di giustapposizione delle nostre culture politiche, è non solo possibile ma necessario e utile.
Perché fra qualche anno, quando rifaremo la domanda a quei famosi ragazzi di vent’anni, vi sia un punto di riferimento consolidato nel panorama politico italiano: una nuova cultura e pratica politica “del” centrosinistra e “nel” centrosinistra che governi quel vasto processo di riforme di cui il paese, e particolarmente i settori più deboli, hanno bisogno.
A questo serve il Partito Democratico.
A chi darà vita a questo partito l’onere e l’onore di rispondere alla sfida.
Tutti insieme, anche chi ha votato contro ma in questi anni ha lavorato fianco a fianco con noi.
Perché è sul lavoro quotidiano di uomini e donne che si indica una strada e si costruisce una proposta.
Non su categorie astratte del passato.
Può non essere d’accordo, signor Dantani. E’ legittimo quanto mai.
Ciò nondimeno la strada che lei indica vuole riportare indietro l’orologio della storia, e su questo, legittimamente, sono io a non essere d’accordo.
Con simpatia

Erica D'Adda, Ds Busto

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